giovedì 29 dicembre 2011

Vellutata o zuppa di zucca allo zenzero con gamberi



Siamo in: 

Creme e Vellutate
Creme e Vellutate. Vegetali. Zucca.

Zuppe e creme di paneZuppe e creme di pane. ZuccaZuppe e creme di pane. Pesci.

Di Cucurbita Serenissima

Cucurbita la disegnò, Artemisia la fotografò facendola con alcune modifiche, dovute sia al caso che alla necessità. Dovette aggiungere del latte di cocco, perché usò un peperoncino verde fresco che era la coda del diavolo; aggiunse un cucchiaino di curcuma in polvere, poiché la sua zucca, pur di ottima famiglia, era alquanto pallida; aggiunse pure semi di senape nera per fare colore, poi apprezzò sapore e consistenza del delicato granello in bocca. Cucurbita dice:

Affetta due carote e due porri.

Aggiungi la polpa di una piccola zucca, due spicchi d'aglio, una noce di zenzero fresco triturato, tre peperoncini piccanti, un po' d'olio d'oliva.

Cuoci a fuoco non troppo alto per 20'.

Frulla finemente.

Versa nelle scodelle, aggiungici su dei gamberi sgusciati, saltati in padella con una noce di burro.

Se i gamberi li appoggi su una fetta di pane abbrustolito velato di burro dove hai grattato un pizzico di zenzero, avrai una zuppa. 



martedì 27 dicembre 2011

Châtaigneraie, tronchetto di castagne e cioccolato


Siamo in una raccolta di dolci al cucchiaio. Prima di tutto Con la frutta, Zuppette, Cioccolato, Di tutto un po'. Poi le le creme e i budini medio orientali: Balouza, Muhallabia, Gelo. Poi la famiglia delle Zuppe inglesi: Zuppa inglese, Trifle, Tipsy Cake, Charlotte, Bizcocho Borracho, Ambroisie. Quindi i Crumble e le Pie. Ciliegie e albicocche hanno un post loro: Dolci al cucchiaio. Ciliegie e Albicocche.

Da Artemisia che fa una ricetta di un vecchio numero di Marie Claire Maison.

Cuocere per 30' 400g di castagne sbucciate in 1/2l. di latte con una stecca di vaniglia (io le ho bollite, dopo averle incise, con tutta la buccia, levando poi anche la pellicina finché sono ancora calde, quindi le ho passate con 250g. di panna fresca).

Frullare tutto nel robot.

Far raffreddare e aggiungervi 5 cucchiai di rum.

Battere insieme 200g di burro e 150g di zucchero; mescolare alle castagne.

Rivestire uno stampo rettangolare con alluminio (o pellicola trasparente); riempirlo e mettere in frigo.

Tenerlo un giorno in frigo.

Fare la glassa: fondere 400g di cioccolato amaro (ne ho usati 350g, ed era comunque superabbondante; proporrei di ridurre ancora a 300/250) a bagno maria, aggiungere 20cl di latte bollente. Mescolare. Raffreddare finchè non ispessisce.

Glassare e far intiepidire. Rimettere in frigo.

lunedì 26 dicembre 2011

Spuma di cavolfiore con pistacchi e capperi.


Siamo in Verdure e vegetaliPuré Mousse e Gelatine.

Di Isolina

Stasera cena per le amiche vichinghe che vengono a custodire la casa. Nell'orto trovo un piccolo meraviglioso cavolfiore che non avrebbe atteso il mio ritorno (e so che le vichinghe tendono a ignorare). Ne faccio un antipastino leggerissimo che mi sembra anche molto appropriato per il dopo festeggiamenti. Dietetico, ma buono assai (assaggiato per sapere che cosa avevo combinato).

Ho lessato il cavolfiore.

Ho dissalato una manciatina di capperi.

Ho tritato finemente tre taralli e una cucchiaiata di pistacchi.

Ho messo tutto in una ciotola dove ho aggiunto il cavolo, un pezzetto di burro, una puntina di curcuma, una di pepe bianco, un tocchetto di caprino.

Con il frullatore a immersione, ho fatto una lunga crematura.

Infine una goccia di aceto balsamico concentrato ha fatto fiorire alcuni pistacchi ammezzati, da mettere in cima.

E' in frigorifero, toglierò un'ora prima della cena (pasta al forno con sugo d'anitra che avevo surgelato e un dessert di avanzi).


