domenica 6 settembre 2009

Turchia. Mileto. La signora dei gözleme, una sorta di piadina.



Da Artemisia

Torniamo a Mileto, di cui ricordo il focoso, ardente sole di una precedente visita, che rendeva le pietre abbaglianti e l’ombra desiderato rifugio. Quest’anno è più clemente, tuttavia come la volta precedente non andiamo oltre l’immenso teatro romano, alle cui spalle si sparge quel po’ che resta della città, e lo percorriamo come curiose formichine, sopraffatte e sedotte dai suoi 15.000 posti e dalle immense, magnifiche arcate che forano abbracciandoli i possenti basamenti e che rilucono di morbido buio, aprendosi sulla luminosa campagna intorno, ancora intatta, come così spesso accade, miracolosamente, in Turchia. Accarezziamo le rovine delle colonne che segnano i posti d’onore, le artigliate zampe di leone felicemente disuguali che punteggiano i gradini e che suggeriscono una possibile, felina mobilità di quella impressionante massa di pietre, che la sconnessione mette in evidenza. Cornucopio, sempre alla ricerca dei frutti del mare e della terra, alza ritualmente al cielo una simbolica offerta di capperi.
Memorie greche, resti ellenistitici e romani, un caravanserraglio denso di fantasmi di turbanti nella molto liscia pianura davanti al teatro, là dove c’era un azzurro mare che i detriti del sinuoso Meandro hanno spinto a chilometri di distanza, un forte bizantino in cima alle gradinate, sul quale oggi sventola la rossa bandiera turca con la sua bella mezzaluna, tutto si intreccia mirabilmente senza confondersi, così come sui banchetti radunati sotto l’ombra del ciuffo di alberi ai piedi del teatro convivono Madonne, Diane Efesine dai molti seni (o, come alcuni dicono, dai molteplici testicoli) il profondo blu dell'occhio di Allah e perfino i Budai grassi e felici dell’estremo oriente, che sembra si siano felicemente insinuati fin qui. La signora dei gözleme, dal volto tondo come una luna appena un po’ raggrinzita ma sempre luminosa, ci blandisce e ci incoraggia ad assaggiare il suoi ottimi involti di fine pasta farcita di formaggio e spinaci, che in un istante ci allestisce spianando, grattugiando, abbrustolendo, chiacchierando sorridente senza l’inutile timore che la diversità di lingua impedisca la comprensione. Ma non osiamo bere l’ayran, il frullato di yogurt, sale e acqua che li accompagna sempre: ecco che sono qui a rammaricarmi. Sono caduta in incantamento per lei e per le sue sfoglie di pane non lievitato minimaliste, farcite di un nonnulla di peynir (bianco formaggio fresco di pecora, salato e fatto con latte non pastorizzato; simile alla feta) e di tenere foglie di spinaci. Cerca che ti cerca su web, trovo che si chiamano gözleme, che si fanno in vario modo (ne ho trovate con il lievito, con lo yogurt, con il latte, con lo zucchero nell’impasto), che si farciscono in tutti i modi (le attuali, anche banana e nutella; formaggio e/o spinaci è un classico, ma ingoiano anche patate, carne, ogni cosa), e che si piegano in tutte le maniere, anche, per dire, a pacchetto. La dama stava di fronte al gigantesco teatro romano, banchetto in una fila di banchetti e bancarelle ombreggiati dagli alberi che vendevano bevande, cibo, cartoline, dei e santini entro una assai tollerante gamma di religiosità. Opportunamente insistente e seducente, ci ha fatto mangiare un cibo divino che altrimenti non avremmo mai conosciuto, una lievità morbida e croccante. Gözleme significa occhi, a indicare i bruni occhietti arrostiti che ne segnalano la perfetta cottura, che viene fatta su un disco di metallo arroventato, in questo caso su una fornacella apparentemente a carbone, in altri, visti su web, su fuochi a terra, o una specie di forno, o dovunque. Penso di provarmici con una pasta fatta di sola acqua, farina e sale, forse con una cucchiaiata di yogurt, stesa assai sottilmente. Cottura rapida in padella secca, e solo dopo una spennellata d’olio, come fa la signora. Ce n'è una versione di Isolina: Gözleme, Turchia.

Pasta: acqua, farina e sale, una cucchiaiata di yogurt:

Stesa assai sottilmente.

Grattugiarvi poco peynir (bianco formaggio fresco di pecora, salato e fatto con latte non pastorizzato; simile alla feta) e aggiungervi poche tenere foglie di spinaci.

Chiudere a calzone.

Cottura rapida in padella secca.

Dopo una spennellata di burro fuso.

Tagliare a quadrati.










25 commenti:

Franz Mosco ha detto...

Settembre, andiamo. E' tempo di tornare.

partono le rondini, riaprono le scuole e riaprono i blog.

Bentornata, Arté

Francesca ha detto...

olè ! bentornata! aspetto, oltre al libro che sai :), la piadina turch-ina fatta da artemisia.
buona serata

nina

niky ha detto...

Bentornata Artemisia!
bello ritrovarti qui :)

papavero di campo ha detto...

letarghi?! ma quando mai!

è tornata l'Artemisia!
Artemisia Artemisiuccia dimmi quanti tesorucci!

Federica Simoni ha detto...

interessante!! allora aspetto...
ciaooo

MarinaV ha detto...

Meraviglia! E ti sei ricomprata il mattarello lungo come quello della signora?

frenci ha detto...

i tuoi letarghi estivi, cara artemisia, mi hanno dato modo di esplorare la tua accademia anche nel più recondito dei suoi angoli, al punto che, ormai, mi sembra di conoscere personalmente te e tutto il tuo mondo, oltre che la cucina che proponi, sempre interessante, perchè frutto di ricerca e di attenzione verso l'aspetto culturale e storico di ogni piatto... avrei tanto altro da dire, ma per ora mi trattengo... splendido questo reportage, credo e spero ne seguiranno molti altri sulle tue ultime vacanze, molte grazie e a presto... francesca

Mercè ha detto...

