Siamo in:
Verdure e Vegetali, Di tutto un po'. Melanzane.
Culture e territori, Italia cucina e passeggiate, Sicilia. Di tutto un po'.
Da Artemisia che fa una ricetta da Profumi di Sicilia, Giuseppe Coria.
Hanno fatto parte di uno spuntino siculo: frittata di pasta fatta con una fetta di timballo di anilletti ca' carni capuliata, ovvero timballo di anelletti, avanzato, con i pìpi all'aurudùci - peperoni all'agrodolce, milincìani infurnati.
Incidere abbastanza a fondo ma senza spaccarle, i quattro lati di alcune melanzane viola allungate, infilarvi dell'aglio tritato;
in forno moderato fino a che non sono molli e ben cotte; farle intipidire.
Spellarle, tagliarle a pezzi, condirle con olio d'oliva, sale, pepe nero appena macinato, prezzemolo triturato, aglio in crema, origano.
mercoledì 30 settembre 2015
Milincìani infurnati, Sicilia, Agrigento.
martedì 29 settembre 2015
Pìpi all'aurudùci, peperoni all'agrodolce, Sicilia
Siamo in:
Verdure e Vegetali, Di tutto un po'. Peperoni.
Culture e territori, Italia cucina e passeggiate, Sicilia. Di tutto un po'.
Da Artemisia
Faccio una ricetta da Profumi di Sicilia, Giuseppe Coria. Note di Coria: alcuni aggiungono origano, altri non mettono la cipolla, altri mettono salsa di pomodoro invece che pomodori freschi. Hanno fatto parte di uno spuntino siculo: frittata di pasta fatta con una fetta di timballo di anilletti ca' carni capuliata, ovvero timballo di anelletti, avanzato, pìpi all'aurudùci,
1kg di peperoni a pezzi (se piccini, interi), stufati in olio d'oliva con mezza cipolla affettata e 4 pomodori maturi a pezzi; sale e pepe nero appena macinato.
Fuoco medio, senza coperchio, mescolare spesso.
Tre minuti prima della fine, aggiungere mezzo bicchiere di aceto di vino in cui è stato sciolto un cucchiaino di zucchero.
Ottimi.
lunedì 28 settembre 2015
Cavolo rosso e maiale kassler
Siamo in Carni, Carni di pelo. Suini.
Da Isolina
In particolare, erano due belle fette di carré Kassler, ovvero carne di maiale messa in salamoia e poi affumicata secondo un particolare metodo di un certo furbo signor Kassler che lo escogitò per conservare a lungo la carne e renderla alquanto saporosa. Prima di sapere la vera (?) storia credevo che venisse dalla città di Kassel, insieme ad altre cose più culturali.
Il cavolo era l'ultimo cavolo rosso dell'orto per questa stagione. Ridotto a listarelle, l'ho messo a soffriggere in olio d'oliva con abbondante dose di semi di cumino, cipolla e poca salvia.
Appena il cavolo ha dimostrato di afflosciarsi, ho salato, sfumato con aceto di mele, e ho fatto andare per un po';
quindi ho aggiunto del succo di mele per portare a cottura, coperto.
Un quarto d'ora prima della fine ho messo nel tegame le fette di Kassler a scaldare e insaporirsi.
Squisitamente autunnale.
domenica 27 settembre 2015
Gelo di melone, jélu di melùni, Sicilia
Da Artemisia
Cugino siciliano delle balouze mediorientali. Se avete il bimby, molto meglio: prima ci fate la crema di frutta, poi ci buttate dentro il resto, 15' di cottura dolce, quindi frullare allo spasimo. Perfetta. Nel menu di Settembre 2015. La cena del Timballo di anilletti ca' carni capuliata; timballo di anelletti con carne sminuzzata e aroma di limone. Una parola sulla quantità di amido. La prima volta che ho usato questi rapporti amido-liquidi, è stato per la farcia di una Crostata con il gelo di mellone (foto in basso); come vedete, tiene bene il taglio; se lo lasciate in una ciotola, come nelle foto sopra, potete anche leggermente diminuire l'amido, per averlo più cremoso; ma nel dubbio astenetevi: anche così è buonissimo. In AAA c'è una raccolta: Dolci al cucchiaio. Balouza, Muhallabia, Gelo.