Zucca e radicchio in saor, oppure zucca e melanzane in saor


Siamo nella raccolta Verdure e vegetali, divisi in: Insalate. Di tutto un po'; Insalate. Radicchio; Insalate. Con la frutta; Terrine; Ripieni; Polpette e crocchette; Fritti; Puré Mousse e Gelatine; Timballi, Timpani, Turbanti; Timballi, Timpani, Turbanti. Zucca; Sformati e Pasticci; Sformati e pasticci. zucca; Sformati patate; Dal indiani; Questo e quello; Cavoli broccoli brassicacee; Patate; Asaparagi e Carciofi; Peperoni e melanzane; Radicchio; Zucchine; Zucca.

Da Cucurbita Serenissima

Zucca e radicchio in saor

Butta un radicchio di Chioggia tagliato in quarti in acqua bollente dove avrai versato un po' di aceto. Sbollentalo, scolalo molto bene e mettilo in padella con un po' di olio d'oliva, salalo, spadellalo.

Taglia a fette e pela una piccola zucca barucca; metti le fette distese in una teglia unta d'olio d'oliva, sala, metti in forno già caldo a 180° per 20'.

Pela e affetta due cipolle bianche, mettile in padella con olio d'oliva, rosola delicatamente, e alla fine bagna con aceto di vino bianco; aggiungi pinoli tostati e uvetta.

Fai degli strati di cipolle, zucca, radicchio in una pirofila di vetro. Aggiusta di sale, aggiungi del pepe appena macinato. Lascia riposare per 24 ore.

Zucca e melanzane in saor

Nel menu di Settembre 2007. Venezia. A cena da Cucurbita, che cucina la zucca. Tutto uguale, ma togli il radicchio e tratta le melanzane allo stesso modo della zucca, però senza pelarle.


giovedì 22 dicembre 2011

Sosamelli col pepe. Biscotti antichi


Da Mentuccia Fibrena, che sfoglia un vecchio quaderno della madre.

Biscotti antichi (il miele lo testimonia) semplici e di campagna meridionale (ecco l'olio), ma ricchi al tempo in cui si facevano (il pepe era spezia ricca), e dedicati alle feste di Natale. Si tratta di quei bei biscotti tosti con un forte sapore di miele che alcuni ricorderanno da infanzie lontane. La forma a esse rimanda alla Sapienza divina e al convento delle suore che li andavano modellando. Dei sosamelli assai vicini a questi, sempre dallo stesso quaderno, hanno proprio il nome di sosamelli della Sapienza, dal nome di un convento campano (senza olio nell'impasto). Questi invece - Sosamelli. Esse al miele di Coccia di morte, Gaeta - vengono da un'amica di Gaeta. I sosamelli sono meridonali. Ecco cosa dicono gli stringati appunti, semplici pro memoria. 

Prima versione, tanto miele quanto olio

250g di miele fluido,  250g di olio d'oliva, farina quanta ne prende,150g di zucchero, buccia d'arancia a dadini.  

Pepe nero

La pasta va fatta riposare due h.  

Vanno modellati a forma di S. 

Forno moderato, cottura rapida: tirare fuori appena dorati e ancora morbidi. Ovvero: 180, 15' circa. 

Seconda versione, due parti di miele, una d'olio

Due parti di miele, una parte d'olio, buccia d'arancia a dadolini, pepe pesto e tanta farina quanto basta per una pasta di giusta consistenza.

Farne biscotti di varie forme e porre in forno non troppo ardente.


mercoledì 21 dicembre 2011

Sosamelli della Sapienza

Monografie. Italia. Cucina e passeggiate, e in particolare Napoli e la CampaniaItalia. Napoli e la Campania. Cose dolci.

Ricette della Valle di Comino.

