sabato 23 aprile 2016

Fritti di latte, ovvero crema fritta come nell'ex Regno di Napoli.


Da Mentuccia Fibrena.

Copio gli appunti di mia madre Aida, che a sua volta portava con sè, fresca sposa, le note che aveva scritto per lei, sprovveduta, l'amica Celeste, giovane sposa di esigente farmacista di cittadina a nord dell'ex regno di Napoli; cittadina vivace da cui Aida, figlia di notaio intrinseco al farmacista, si allontanava con animo esule per affondare (così sentiva) in remota rurale campagna nella casa del marito. Le note, ricche di consigli e ricette, prospettavano comunque un futuro da padrona di casa che avrebbe ricevuto spesso ospiti, come aveva fatto la madre di Aida e come faceva Celeste; haimé, poi successero moltre altre cose; tra le altre, tagliò la testa al toro la seconda guerra mondiale. Ecco la nota di Celeste sui fritti di latte tradotta da me (alla lettera la riportiamo sotto; straodinari gli stili con cui si scrivono le ricette, a volte veramente demenziali).

Fritti di latte, traduzione di Mentuccia

Mettere a sobbollire sul fuoco  250g di latte intero, tre cucchiai colmi di farina (regolarsi, ce ne potrebbe volere di più) e un tuorlo; si mescola e si tira indietro quando il composto è abbastanza duro.

Aggiungere un cucchiaio raso di zucchero e un pizzico di sale, un altro tuorlo, la buccia grattugiata di mezzo limone e una noce di burro (verificare la durezza del composto: se è troppo duro, si può aggiungere del bianco d'uovo).

Mescolare di nuovo fino ad avere un impasto omogeneneo; stendere in un vassoio rettangolare e far raffreddare.

Quando ben fredda, tagliare la crema a piacere, passarla in uovo battuto e poi nella farina, e friggere in olio d'oliva a fuoco moderato. 


Fritti di latte come dice Celeste

Dose per un uovo: per ogni bicchiere (da vino) di latte tre cucchiai colmi di farina (e anche più se occorre) e un uovo (solo il torlo).

Mettere sul fuoco a bollire latte e farina insieme, e si gira sempre e si tira indietro quando il composto è abbastanza duro.

Si aggiunge un po' di zucchero e un po' di sale, un torlo d'uovo un po' di limone grattugiato e burro quanto una noce.

Si gira fino a formare una pasta omogenea e poi si mette a gelare in un piatto spiano.

Gelati che siano si tagliano con forme a piacere e si indorano all'uovo battuto, si passano alla farina (o viceversa) e si friggono a fuoco moderato.

Lo zucchero si può mettere anche prima, insieme al latte e alla farina. Se il composto viene troppo duro oltre i torli mettere anche il bianco. Quando non si vogliono sciupare le uova si può adoperare anche il bianco; e un uovo intero può bastare per un mezzo litro (più o meno) di latte.


Da Maria Luisa

La cugina di Mentuccia, la figlia di Virgilio fratello di Aida aggiunge:

Dal baule dei ricordi di una ragazzino sempre alle calcagna delle sorella darorata: Aida la bella con un lungo abito d'oro che ne fasciava il corpo sontuoso e giovane, in un'altra vita e un altro fidanzamento, poi finito a rotoli...e pare che il padre della futura sposa dicesse confidenzialmente al futuro genero: Ma pensaci bene, questa è tutta matta! O il quadretto domestico madre-figlia (bella tenzone ad armi pari!) in cui nonna Gigina rincorreva una figlia caparbiamente decisa ad abbandonare la lunga chioma trecciuta in favore dei nuovi tagli "a la garconne", fanciulla che brandiva un paio di forbici e che, appena fuori della portata e delle grinfie materne, si girò verso di lei e, con decisione, disse: "Guarda!" e...zac, addio treccia...scene che quel ragazzino estasiato serbava ancora nel cuore e nella memoria, alle radici della sua storia, e ne ha trasmesso traccia a me ed a mio figlio, di generazione in generazione.

1 commento:

isolina ha detto...

Nostalgia di mangiari serali fatti da mia madre oer noi bambini. Lei era lombarda, forsela ricetta è veramente interregionale e borghese

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