Versione di Giuseppe Coria
Confronto con la ricetta di Profumi di Sicilia, di Giuseppe Coria: più amido (in quella fatta da me 62g per un litro, qui 80-90, e cottura molto più breve: io un quarto d'ora venti minuti, qui spegnere dopo il bollore, o dopo cinque minuti per una crema più densa) e molto più zucchero.
1 litro di succo di anguria (passata al setaccio) 80-90g di amido, 120g di zucchero. Si spegne a inzio bollore per un gelo delicato, dopo 5' per uno più agglutinato.
Una volta fuori dal fuoco, si possono aggiungere vaniglia, cannella, zuccata.
Quando tiepido, scagliette di cioccolato.
Quindi si versa negli stampi; decorazione, fiori di gelsomino.
Sempre secondo Coria, l'acqua profumata di gelsomino si fa lasciando una manciata di boccioli e fiori in infuso per una notte in un boccale di acqua (non aspettatevi dosi, si fa a occhio e sentimento).
Versione di Artemisia
Frullare finemente la polpa di 2kg di anguria; se non avete un blender potente, usate anche un setaccio per rifinire; si ottiene circa un litro e mezzo di liquido:
Mettere in una pentola 125g di amido di mais e 150g di zucchero e aggiungere pochissimo liquido mescolando, e poi sempre pochissimo per volta fino a che non si ha una massa cremosa e senza grumi; solo a questo punto aggiungere con garbo il resto del succo di anguria (è molto più facile si formino grumi se fate l'inverso e buttate l'amido nel liquido).
Portare a ebollizione mescolando continuamente; quando il liquido inizierà a addensare (tenere presente che raffreddandosi continuerà a farlo) togliere dal fuoco.
Lasciare intiepidire e versare nella ciotola o in uno stampo, far raffreddare; quando è freddo, alcune ore in frigo.
Nel gelo si aggiungono - si possono aggiungere - alcune cose.
In primo luogo, il profumo di gelsomino; che si fa mettendo in infusione fiori di gelsomino nel succo di mellone, per qualche ora.
Poi, della zucca candita a pezzettini. Di seguito un link, dove si suggerisce anche l'uso di buccia di melone o cocomero in alternativa alla zucca - tra l'altro ci vorrebbe una zucca particolare, la “virmiciddara” - su coma fare la zuccata.
Poi gocce di cioccolata, come fossero semi di anguria.
Poi, pistacchi.
Volendo, dell'essenza di vaniglia.
In quello della foto ci ho messo solo un po' di acqua di fiori d'arancio, e l'ho cosparso di pistacchi.
sabato 26 settembre 2015
Milincìani a beccaficu, melanzane a beccafico, Sicilia
Siamo in:
Verdure e Vegetali, Verdure e vegetali. Ripieni, Di tutto un po'. Melanzane.
Culture e territori, Italia. Cucina e passeggiate, Sicilia, Sicilia. Di tutto un po'.
Artemisia fa una ricetta da Profumi di Sicilia, Giuseppe Coria.
Sopra foto mattutina prima della cottura, sotto foto serale, Settembre 2015.
La cena del Timballo di anilletti ca' carni capuliata; timballo
di anelletti con carne sminuzzata e aroma di limone
Tagliare a fette di un cm, lasciando la buccia, delle grosse melanzane viola (una o due). Sbollentarle, asciugarle bene.
Farcia
Soffriggere rapidamente in poco olio d'oliva una cipolla affettata e due spicchi d'aglio ridotti in crema.
Aggiungere 5 cucchiaiate colme di pangrattato, una di uvetta sultanina, una di pinoli, una di pecorino grattugiato, sale e pepe nero appena macinato.
Far insaporire, aggiungere un cucchiaio di prezzemolo triturato.
Allestire e cuocere
Mettere su ogni fetta uno strato di farcia, arrotolarla, deporre l'involtino in una teglia velata d'olio d'oliva.
Affiancarli l'uno all'altro, belli stretti, che si tengano su con la vicinanza.
Infilarvi un paio di foglie di alloro, spruzzarvi su il succo di un limone, aggiustare di sale e pepe, spolverare di pan grattato, fare un giro d'olio d'oliva.