Nota di Artemisia. Cosa mi ricordano? Il profumo del muschio, il fresco gelo in cui si andava a cercarlo, tra nuvolette di fiato, su verso la diroccata chiesa di Santo Stefano, le zolle morbide e umide acconciate sul gran tavolo di legno risorto dalla cantina per accogliere il presepe, la carta argentata e increspata a simulare rivoli, rigando di ruscelli il bozzuto prato su cui poggiavano traballanti pastori, rivi d'acqua resi indispensabili dal fatto che c'erano da piazzare un ponte e un pescatore; questo paesaggio irlandese e verdissimo, dove il lichene bianco e ricciuto simulava spruzzi di neve, veniva poi bruscamente interrotto da uno sfondo dove sulla carta gialla del deserto avanzavano cammelli e maghi inturbantati, un oriente amico e non contrastato da guerre di religione. Dal guscio di carta uscivano amici attesi ogni anno: i tre giovinetti contadini con piffero, siringa e zampogna, la ragazza con l'oca in braccio, il contadino disteso che dormiva perdutamente, il paziente pastore con la pecora a tracolla. I sosamelli di Natale erano resistenti al dente, ma quando cedevano sprigionavano un così intenso profumo di miele, da rendere irresistibile la conquista. 

Sosamelli della Sapienza

Da Mentuccia Fibrena 

E' una versione di quei biscotti conventuali e antichi chiamati sosamelli, che nel ricettario di mia madre acquistano un'aria campagnola, perdendo la ricchezza di spezie che hanno in altre ricette. Gli originali sosamelli della Sapienza si fecero entro le mura di un convento di suore, pare a Sorrento, in quelle cucine monacali che conservarono sapienza di dolci aristocratici (benchè si supponga che le monache alludessero a quella divina: a essa era dedicato il convento) poiché ai signori li omaggiavano o vendevano; nè manca memoria della ricchissima cucina musulmana, come è chiaro da ingredienti che ne rivelano tracce. Su AAA ci sono anche Sosamelli col pepe, e Sosamelli. Esse al miele di Coccia di morte, Gaeta; queste due versioni aggiungono olio d'oliva all'impasto. 

Un kg di farina, un kg di miele (se necessario, scioglierlo sul fuoco), 150g di zucchero, mandorle e nocciole triturate, bucce di arancia (o mandarino) grattugiate.

La pasta va fatta riposare due h.

Vanno fatti dei cilindretti modellati a forma di S.

Oppure si fanno delle piccole schiacciate larghe quanto un palmo di mano e spesse in proporzione; così dice il quaderno; suppongo per tagliarle poi a fette, di sbieco, e farne cantuccini, rimessi a biscottare poggiati al lato del taglio altri 15'. 

Poggiare i biscotti su una teglia spolverata di farina o - more moderno - coperta di carta da forno.

Forno moderato (vuol dire: quando il forno a legna declina); noi possiamo metterli a 180° cottura rapida: tirare fuori appena dorati e ancora morbidi (direi 15').

Nel menu di  Dicembre 1992. Una cena festosa per bambini dagli ottanta in su


martedì 20 dicembre 2011

Vellutata di zucca con soffritto italiano e spezie a piacer


Siamo in Creme e VellutateCreme e Vellutate. Vegetali. Zucca.

Artemisia
fa una ricetta di Cucurbita Serenissima

Mettere in pentola - meglio se di coccio o ghisa - una dadolata di sedano, carota e cipolla con poco olio d'oliva; stufare.

Aggiungere della zucca a pasta dura pulita e tagliata a piccoli pezzi.

Aggiungere del brodo vegetale o acqua (che stia un paio di dita sotto la zucca; ho usato un brodo fatto con il dado maison, ovvero fatto con il Bimby). Salare.

Far sobbollire fino a che la zucca non si disfa.

Frullare con un pizzico di cannella, uno di peperoncino.

Servire nelle ciotole con su dei semi di zucca, una spolverata di paprika, un fiocco di panna acida (come suggerisce Cucurbita). Ma anche un pizzico di polvere di peperoncino del Kashmir, di semi di nigella, di semi di senape (come ho fatto io). Lasciate andare il gusto, la fantasia.




Gamberi piccanti all'arancia



Di Isolina

Ti pareva che non facessi qualche cosa con questo sapore di stagione? I gamberi erano bellissimi, bisogna dirlo. Elementarmente ottimo. Perfino Amedeo, che piuttosto la morte che scarpettare, ha scarpettato.
 
Marinata

La scorza di un'arancia tagliata in sottilissima julienne, un pezzetto di ginger fresco grattato, un piccolo spicchio d'aglio pure grattato, il succo di un'arancia e una puntina di pasta di peperoncino piccante.

Il tutto ben mescolato.

In questa marinata metto i gamberi privati della testa (che questa volta non uso, ma di solito sì) e aperti lungo la pancia.

Lascio per qualche ora.

