mercoledì 20 luglio 2016

Pistacchietto, o salsa di nepitella


Da Mentuccia

Nel grande mortaio di pietra che veniva dalla farmacia di un bis-zio, dal fondo odoroso del pistacchietto precedente, si pestavano le foglie spesse, pelose e tenere della mentuccia, ovvero della nepitella o calamintha nepeta, che prima si era andata cacciando e raccogliendo tra l'erba del giardino, turgida anche sotto il cocente sole; fogliette che disfacendosi sprigionavano olii così pungentemente fragranti da stordire il pistatore. Tali erano quelle speciali fogliette locali, e ogni trasferimento altrove delle suddette piantine fallì, sempre: si scoloravano, si intristivano, non erano più le stesse.

Alla mentuccia si andava aggiungendo ogni tanto una goccia dell'aceto, che pure resuscitava i morti, prodotto col vino di casa, preso dalla botticella cui giù in cantina era dedicata una stanza dal suolo cosparso di patate e per ciò immersa nel buio pesto, anche se sarebbe bastato aprire gli scuri che lasciavano trapelare una lama di luce perchè entrasse in massa la luce della valle. Sotto la botticella, a parare la goccia, una piccola brocca che sbreccandosi e venendo così esiliata, si salvò dall'oblio e dalla definitiva rovina; sospetto sia una degli arredi di cucina più vecchi della casa.

Con questa poltiglia verdissima e alquanto micidiale si aromatizzavano gli innocenti, dolci fagiolini, congiuntamente benedetti dall'ottimo olio d'oliva che, attraversato il vicolo, si andava a prendere al montano, altro luogo mitico della casa.

Con le patate si facevano le ottime  Patate al vapore.






1 commento:

polepole ha detto...

Pesto profumato, storia altrettanto. Andrò in cerca di mentuccia per provarlo, intanto però lo inserisco nella raccolta dei Pesti Possibili del CircoloVizioso, ok? :)
(questa: http://ilcircolovizioso08.blogspot.it/search/label/PestiPossibili)

Grazie anche per il salvataggio della brocca, certi oggetti passati non devono essere buttati.

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