Mettere in forno a 180° per 30'.
venerdì 25 settembre 2015
Cucùzza all'auruddùci, cùcuzzi à scapìci, zucca in agrodolce, Sicilia
Siamo in due raccolte.
Verdure e vegetali, divisi in: Insalate. Di tutto un po'; Insalate. Radicchio; Insalate. Con la frutta; Terrine; Ripieni; Polpette e crocchette; Fritti; Puré Mousse e Gelatine; Timballi, Timpani, Turbanti; Timballi, Timpani, Turbanti. Zucca; Sformati e Pasticci; Sformati e pasticci. zucca; Sformati patate; Dal indiani; Questo e quello; Cavoli broccoli brassicacee; Patate; Asaparagi e Carciofi; Peperoni e melanzane; Radicchio; Zucchine; Zucca.
AAA si misura con la cucina siciliana in modo più o meno ortodosso, o a essa si è ispirata, o l'ha ricevuta in dono. Le ricette sono divise in Primi piatti; Schiacciate, 'mpanate, torte rustiche; Dolci; Menu; Di tutto un po'.
Artemisia fa una ricetta da Profumi di Sicilia, Giuseppe Coria.
Anche, ironicamente, ficàtu ri sétti cannòla: fegato dei sette cannoli, poiché al Garaffello, nella Vucciria, c'era un mercato di sola verdura intorno alla fontana seicentesca con sette bocche, il cui nome deriva dall'arabo gharraf, acqua abbondante. A Palermo ho mangiato anche zucche in agrodolce a fette soffritte, e poi marinate con cipolla affettata e stufata, aceto di vino, zucchero. Qui non c'è cipolla, ma menta fresca. Nel menu di Settembre 2015. La cena del Timballo di anilletti ca' carni capuliata; timballo di anelletti con carne sminuzzata e aroma di limone.
Tagliare a fette di uno, due cm della zucca gialla invernale.
Soffriggerla su entrambi i lati in olio d'oliva.
Sfumarla con aceto di vino un poco zuccherato, aggiungere aglio tritato, menta tritata, sale, pepe nero appena macinato.
Finire di cuocerla.
giovedì 24 settembre 2015
Timballo di anilletti ca' carni capuliata; ovvero timballo di anelletti con la carne sminuzzata, all'aroma di limone. Sicilia.
Siamo, entro la più ampia raccolta Pasta e gnocchi, in quella Timballi, Timpani, Turbanti
di pasta.
Sotto il profilo della procedura, siamo anche nella raccolta Monumenti. Timballi, Timpani, Turbanti, ovvero nell'arte di presentare torreggianti piatti con qualsiasi alimento si presti a diventare architettonico.
Quanto a culture gastronomiche, siamo in Sicilia, e in quell'ambito nei Primi Piatti.
Da Artemisia
Volevo fare un altro timballo di anellini dopo questo con le melanzane. Meditazioni: quali formaggi? Provola, caciotta, tuma, caciocavallo fresco, un misto? Deve fondere, ma avere corpo: no mozzarella, santamente dice l'amica palermitana Zizola, che c'entra con un piatto siciliano? Non parliamo poi della besciamella. La loro improvvida presenza mi ha fatto rinunciare a molti timballi di anellini visti su rete. Poi ho avuto una ricetta a cui ispirarmi. Da Lorenzo Cipolla, chef dell'Orto dei Mori di Venezia, ma molto siciliano. Dal libro di Mimmo Cascino, La cucina palermitana, Lorenzo Misuraca, 1985. A sedurmi è la presenza di spezie e soprattutto del limone. Ho fatto piccole correzioni dove si poteva più indovinare che leggere, qualche modifica. Tutto sulla dinastia di cuochi Cascino; la foto è degli anni Ottanta. Per Settembre 2015. La cena del Timballo di anilletti ca' carni capuliata; ovvero timballo di anelletti con la carne sminuzzata, all'aroma di limone.
Una cipolla, una carota, un gambo di sedano a stufare in una nocciola di strutto dentro una pentola di coccio o di ghisa.
200g di pancetta fresca a rosolare, a pezzi, in una padella con un sottile fondo di olio d'oliva. Appena questa è rosolata, passarla nella pentola degli odori; tenere il suo grasso e la sua padella da parte.
