Di Artemisia
Nuovo
tipo di corna, del tutto inedito, eppure degno di entrare nella tradizione marocchina. Prima dò la vera procedura, poi quella tradotta per rifarle. Procedere. Prima di tutto, fare le corna di gazzella al cocco, fino al momento di inzuccherarle. Poi, in sequenza: lasciarne metà senza
veste di zucchero perché pensate di metterla poi, ma anche perché non sapete se volete metterla o no. Chiudere
quelle senza zucchero in una scatola di latta, soprassedendo; poi
pensare che non c'è paragone: quelle con lo zucchero sono molto più
buone; indugiare in questo pensiero, svogliatamente rimandando di metterci mano. Riprenderle dalla scatola dopo due giorni, immergerle
in una ciotola con acqua di rose, poi in una con zucchero a velo; dopo poco - già eravate
perplessi, si è visto subito che si bagnavano di più - trovarle
bagnate, con effetto tutto diverso dalle primigenie, lo zucchero
assorbito, evidentemente la sosta ha cambiato tutto. Accendere
il forno a 160° funzione ventilata, schiaffare le corna dentro su una griglia per asciugarle un po'. Tornare a
scrivere, pensare che oramai sono andate, dimenticarsele. Pensare
a tutt'altro, perdersi nella scrittura, risvegliarsi di botto, vederle
tutte nere e fumanti davanti agli occhi, tornare di corsa
al forno - haimé dopo tempo indefinito - spegnerlo, trovarle tutte
brunamente dorate con guscio di
bianco zucchero affiorante, pensare vassape', aprire il forno, lasciarle
lì rimandando l'amaro calice della verifica. Rimettersi a scrivere con vagosottofondo di corna di gazzella nella mente. Dopo
un po' ammettere di ripensarci, tornare al forno, farsi coraggio,
infilarvi la mano, è oramai freddo, decidersi, metterne in bocca una -
hanno un aspetto vegetale, minerale, la natura morta gli si addice -
soffermarsi indecisi, masticare, trovarla buona, chiedersi se c'è
l'indulgenza che non vuole saperne della verità. Far
passare mezz'ora, valutare nella memoria il croccante abbrustolito e
friabile che le permea fin nell'intimo,
tornare al forno, metterne in bocca un'altra, trovarla ottima, metterle
in una scatola, chiuderla per non mangiarle tutte, chiedersi se mai
più. Per il comportamento della pasta delle corna e le differenze tra una pasta e l'altra, può essere utile vedere Pasta per Kaab ghzal. Corna di gazzella marocchine. Vedi anche Monografie. Tutte le corna di gazzella di AAA. Siamo anche in un'altra Monografia: Medio Oriente - Nord Africa.
In una ciotola: 100g di zucchero e 100ml di olio vegetale di sapore delicato (ho usato quello di arachidi), un vasetto di yogurt greco, 100g di farina di cocco, due sorsi di latte di cocco, uno di acqua di rose, una bustina di lievito per dolci, un pizzico di sale e poco a poco 600g di farina00 setacciata (potrebbe essere di meno, per me è stata di meno, circa 500g).
La pasta deve essere molle e modellabile.
Fate tante palline dello stesso peso (ne ho fatte 33); rotolatele prima
tra le mani facendo un cilindretto, poi sul piano di lavoro affinatene
le punte; giratele e fate un arco di luna.
Poggiatele su una teglia coperta di carta da forno e fate cuocere in
forno già caldo a 180° per 10' circa (test: chiarissime sopra, dorate
sotto: basta; vedi foto sotto).
Fatele raffreddare, riponetele in una scatola di latta per un giorno o due.
Immergerle
in una ciotola con acqua di rose, poi in una con zucchero a velo, che verrà abbastanza
assorbito (grazie alla sosta di un giorno). Lasciarle lì mezz'ora.
Accendere
il forno a 160°, funzione ventilata, schiaffarvi le corna su una griglia.
Tenervele per il tempo necessario (30'?) a renderle brunamente dorate con bianco zucchero affiorante.
lunedì 20 ottobre 2014
Corna di gazzella biscottate
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