In una padella pochissimo olio d'oliva, molto caldo: giù vanno i gamberi e appena cambiano colore, li rivolto, altri pochi secondi e poi giù la marinata. Altri secondi ed è fatto.  

Fleur de sel in tavola.



Zuppa di zucca e castagne


Di Cucurbita Serenissima

Incidere 1kg di castagne, bollirle per 45' con 2 foglie di alloro in acqua leggermente salata.

Lasciar raffreddare. Sminuzzare le castagne a tocchetti.

Soffriggere un trito di sedano, carota e cipolla in olio d'oliva e.v..

Aggiungere del brodo vegetale bollente.

Aggiungere 500g di costa d'argento tagliata a striscioline.

Aggiungere 1k di polpa di zucca tagliata a cubetti.

Salare e far sobbollire per  30'.

Aggiungere le castagne, far cuocere ancora per 10'.

Aggiustare di sale, servire con un filo d'olio d'oliva e.v., abbondante parmigiano grattugiato, un giro di pepe nero di mulinello.




lunedì 19 dicembre 2011

VENEZIA. CORRADO FASOLATO IN CONGEDO DAL MET


Corrado Fasolato ci ha fatto mangiare un dolce veramente molto molto buono. Un bicchierozzo morbidamente e spumosamente giallino a più strati, come i materassi della principessa sul pisello, morbidi e fondenti, da fendere con il cucchiaio per arrivare al fondo di creme brulée, risalire verso la gelatina di rum, poi su verso il cioccolato bianco al pepe che pizzica sulla lingua poi su su verso la spuma al tabacco. Accanto al bicchierone un sottile sigaro di scura cialda con farcia di mascarpone e verso la punta una cenere di squisito cioccolato che ho raccolto con la punta del dito. Insieme il Nunche ci bevve un brandy che non la finiva di celebrare, un certo Villa Zeri al sentore di tabacco.

Eppure ce n'è voluto per convincere il Nunche a varcare la soglia del Metropolitan; e pensare che ci sono anche nostalgici ricordi legati al suo ingresso seducentemente demodé di tessere d'oro, di quando tanti anni fa, avendoci un'amica ceduto la casa perché la nostra andava ancora facendosi, lui, arrivato in città treno, venne lì gentilmente ricoverato all'una di notte, senza prenotazione, perché io e le chiavi di quella casa ospitale che ci attendeva invano volavamo in cieli nebbiosi e lontani,  non essendoci vista per atterrare a Venezia. Ma niente da fare: benchè fossero anni che proponevo una visita al Met, con una scusa o un'altra si rimandava; e in effetti quando si vive Venezia da una casa, non si ha voglia di entrare nel mondo straniante degli alberghi.

E poi, mò questa la dico: gli alberghi cinque stelle con il loro lusso artefatto mi piacciono assai raramente, poichè sono una snob incarognita. Ho passato un po' di tempo, tra un piatto e l'altro, a pensare come si poteva migliorare il tristanzuolo arredo del Met, che forse per la luce invernale che entrava dalle finestre, per le pareti di lastroni di una sorta di pietra ruvida e grigia, per il basso soffitto, per certe sgraziate linee squadrate della struttura che rivelano la goffaggine delle armature destinate e tener su l'edificio, per il colore beige che stagna ovunque senza decidersi, come spesso capita a questo colore, a tramutarsi in un preciso sentimento, ma restando con quell'aria casta e mortificata, insomma per tutte qeuste cose, sembrava la tomba di un faraone; Radames, ha precisato il Nunche, che non gli ha concesso più della messa in scena di un'opera. Fatto sta che non sono neppure riuscita ad abbozzare un migliormento, anche dopo aver consumato nella mia fantasia metri e metri di velluto testa di moro; del resto, dopo aver saputo che lo chef andrà presto via, non so nemmeno più se valga la pena che io mi dia tanto da fare.

Difficile tenere memoria di tutto, anche perchè al Met proibiscono - con una certa perentorietà sgarbata del tutto disadatta a pretese di eleganza e lì sì che avrei un suggerimento, di dirlo con molta più cortesia, perché tra persone costumate è assai più vincolante suggerire che proibire - di fare fotografie. Ho passato il tempo a prendere ostentati appunti, con soddisfazione sapendo che ne uccide più la lingua che la foto; il che non vuol dire che io stia per uccidere, ma che mi consola sapere di poterlo fare contro quell'ingiunzione fuori luogo. 