Bentornata Artemisia!!!
Che meraveglia di vacanze!!!

Ana Miravalles ha detto...

Che piacere averti di nuovo qui!
un caro saluto dall'Argentina

Anonimo ha detto...

bentornata.
quello di Mileto non é altro che un tortello alla lastra e il ripieno é simile al nostro di ricotta,spinaci lessati e grana. in fondo la piadina viene proprio dal mondo mussulmano, approdata poi sulle coste romagnole. com'é piccolo il mondo!

dede leoncedis ha detto...

anche tu Turchia come il mio archeologo di fiducia, il quale aimè si è mostrato troppo poco attento a dettagli di carattere gastronomico. Penso con dispiacere a quante occasioni si sarà lasciato sfuggire

Lydia ha detto...

Che bello ritrovarti!!!
Aspetto con ansia altre foto e altri racconti

sciopina ha detto...

Bentornata! Non vedo l'ora di gustarmi questa e altre delizie...

Grazia ha detto...

ah per fortuna sei tornata!

pendo già dalle tue labbra...

Martissima ha detto...

Artè, rieccoti a riaprire i battenti,si cominciava a soffrire di astinenza di piatti genuini e mediterranei...ed ecco che torni e subito ci accontenti con questo work in progress della signora turchina...;-) bentornata!!

marzia ha detto...

bentornata e... grazie per questa bellissima apertura. chissà quali altre meraviglie seguiranno...

artemisia comina ha detto...

grazie di nuovo e ancora, care amiche, che piacere ritrovarvi tutte, una dopo l'altra :))

sì, mi piacerebbe avere una gerla piena per offrirvi molte cose, le biciclette veloci guidate da quegli scriteriati di Amsterdam, il festivo traffico di barche nei canali tra brindisi e spuntini dei lieti naviganti, l'azzurro dell'Egeo, i pini che crescono con le radici a bagno nelle onde, i delicati sassi che il macinio del tempo ha lasciato tra gli arbusti arroventati di agosto, chi con un volto, chi con un frammento di ghirlanda, il rosso e vellutato scorrere del sugo di pomodoro nella cucina di campagna aperta sulla valle, tra l'affaccendarsi di molte mani...

dovrò darci giù, perché sono sempre indietro con quanto preme nella bisaccia.

piadina, sì, cara anonima, ma mi pare che questa pasta turca si sforzi di essere più sottile, di diventare un velo, tanto che spesso l'involto si ripiega per tenere la farcia. e poi: sì, la fratellanza, volenti o nolenti, che abbiamo con il mondo mussulmano, ma anche il ricordo dell'India, che pare abbia dato un gran contributo, sempre attraverso gli islamici mediatori, a questo tipo di pani. E poi come no, i tortelli alla lastra, di cui ho avuto una ricetta così intrigante che andrà provata, ora che sono tornate le zucche.

dede, come mi sarebbe piaciuto avere con me un archeologo di fiducia, mentre interrogavo una fila di sassi, un muro vedovo, tutto quello scrivere in un linguaggio complesso che fanno le rovine!

marina, niente matterello...non che non lo abbia cercato, ma frequantando porti, trovavo ciò che si vende a una barca, e pare che i matterelli non siano contemplati :(
ma chi vivrà, otterrà...intanto, ci proverò con un materello molisano.

erika ha detto...

ti aspettavo anche io... so che quanto manchi per lungo tempo è per raccontarci poi un sacco di cose, foto, ricette e cultura.

bentornata e... anche io mi sarei incantanta a guardare la dama con le sfoglie.
:-)

Cuoche dell'altro mondo ha detto...

Bentornata cara Artemisia. Ci sono mancati i tuoi post. Ho spesso parlato nel mio blog del negozietto turco che adoro. Da qualche mese, nel reparto panetteria c'è una signora che fa dalla mattina alla sera queste "piadine". Le farcisce con spinaci e feta e tanto peperoncino. Io non resisto quasi mai e me ne gusto una ancora calda calda in macchina :-) E poi fa delle splendide lamacun (non so se si scrive così), praticamente la pizza turca. Mamma che fame.

Un abbraccio
Alex

artemisia comina ha detto...

@ erika, ben ritrovata, cara erika!

@ ciao alex, ogni tanto penso ai tuoi stati d'animo, e mi chiedo come va :)
anteprima: ho nel mio prossimo futuro blogghesco un nuovo pane turco, lievitato, che si fa in padella, morbido e tenero come un fungo.

@ frenci-francesca, mi fa davvero piacere di saperti in visita così intrinseca, in ogni stanzetta o corridoio o soffitta o anfratto di AAA :))

elisabetta ha detto...

Che felicità rileggerti! e ricominciare così... mi sono letta d'un fiato tutti e tre i post, ma davanti a questa squisitezza mi sono inchiodata, e la fame è schizzata alle stelle ;-)

la belle auberge ha detto...

Bentornata! Che piacere rileggerti e gustare con te paesaggi rovine e piadine ;)
eu

artemisia comina ha detto...

@ elisabetta, piacere di rivederti!
grazie delle note da berlino :)

@ eu, ho visto il tuo seducente pane indiano, grazie anche a te.

Any ha detto...

Mi fa un immenso piacere scoprire questo blog. Fa sempre bene conoscere nuove culture.
Ho avuto la fortuna di mangiare queste meraviglie nella loro terra d'origine e posso dire che sono una delizia.

artemisia comina ha detto...

benvenuta any :)

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