Lardellare 300g di manzo da stracotto con un po' di grasso di prosciutto; legarlo e metterlo nella padella dove ha rosolato la pancetta; quando è rosolato, versarvi 1/2 bicchiere di vino rosso, sfumare, aggiungere anch'esso alla pentola con gli odori e la pancetta.
Aggiungere 300dl di concentrato di pomodoro, sale, pepe nero appena macinato, un chiodo di garofano, un cucchiaio raso di semi di coriandolo, due pizzichi di cannella, la buccia di mezzo limone grattugiata, uno spicchio d'aglio ridotto in crema; aggiungere acqua a coprire; far andare piano a fuoco molto basso.
Controllando i liquidi (eventualmente aggiungere acqua), far cuocere 4-5 ore.
Estrarre la carne. Slegarla, sfilacciarla minutamente.
Ridurre il sugo in crema nel blender.
Cuocere 500g di anelletti al dente, condirli con il sugo (non metterlo tutto in un colpo: molto probabilmente ne avanza un po') e con pecorino grattugiato.
Stampo da due litri per timballo, imburrato e cosparso di pangrattato.
Fare strati con anelletti, carne sfilacciata, caciocavallo fresco a dadolini (una tazza). Alla fine altro pangrattato, fiocchetti di burro.
Forno a 180° per 40'. Lasciar riposare 15', sformare.
Cucchiaiata di sugo in su la cima, infilarvi un rametto di basilico fresco.
mercoledì 23 settembre 2015
Insalata di tonno e fagioli
Da Isolina
Un altro piatto da non snobbare, da non dimenticare.
Povera e rustica ma, partendo dai perfetti fagioli zolfini e da buona ventresca di tonno, aggraziando con foglioline di basilico limone, pomodorini secchi sott'olio, cipolla fresca, giusta dose di olio d'oliva e.v. e qualche fettina sottilissima di peperoncino per insaporire vieppiù, diventa una squisitezza vera.
martedì 22 settembre 2015
Settembre. Buffet Still life, ovvero natura Morta Olandese.
Settembre 2002. Buffet Still life, ovvero natura Morta Olandese. Suona male, la parola buffet. Gomitate, macchie, rinunce. Ma ogni tanto si torna alle sue promesse: il dolce e il salato si affiancano, ci si abbuffa, si pilucca, si cambia commensale. Soprattutto, è possibile un’architettura del cibo orizzontale e sincronica, non verticale e diacronica. Si scoprono buoni motivi per questa presentazione del cibo, soprattutto se non si è moltitudine che lo impone; siamo stati nove. Tante cose diverse. Come metterle insieme? Oltre all'alternanza di molle e duro, caldo e freddo, dolce e salato, che altro? Soccorre la letteratura che dà all’umano agire qualche armonia. Ago, penna, pennello, mestolo, bocca, l’importante è raccontare.
Nunchesto ed io, molti anni fa, organizzammo un Buffetto – buffet piccolo, per pochi - orchestrandolo come Natura Morta Olandese. Quattro punti fermi: il décor, il pasticcio di carne in crosta con carne stracotta nel Chianti, il formaggio, la frutta (da sempre attratta da quelle still life, esploravo accanitamente la già grande ricchezza di immagini del web). Quindi pasticcio di carne in crosta; formaggi: mimolette, pecorino romano, camembert affinato nel Calvados; frutta: susine, uva fragola bianca, melone d'inverno; confettura di arance amare, marmellata di peperoncini piccanti, conserva agrodolce di pomodori e peperoni, mostarda di pere; pani diversi: al farro, al mais, all’anice; caraway seed cake; coglioni di mulo; rughetta e pere spruzzate di pepe verde; minestra di fagioli; aringhe alla moda di Oslo; cioccolatini al peperoncino, lacrime d'amore. Mi accorgo che si ammannirono molte cose con poca cucina.