Cosa ho apprezzato di più? L'inimitabile perfezione della cottura della carne di capriolo: un consistente cilindretto di fondente polpa adagiato in un cestello per la cottura al vapore su un odoroso letto di fieno ed erbette. Qualcosa di essenziale; non so nemmeno più quante altre cose c'erano in accompagnamento, perchè ciò che mi ha colpito è stato appunto questo perfetto, semplice cilindretto.

Grande garbo nel servizio, sì. E la sorpresa di un monumentale carrello di formaggi italiani, che in effetti doveva sostenere l'ingombro delle nostre grandi forme di cacio articolandosi su ben due piani. Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, una puntatina in Sardegna. Una qualche assenza del fresco e del molle, necessaria nell'arpeggiar formaggi. No, non ho potuto assaggiare nulla, ma non ho mancato di guardare e farmi dire.

Infatti dopo 8 portate non ne potevo più, e ho mangiato quel che potevo della ricca distesa di piccola pasticceria; quel che non potevo l'ho infilato in borsa. Sì, l'ho fatto.

Ecco l'elenco dei piatti, nel menu scelto, 120 euro senza vini, quello dove compaiono i piatti che hanno fatto nel tempo la gloria dello chef, tra memoria e camposanto con quelle date accanto. Tutti buoni e molto buoni, molto costruiti sia nelle tecniche che nei sapori, spesso con note dolci e profumate alquanto sorprendenti. Avremmo voluto il menu a sorpresa, ma le undici portate "vere", come ci hanno detto, ci hanno spaventato.

Triglia con cocco e aperol  (2002) bella la sorpresa dell'amara laccatura di aperol sulla rossa veste della triglia che in testa aveva una cosiddetta "aria" ovvero spuma di lemongrass e accanto una meringa verdina alla menta. Con questa è arrivato un bicchiere do rosè vicentino, un pinot nero Montecchio.

Capesante lardellate e iniettate del loro corallo, finferli, croccante di violetta, emulsione di acqua di pistacchio (2007).

Il gioco dei gnocchi (2009) sempre grande il mio amore per tutte le zuppette; qui ti portano un piatto a sorpresa, un brodetto profumato e colorato colmo di oggetti non identificati, chiedendoti di indovinare (agli spagnoli accanto a noi però lo hanno spiegato subito, già facevano abbastanza fatica a raccapazzersi); ancora note dolci e profumate; naturalmente non ho indovinato nulla, rimbambita dalla complessità dei sapori dove sentivo una pravalenza marina; e così ci è stato detto che c'erano gnocchetti di patate e limone, quelli più netti e sodi e individuabili, ma anche lisci gnocchetti di calamari, pezzetti di animelle, stracci di casatella in stato di semifusione e brodo di molluschi.

Qui sono arrivati una buona focaccia calda con olive e un magnifico pane al lardo pure caldo.

Fettuccine di seppia alla carbonara  (1996)  un gomitolo di sottili listerelle di seppia su una gelatina al prosciutto di Parma condito con croccante guanciale e saporiti pepe e pecorino, e accanto una striscia di crema gialla di uovo e una pennellata nera di inchiostro.

Terrina di fegato grasso e pere con miele e caffè (2006) un cubetto di squisito fegato grasso a strati, intervallato da pere e basilico, con accanto salsette al caffè e miele buonissime e cialde e sorbetti di pera e pere caramellate. Servita con una birra prodotta in Belgio da un'italiano, Zago, di grano saraceno, non filtrata.


Lombatina di capriolo cotto al vapore di aromi erbe e spezie (2000) qui è arrivato un sorprendente profumo di camino e di fumo odoroso, e da sotto le campane sono comparsi due pezzi di carbone-meringa nera e delle stille croccanti di boh, e dentro i cestini della cottura al vapore su un letto di fieno ed erbette un nitido, semplice, squisito, fondente, perfetto cilindretto di capriolo. Con un certo barolo Mascarello.

Piccione disossato e cotto alla griglia con lychees, cioccolato e anguilla affumicata (2009) haimé al settimo piatto non ne potevo più e l'ottimo piccione cominciava ad essere di troppo; la mia propensione per l'anguilla mi ha permesso, tuttavia, di apprezzarla ancora e il rotolino di pane avvolto nel lardo e fritto era troppo buono.

