lunedì 11 marzo 2013

Torta di arance di Claudia Roden


Da Isolina

Più semplice non si può e veramente fool proof. Da una ricetta di Claudia Roden. Ho solo aggiunto una bagna di Cointreau e un sottilissimo strato di marmellata di arance. La consistenza è morbida morbida... giusta. Quasi al cucchiaio ma non proprio. Riposa anche per giorni, come farà in questo caso. Mi sono portata avanti.
 
Si fanno bollire 3 arance per circa 45 minuti fino a renderle tenere. Appena trattabili si tagliano in quattro, si tolgono filamenti ed eventuali semi e si frullano.

In alto contenitore si montano 6 uova e 250g di zucchero, a lungo.

Quindi si uniscono le arance, 250g di farina di mandorle e 1 cucchiaino di lievito in polvere (lo metto, ma che ci fa?).

In teglia imburrata a 190° per un'oretta scarsa.

Con un grosso stecchino punzecchio tutta la superficie, irroro di Cointreau. Poi con un pennello, marmellata di arance.
 
Versione di Artemisia
con arance e bergamotto

Ho delle arance di giardino, dei bergamotti arrivati dalla Calabria, sto provando dolci sedicenti siculi con arance intere dentro, è il momento di provare questa. Ottima: bagnata ma non bagnata, agrumata, squisita. Cambiamenti: arance crude, e niente alcolici (mi fo mussulmana) né marmellata, ma profumo di acqua di fiori d'arancio e bergamotto (sto provando l'uso di questo frutto; così si sente il profumo ma non l'amaro, la prossima volta imbevo con due bergamotti). Le orchidee di casa rifioriscono, non cesso di rimirarle.

Ho proceduto così:

Frullo finemente 3 arance crude, ogni parte inclusa, tranne i semi; ottengo una crema.

Monto 6 uova e 250g di zucchero, a lungo.

Quindi unisco la crema di arance e 250g di farina di mandorle.

In teglia imburrata a 190° per un'oretta.

Spremo un arancio e un bergamotto, aggiungo al succo due cucchiai di acqua di fiori d'arancio.

Con uno spiedino punzecchio tutta la superficie del dolce, e vi verso su il liquido profumato.

Attendo che si imbeva tutto, ma è anche meglio che stia un po' lì, come dice Isolina.

Con succo di soli bergamotti


In questa versione il succo è di soli bergamotti, due. Squisita. Come si vede dalla foto, è una versione più bagnata, siamo quasi a un dolce al cucchiaio. Ma va considerato anche che qui viene mangiata il giorno stesso in cui è stata fatta; dopo un giorno si stabilizza. Nel menu di Febbraio 2018. Uno spuntino antropologico.











9 commenti:

Anonimo ha detto...

Isolina! le arance le lessi con tutta la buccia? sembra molto aranciosa.
Grazie
Raffaella

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Isa: il lievito ci fa proprio poco. Ma trattasi di ottimo
e gradevolissimo dolce. Congratulazioni! orsy

isolina ha detto...

Raffaella: con buccia, taglio via solo i poli. Importante per sapore e consistenza

Loredana ha detto...

Bella ricetta, ne ho appena provata una simile di Sadler che utilizza i limoni...anche i grandi chef si ispirano! :)

Pellegrina ha detto...

Appena li trovo riprovo, sicuramente con due bergamotti più l'acqua di fiori d'arancio. La consistenza ricorda in foto quella del ripieno della pastiera (ovviamente non c'è il grano).

Pellegrina ha detto...

Si sta imbibendo...

artemisia comina ha detto...

e poi? :)

Pellegrina ha detto...

Assaggiata sia subito sia due giorni dopo: ottima. Capisco il discorso della crema dolce ma evidentemente non faccio parte dei "più fisimosi". Almeno non in quel senso, mettimi davanti a uno scaffale di biscotti e snack del supermercato e divento insopportabile :P.
Dosi mie: 120 zucchero canna raffinato (integrale per il bergamotto è troppo forte secondo me), 100 mandorle, 4 uova, due bergamotti grandi dentro e due spremuti sopra, uno piccolo e uno grande.
Stavolta è venuta molto meglio di quella con l'arancia perché i frutti erano molto sugosi, non ho dovuto aggiungere liquidi e i tempi di cottura erano perfetti.
Continuo a mangiarmi l'impasto crudo a cucchiaiate con immensa goduria. Di questo passo finirò col farci una mousse, non fosse che le mandorle sono sempre troppo granulose.
Il prossimo dovrebbe essere il gateau nantais (l'ho visto da Giuliana, dice che che viene da qui) ma ho in mente una mezza rivoluzione degli ingredienti. Anche se mi viene uno scrupolo filologico, perché se il dolce è degli anni 1820 è contemporaneo all'affermazione dello zucchero di barbabietola, il cui uso era fortemente sostenuto dal potere nella Francia della Restaurazione. Ah, complicato! Dovrei trovare qualche trattato dell'epoca.
Mica solo la manitoba o la cucina del junk food sempre più di moda risentono degli equilibri commerciali e dei rapporti di forza internazionali.
La seconda cosa che mi rende fisimosa in cucina è l'idea che il cibo sia oggetto neutro e che l'unica domanda davanti a una ricetta debba riguardare la possibilità di replicare con successo l'esperimento ;-).
Comunque la vera sfida da affrontare resta per ora quella specie di sfoglia orizzontale che hai pubblicato tempo fa: me la sogno la notte, devo trovare il coraggio di mettermici!
Sto riflettendo anche sulla marmellata di arance eterna, quella che rimane gonfia e pastosa: simili tempi non incoraggiano, ma effettivamente per la torta con cui è proposta dev'essere perfetta, oltre che insolita. Ad ogni modo, sempre per il mio particolare fisimosismo, se ne parla la prossima stagione.
Buon 1 maggio - con fave e pecorino, ovvio!

Pellegrina ha detto...

"la mia particolare forma di fisimosismo"

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