Adriaen van Utrecht (Anversa, 1599 – Anversa, 1653)
Tutta questa storia iniziò dal pasticcio di carne in crosta: Artemisia da giovane, dopo un’infanzia segnata dalla Spaventosa Fettina, in avvicinamento impaurito alla carne iniziò da quella debellata, triturata. La nascose in una scatola di pasta croccante, dopo averla stracotta, sbronzata, stordita di aromi. Che gioia ritrovare la stessa torta nelle nature morte olandesi, magnificamente nobilitata e squarciata, le molli trippe, odorose di lucenti fette di prezioso limone, rovesciate sullo spettatore sedotto e attonito. Delizia di ciò che, nascosto, dentro, viene conquistato da chi cerca, fuori. Ricordate la fiaba? Il bizzoso prence, la stizza accesa dalla capricciosa principessa, intende sbudellarla nottetempo; la furba, l’accorta, mette nel letto una pupa di marzapane, pan di spagna inzuppato nei rosolii e crosta di zucchero filato. L’assassino, chino sulla morta, lambendo tra i singhiozzi la profumata, l’ottima, geme altissimamente: “Oh sposa mia di zucchero e miele! Oh mogliettina di rosolio e cannella! Disgraziatissimo me, balordo, malnato, grullo, che feci!”. La rediviva salta fuori dall’armadio, e tutto ricomincia.
Decisa la torta, il pensiero corse ai formaggi. Bastava guardare gli still life: paste dure, scagliose, gialle, grandi stazze, scure stagionature. Furono scelti il francese mimolette dallo splendido arancio e con avi olandesi (il metodo di produzione è lo stesso da Edam a Lille, dove lo chiamano anche Vieux Hollande; nel XVII secolo Colbert proibisce di importare formaggi e i francesi si fecero l’ “olandese” da soli) e il pecorino romano padre di tutti i formaggi. Un terzo fu un camembert affinato nel Calvados, che, pur a pasta molle, offriva i vantaggi di presentarsi a forma intera e avere un bel colore bruno vellutato.
Per accompagnare, susine; non previste, ma richiamate dalla cucina dove se ne stavano nascoste da un esimio pittore presente, Guido Strazza, per la lucentezza viola offuscata dal velo di Salomè della satinatura opaca: renderla, virtuosismo di ogni degno artista olandese. Quindi uva fragola bianca, portata direttamente dalla campagna, dal profumo stordente. Infine melone d’inverno, dono di amici che oramai non vanno da nessuna parte senza saccocce ricolme di verdure e frutta che rovesciano in cucina, per poi mettersi solerti a sbucciare, lavare, spargere, chiedendo recipienti di misure sempre più immense per ammannire questi diluvi. C’era infatti una vasca di rughetta e pere spruzzate di pepe verde. E pomodori pachino, che all’epoca delle nature morte erano curiosità da orto botanico, ma quelli mandavano bagliori rossi e verdi che hanno permesso di portare in tavola un piccolo tino di ceramica azzurra e blu trovato anni fa ad Amsterdam.
Georg Flegel (1566-1638)
A fare la parte del dolce c’erano composte: confettura di arance, marmellata di peperoncini piccanti, conserva pom-pep (pomodori e peperoni) agrodolce e con lo zenzero, mostarda di pere.
Si consigliava di accompagnarle con i formaggi, ma potevano anche piovere da sole sulle fette di consistenti, scuri pani diversi: al farro, al mais, all’anice.
Insieme a questi, un caraway seed cake, un pane dolce al profumo di carvi che accompagna bene salati e salumi. Quindi coglioni di mulo, budello ripieno di carne di maiale magra macinata fine, con dentro una barretta di lardo che mantiene la carne magra fragrante. Alcuni lo mangiano dopo averlo immerso nel vino rosso per due giorni. E’ sia umbro che abruzzese, lì si chiama mortadella di Campotosto. Si pensa origini da famiglie contadine abruzzesi, fedeli agli insaccati di mulo, e si sia poi affermato anche verso Norcia. Ovoidali e legati a coppia, ricordano i testicoli del prezioso equino, e quella sera testimoniavano la nostra indole rustica, anche se ci si avvicinava alle tavole dei ricchi.
Che altro? Una minestra di fagioli – fagioli, odori, un pezzo di prosciutto, e quando tutto era cotto (è stata raffreddata, il prosciutto sminuzzato, sgrassata e di nuovo riscaldata, né messo altro grasso oltre a quello del prosciutto) un paio di larghe manciate di prezzemolo e cipollina fresca. Annibale Carracci si infilava tra i pittori del Nord.