Sensazioni di rum tabacco (1998) questo sarebbe il sudetto bicchierone con cremette gialle, che come ho detto ho apprezzato molto, resuscitandomi.

Ho convinto Artè a fare rapidi schizzi di alcuni dei piatti  di cui non posso mostrare foto; li ha fatti di malavoglia, borbottando e in tre minuti, ma ho visto che alla fine aveva una mezza idea che potrebbe prenderci gusto. Comunque, mi sono tolta lo sfizio: niente immagini, ma parole e disegni, tiè.

Tuttavia, qui sotto alcune foto fatte tasgredendo allo sgarbato "non è permesso fotografare"  che torno a suggerire di sostituire con un più ampio giro di frase, un po' meno burbero. Come si vede, non turbo alcuna privacy, ma mostro l'olio in cui far zuppetta con i pani assai buoni - tra cui uno al nero di seppia - potendo usare anche i due sali, uno nero e uno bianco, e il brodo di pollo all'arancia, servito come amuse bouche,  versato dalla moka, attrezzo che l'inventiva del cuoco ha trasformato in strumento per aromatizzare liquidi, dove al posto dell'acqua metti quel che vuoi e al posto della polvere di caffè pure. Qui ho visto nel filtro   foglie di menta e buccia d'arancia, per dire.




Un piccolo stralcio del ristorante ancora vuoto.



Qui sotto il cosidetto Caffè Orientale, dove abbiamo preso un  aperitivo troppo banale - la triade noccoline patatine olive è oramai circonfusa da un'aura di mestitudine  rassegnata - in un ambiente vecchiotto malamente rinnovato con cuscini "marocchini" e tovagliette e vasellame in tono, stridenti con la base anni Cinquanta dove ci sono perfino alcune cose di una certa suggestione come i tavolini di marmi compositi, che non andrebbe così duramente contrastata con approssimative fantasie di mutarne la natura, ma - io sono sempre per il conservare quando si può - fatta rivivere rinnovando le tappezzerie - anche qui ho immaginato rotoli di velluto color castagna - o almeno rammendando la nappa che qualche gesto brusco ha strappato dalla sedia lasciandola penzolare - e togliendo ogni ciarpame e rovinandosi con un solo veramente magnifico mazzo di fiori  che sostitusca i due privi di gioia e fantasia.


Ho saputo solo dopo che avevamo acchiappato Fasolato per il rotto della cuffia e che presto il Met sarà senza stelle; ho visto che lo chef su web si dava in imminente partenza e che per alcuni  era già partito, per cui ora capisco perché aspettava coscenziosamente ciascuno all'uscita del ristorante per farsi vedere e per salutare.
Qualche notizia su Fasolato e i suoi progetti dopo che avrà lasciato il Met il 31 dicembre su Dissapore. Certo che se andrà nella non suggestivissima Schio sarà difficile essere motivati a reincontrarlo.

Simil burrito. L'ultimo pasto della scapola



Siamo in due raccolte.

Sfizi e amuse bouche. Questo e quello né carne né pesce.

Monografie. Sud America.


Di Isolina
Ieri a mezzogiorno, una voglia insensata di burrito o qualcosa del genere. Neanche un ingrediente vagamente simile in casa. Per niente di simile al tex-mex come sapore ma, vegano praticamente, e buonissimo.

Allora mi sono ingegnata: pane carasau lievemente bagnato per flessibilità, lo stendo su pellicola per poi poterlo arrotolare, lo cospargo molto moderatamente di peperoncino in polvere, poi di parmigiano grattato.

In una larga padella, in poco olio d'oliva, arrabbio rapidamente radicchio di Castelfranco con abbandante aglio a spicchi sottilissimi, sale moderato.

Metto il radicchio sul pane preparato, avvolgo a mo' di burrito...






Jarret de veau en potée, o stinco con verdure. Con e senza Slow Cooker



Siamo in una raccolta: Tutte le ricette francesi e quasi francesi di AAA. Ci sono raccolte a tema: Potage, soupe e velouté (eccola), Pesci, Carni: Quadrupedi, Carni: Bipedi, Paté, tourtes et terrines (con una sezione Quiche), Dolci. Una accolta per culture e territori: Alsazia Lorena, Provenza, Borgogna, Auvergne. Una raccolta seguendo un gastronomo, Courtine: Le ricette della signora Maigret. Infine ricette sparse: Di tutto un po'.

