Maggio 2012. Si va a Furore. Trascirvo le note con cui ho accompagnato il viaggio prima passando da Napoli, poi arrivando Furore. Eccole:
- Siamo a Napoli, in una casa ospitale. Le finestre danno sulla verde massa cupa di villa Floridiana, di cui ricordo i giardini affacciati sul mare e le belle porcellane. Dopo una pastiera buonissima, mai vista, sgranata e morbida e umida, un po' spampanata, hanno tirato fuori due chitarre e si sono messi a cantare, prima uno, poi due, poi tre; così, alla spicciolata, prodigando manciate di una ricchezza musicale che sembra non finire mai, tutte le vecchie canzoni napoletane, dolci e ironiche, tutti partecipi di questo tesoro segreto così presente per loro e invece quasi perduto per noi.
- Oggi si va a Furore, luogo da sempre solo sfiorato, nel fiordo che incanta, con un nome che è irresistibile sirena.
- Furore si chiama il paese, e sta alto sul mare.
- Alti muri di pietra rinserrano orti che neppure l'incuria rende sterili, e che, se nuovamente amati, se vi si fa crescere l'insalata, il pomodoro, la vite, l'ulivo, il gelso, l'albicocco, si prodigano a gettarceli in grembo a manciate generose, unendovi tante erbe selvatiche e buone che di più non si può, che Antonella va conoscendo una dopo l'altra per le sue zuppe e insalate.
- Non avevamo ancora messo piede a Furore, che il secondo passo è stato entrare nelle cantine Cuomo, guidati dalla spiccia signora che ci
illustrava la sua grotta che ha richiesto tre anni di scavo a mano,
ovvero con umani armati di martello pneumatico. I nostri ospiti che
hanno casa e vigna lì le danno la loro uva.
- Se gli dei volessero dire che abitano a Furore, ci crederemmo. Io sono
stata loro ospite, mi sono vista offrire un formaggio d'oro, ho voluto
sapere tutto. Ecco la notizia: L'azienda agricola La Volpe Pescatrice, in collaborazione con
Gregorio Avitabile, pastore casaro con ovile in Tovere di Amalfi, ha
inventato un nuovo formaggio, il Casone, in omaggio alla denominazione del luogo e in riferimento al caseus. Ci si tiene a notare non è il piacentinum ennese, che ha anche il pepe. Antonella, la locale dea, dice: Il Casone, grande cacio e nome con cui viene identificata la nostra
casa, nasce a dicembre dello scorso anno dopo il primo raccolto di
zafferano. Ci ritroviamo con un barattolino di stimmi e pensiamo di
proporre a Gregorio e Carmela Avitabile, grandi casari di Tovere
(frazioncina di Amalfi), di provare a produrre un pecorino allo
zafferano. Con un grammo di zafferano e dieci litri di latte di pecora si produce un chilo di formaggio. Quello che abbiamo mangiato insieme aveva una stagionatura di quattro mesi. Ora stanno provando una stagionatura più lunga. L’idea di produrre il Casone nasce anche dalla voglia di valorizzare
alcune sperimentazioni della Comunità Montana dei Monti Lattari, che
alcuni anni fa ha provato la coltivazione del crocus sativus nei
terrazzamenti con vigneto a pergola. Sotto la vite viene una buona
produzione di zafferano. Questa cosa ha avuto su di noi un grande
fascino e l’avventura è cominciata.
- Il pranzo sotto la Pergola del vitigno che caratterizza il bianco di
Furore, il ripolo, è stato accompagnato dal vino che altre viti più
anziane produssero, e che quella pure dará quando crescerà. Il mare invitava a diventar
gabbiani e librarsi sull'abisso oltre il verde sprofondo. Menu: Fior di latte al limone, Mezzanelli lardiati con pomodorini del piennolo, Pancetta e Salame di maiale agerolese, Pane abbrustolito alla carbonella, Formaggio Casone allo zafferano, Zucchine a scapece, Melanzane a scapece, Insalata di frutta, Ciliegie, Dolcetti napoletani.
Mezzanelli lardiati, come si fa Furore
Fior di latte al limone, come si fa a Furore
Pancetta e Salame di maiale agerolese
Pane abbrustolito alla carbonella
Formaggio Casone allo zafferano
Zucchine a scapece
Melanzane a scapece
Insalata di frutta
Ciliegie
Dolcetti napoletani
1 commento:
Che sogno! Furore !!!!
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