Pieter Claesz (Berchem, 1598 – Haarlem, 1º gennaio 1661)
Poi aringhe, previste nelle nature morte, anche se non nella foggia in cui sono state presentate: con panna e mele, alla moda di Oslo.
ll filo conduttore non filologico procedeva infatti per libere associazioni e c'erano anche due ciotoline, una con lacrime d’amore, un’altra con cioccolatini al peperoncino, a ricordare i sentimenti e la loro importanza anche nel XVII secolo.
Quanto al décor, oltre al citato tino di ceramica celeste e blu, si disponeva di vari appropriati bicchieri, i romer con rilievi antiscivolo per mani incerte di bevitori sul punto di perdersi, di opportuni argenti con aria secentesca, e di altri ammennicoli chiamati a far figura, come un limone che srotolava la buccia a ricciolo, tal quale ai mille che così fanno sulle tavole ed entro i bicchieri dei quadri olandesi, e di un coltello in bilico sull'orlo del tavolo, altro pezzo forte delle still life in questione. C’era poi un ospite olandese, ma fu pura fortuna.
Quanto ai vini, arrivarono, pensando alle aringhe, un aromatico, secco Gewurztraminer Saint Valentin St. Michael di Eppan 2001 e pensando al pasticcio, un rosso San Fabiano Calcinaia, Chianti classico 1999, profumi fruttati in armonia con il Gewurztraminer, ma con sapori minerali nel retrogusto.
sabato 19 settembre 2015
Crema di marmellata e cioccolata
Di Artemisia
150g di zucchero triturati finemente con 150g di cioccolata amara; aggiungere 150g di marmellata di cedro, due uova: mescolare bene con un robot.
Versare in una teglia imburrata e infarinata, 20cm di diametro, bordi bassi, e cuocere per 15' in forno a 180°.
Si avrà un composto molto morbido e cremoso, ma sodo.
Usata per farcire i pirritini al cioccolato.
venerdì 18 settembre 2015
Elogio della pasta e fagioli
Da Isolina
Piccole note autunnali. L'orto estivo sta lasciando il posto a quello autunno-invernale, ma ancora gagliardissimi i peperoncini si accompagnano agli ultimi cetrioli e le ultime zucchine. Quando, tanti tanti anni fa, venni per la prima volta in questo luogo, allora disabitato, incolto etc., una delle cose che mi colpì fu il finocchietto selvatico; sempre lo onorammo. Polverina si è concessa, ha reclamato altra razione, non ha mangiato, ha fatto finta di voler uscire, si è riadagiata. Arrivo all'amata pasta e fagioli. Non so perché questo umile ma tanto rincuorante piatto sia in via di estinzione o così pare a me. Le solite 4 dame e 1 cavaliere, per una cena di addio all'estate (c'era anche crumble di fichi) e di benvenuto autunno, appunto con la pasta e fagioli. Certamente non c'è bisogno di una ricetta, ma siccome ognuno ha la sua…
Pasta e fagioli
Incomincio con gli ottimi fagioli zolfini che metto a bagno per una notte e una mezza giornata. Poi a bollire, quasi solo a fremere, in abbondantissima acqua, non salata, (che mi deve servire poi per cuocere la pasta) fino al punto ottimo di cottura, cioè fagiolo tenerissimo ma per niente sfatto.
A parte intanto faccio un soffritto con pancetta affumicata, aglio e cipolla giovane.
Quando la pancetta è ben rosolata, aggiungo abbondante trito di prezzemolo, sedano, salvia. Faccio insaporire, quindi butto pomodori a tocchetti, giro e rigiro, salo. Abbasso un poco la fiamma, copro e lascio andate fino a disfacimento dei pomodori, quindi frullo.
Aggiungo una bella cucchiaiata di triplo concentrato di pomodoro.
A questa salsa, al momento opportuno, aggiungo fagioli interi, e poi fagioli passati.
Nell'acqua di cottura dei fagioli calo la pasta e la tolgo al dente. La verso nella pentola del passato ed eventualmente aggiusto la consistenza con altra acqua o altri fagioli o entrambi. Consistenza che, a mio gusto, deve essere giusto quel tanto brodosa per non essere troppo spessa, ma spessa comunque un poco…
In tavola belle macinate di pepe (quello selvaggio del Madagascar).
Una festa.

















