Da Artemisia

Faccio una ricetta francese provinciale - Franche Comté - e vecchio stile, di quelle per compagni di tavola dal robustissimo appetito, diciamo anche per un Gargantua, dove carni e verdure cuociono a lungo in una grande pentola profumando tutta la casa. La ricetta viene da 100 fiches-cuisine de ELLE. La cuisine mijotée, che consultazioni e uso hanno consunto. Oggi gira su web, in francese, senza riferimenti alla fonte. Per questo piatto si dovrebbe usare una saucisse de Morteau, un salsiccione affumicato che possiamo sostituire con delle salsicce, scegliendo nell'ampia gamma; si potrebbe considerare anche una salamella.

Versione senza Slow Cooker

Per sei persone.

Legare 6 porri  tre a tre, lasciare intere 6 carote e 2 rape (pelate). In un par di cipolle infilare quattro chiodi di garofano.

Far bollire 2,5 l. d'acqua salata e pepata con pepe nero in grani in una grande pentola.

Mettervi uno stinco di vitello che prima avrete legato, far riprendere il bollore, schiumare. Aggiungere porri, carote, rape, cipolle, 3 spicchi d'aglio. Coprire e far cuocere a fuoco medio per 1 h 30.

Tagliare un grosso cavolo verde in quattro e immergerlo per 10' in acqua acidulata con l'aceto. Sbollentarlo per 5' e scolarlo.

30' prima della fine aggiungere il cavolo e sei salsicce. Terminare di cuocere a fuoco dolce.

Salsa: fondere 100g di burro a bagno Maria. In una tazza, mescolare 75g di panna fresca, il succo di 1/2 limone, un cucchiaio di mostarda al pepe verde, prezzemolo tritato. Versare nella casseruola del burro. Cuocere finché non è ben mescolata, lavorando la salsa con la frusta. Attenzione a non farla bollire.

Tagliare stinco e salsiccia, mettere su un piatto caldo, circondare con i legumi. Servire a parte la salsa.


Versione con Slow Cooker

Ho voluto rifare questo piatto - montagne di verdure, uno stinco, brodi fumanti - con tremori, poiché impegnativo per corpo e mente: non siamo più abituati a confrontarci con qualcosa di simile; una volta fatto l'ho trovato un divertente protagonista della tavola conviviale: la invade tutta con un corteo di accompagnamenti, che vanno dalla moltiplicazione delle salse a una tazza di brodo. Nel menu di  Gennaio 2019. Mettere gli amici nella bisaccia. Ho provato a usare la Slow Cooker; ne derivano un'ottima cottura della carne e del brodo, ma anche la necessità di regolare meglio quella delle verdure, stretti tra esigenza che insaporiscano loro e il brodo cuocendo insieme allo stinco, e l'impossibilità di schiaffarle tutte nel SC sia pure grande.Aggiungerei un mazzetto guarnito: alloro, aglio, timo, la parte verde dei porri, quel che c'è. Aggiungerei verdure, recuperando la verza e aumentando il resto; alcune vanno cotte a parte (per esempio i porri, che sono propensi a disfarsi e che si potrebbero controllare meglio) nella SC non entrano. Alle salse, che si possono ancora moltiplicare o variare, si possono aggiungere sottaceti.

Prima della Slow Cooker

Far bollire 2,5 l. d'acqua salata e pepata con pepe nero in grani in una grande pentola.

Mettervi uno stinco di vitello (pesava 2kg ed era stato tagliato a 30cm per metterlo nella SC), far riprendere il bollore, schiumare, cuocerlo per un'ora.
Affettare in grandi rocchi 3 porri, pelare e sbollentare 6 carote, aggiungere 2 rape (pelate). In una cipolla (pelata) infilare quattro chiodi di garofano.

Mettere le verdure sul fondo della SC, deporvi su lo stinco.

Coprire con il brodo dello stinco fino a tre quarti della pentola.

Con la Slow Cooker

Cuocere in funzione High (5 ore). 

Salsa: fondere 100g di burro a bagno Maria. In una tazza, mescolare 75g di panna fresca, il succo di 1/2 limone, un cucchiaio di mostarda al pepe verde, prezzemolo tritato. Versare nella casseruola del burro. Cuocere finché non è ben mescolata, lavorando la salsa con la frusta. Attenzione a non farla bollire.

