domenica 1 aprile 2012

Zuppa di soffritto come a Napoli


 Da Alfredo

Sul tavolo di  Marzo 2012. Da Ida e Alfredo. La cena de o 'rraù. Nel menu di  Febbraio 2013. La cena dell'abbondanza napoletana. Infine c'è quella che Alfredo portò per una cena con sartù, Dicembre 2014. La cena del sartù di riso. A tavola. Fu mangiata con pane casereccio.

Ingredienti: frattaglie di maiale (polmone, trachea, cuore, cotenne, non metto milza e reni). Concentrato e passata di pomodoro. Sugna, olio d'oliva. Peperoncino rosso (uno o mezzo a seconda di quanto piccante la volete). Almeno quattro papaccelle rosse. Alloro, da noi chiamato Lauro. Vino rosso 150 cl., sale.

Preparazione: i pezzi di carne ben lavati vanno soffritti nella sugna e nell'olio aggiungendo man mano vino rosso (120 cl) da far evaporare. Aggiungere la quantità desiderata di peperoncino rosso e le foglie di lauro. Si aggiunge il concentrato e la passata di pomodoro, un po' d'acqua e il sale. Lasciare a "pipiare" rimestando di tanto in tanto.

La salsa di papaccelle va preparata a parte. Le papaccelle che sono dei peperoni corti e polputi (mi raccomando che siano rossi) vanno un po' sbollentati, privati della pelle e poi frullati in modo che si ottenga una certa cremosità. Quindi, a parte, uno spicchio d'aglio soffritto in un po' d'olio. Quando lo si nota dorato si toglierà e si verserà la crema ottenuta dalle papaccelle. Un po' di vino rosso da far evaporare.

Questa salsa la verseremo in quella di pomodoro e la lasceremo cuocere ancora per circa un'ora. Molta attenzione, perchè tende ad attaccarsi sul fondo della pentola.

Gustare bollente su crostini o per condire i vermicelli.



 



3 commenti:

LunaMea ha detto...

il ritratto e' di Alfredo?belli i mici curiosi!!

artemisia comina ha detto...

Alfredo sputato :))

Giuliana ha detto...

questo piatto me ne ricorda uno calabrese, mangiato un paio di volte durante una lontana vacanza al mare vicino a Sibari.
Si fa nell'entroterra cosentino, ed è molto buono, anche per me, milanese arrivata per la prima volta in quelle zone, e abbastanza restia ad assaggiare interiora....
Piccante il giusto, e annaffiato con un Cirò freschissimo...me lo ricordo ancora oggi, nonostante siano passati moltissimi anni..
una vera poesia, come tutti i cibi poveri e semplici...
complimenti sinceri ad Alfredo, e alla mano fatata di Artemisia..

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