Tagliare lo stinco, metterlo su un piatto caldo, circondare con i legumi.

Filtrare il brodo, aggiungervi un po' di zenzero fresco grattugiato, servirlo con delle ciotole. 

Servire a parte la salsa.

Ho aggiunto della senape al miele e altre due salse: Crema di yogurt, quasi una maionese, Crema di parmigiano con erbette


 




domenica 18 dicembre 2011

Mostarda di mele cotogne, mostarda di pere

Disegno di Cucurbita, vasetti di Isolina, che la fa. 

Di Cucurbita Serenissima

Mettere a riposare per 24 ore 2kg di fettine di mele cotogne con 1kg di zucchero e il succo di due limoni in una ciotola coperta.

Dopo questo tempo scolare il succo e farlo addensare a fiamma moderata per 10 minuti, poi versarlo ancora bollente sulle fettine di cotogna.

Coprire la ciotola e lasciar riposare per altre 24 ore. Poi ripetere l'operazione e lasciare coperto per un altro giorno.

Alla fine: mettere le fettine di cotogna e il succo a bollire a fiamma bassa per cinque minuti.

Lasciar raffreddare e aggiungere 30 gocce di essenza di senape e due foglie di alloro, mescolare e versare in vasetti di vetro.

Chiudere ermeticamente.

Mostarda di pere

La stessa procedura può essere usata con le pere, dimezzando i tempi di macerazione.



Capellini in frittata


Siamo in una raccolta di ricette con le uova predominanti. Un link è dedicato alle Uova di gallina Di tutto un po', uno a quelle di Salmone, quaglia, oca; uno alle Uova in camicia; uno alle Frittate. I Timballi a base di uova e in particolare di scrippelle si trovano nel relativo link.

Di Isolina

Solo 8o grammi! Ieri mia ultima giornata di vacanza scapola, mentre in solitudine medito sulla compagnia del giorno di Natale, e sulla tavola. 

A mezzogiorno capellini burro salvia, pepe. Il massimo del minimo da centellinare gustando la profumata morbidezza, quella consistenza inimitabile che solo i capellini all'uovo...cibo per l'anima.
Ma non li ho mangiati tutti, scientemente avanzando un malloppino che avrei tenuto per cena.

Con l'aggiunta di un uovo, un altro po' di sale e infine menta secca sbriciolata, una frittatina da primo premio, del genere vogliamoci bene.




venerdì 16 dicembre 2011

Dicembre. A cena da Cucurbita che cucina lo stinco


Dicembre 2010. A cena da Cucurbita che cucina lo stinco. Venezia dicembrina, silenziosa, argentea, morbida. Il gran campanile di Madonna dell'Orto entra in casa con tonanti campane cui risponde il tintinnio d'argento delle campanelle giapponesi. La mansarda galleggia sulla città che si chiude su di noi come elitre di scarabeo, guscio di tartaruga, conchiglia di chiocciola. I piccoli santi vispamente colorati escono dalla carta velina accompagnati da cipolle, cesti, pecorelle e anatre per allinearsi sulle mensole, pronti a radunarsi intorno alla culla di Natale. La luna-moneta-d'argento rotola nel cielo riccioluto di nubi blu, le dritte fondamenta fiancheggiando il lucore serale del canale e ci portano alla casa dei Daini dalle finestrelle luminose, che promettono affetto e zuppa calda. Tutta la cena ruota intorno a un fondente Stinco di maiale cotto lungamente a bassa temperatura, accompagnato dalla sua ricca salsa, un morbido Purè di topinambur e patate, una squisita Chutney di zucca di cui sono più che felice di aver avuto ricetta, la rara squisita Brovada, rape macerate nelle vinacce alla moda friulana, un Purè di mele intere con lime e zenzero. Ma prima di tutto, un'Insalata calda di lingua di vitello e rape. Dopo, una Bavarese di pere con salsa di cioccolato molto amaro e croccante sbriciolato. Vino rosso del Collio. Cena memorabile.

Insalata calda di lingua di vitello e rape

Stinco di maiale cottura lunga, bassa temperatura

Purè di topinambur e patate

Chutney  di zucca

Brovada

Purè di mele intere con  lime e zenzero

Bavarese di pere con salsa di cioccolato molto amaro e croccante sbriciolato.



















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