sabato 8 aprile 2017

Zuppa Inglese Napoletana di Zia Olimpia.


Da Alfredo

Si erano conosciuti sul sagrato della chiesa della Cesarea, lui un bell’uomo alto con folti baffi neri. Lei piuttosto esile, elegante nel portamento. Ventitrè anni lui, laureato in legge e da un anno nello studio di un principe del foro napoletano. Lei diciassettenne, forse scuole private dalle monache di Santa Geltrude e sudi di francese e pianoforte.

Lui sfacciato: "Signorina permettete di offrirvi una Zuppetta nella pasticceria qui accanto?"
Lei arrossita: "Grazie no, ho appena fatto la Comunione e poi che direbbero i miei fratelli e le mie sorelle e il mio confessore se commettessi subito un peccato di gola in più con uno sconosciuto?"
"Ma io non sono uno sconosciuto, con vostro fratello lavoriamo nello stesso studio"
"Allora venite a casa nostra e vi offriremo un rosolio e una Zuppa inglese fatta da me"

Così si fidanzarono. Dopo qualche mese lui con un amico se ne andò in America a New York. Si erano giurati fedeltà ed eterno amore, ma ben presto dopo scambi di lettere e cartoline appassionate di lui se ne persero le tracce. Scomparso, morto? Non se ne è mai saputo più nulla. Ricerche, domande alla sorella rimasta a Napoli che rispondeva con un ambiguo: "Mettiti il cuore in pace".

Da allora in poi Zia Olimpia vestì sempre e solo di nero, pregava e spolverava casa. Ormai ottantenne, io la ricordo così, forse voleva mortificare la sua esistenza per la perdita subita.

E quando ho scoperto questa storia? Ho un bauletto dove sono conservati alcuni ricordi di mio nonno e dei suoi fratelli- anche il quaderno di zio Vincenzino, ve lo ricordate? Quello della minestra maritata - Tra le varie cose c’è una lettera e una cartolina indirizzate al fidanzato di zia Olimpia. La lettera è solo un ribadire l’amore di zia Olimpia, la cartolina è bellissima: raffigura un quadro di J. B. Greuze intitolato Fidelity. Una giovanetta con sguardo trasognato abbraccia un cagnolino che a poca distanza dal suo volto sembra voglia baciarla. La cartolina è indirizzata al Caro “bellimbusto” N° xxx 3° Avenue New York e con scrittura chiara e ottocentesca ella scrive: Baci dalla tua Olimpia. Forse la cartolina e la lettera non furono mai spedite, resta la testimonianza dell’impegno di fedeltà e di amore di zia Olimpia per quell’uomo.

Zuppa Inglese Napoletana di Zia Olimpia

Pan di Spagna
 
Imburrare e infarinare uno stampo apribile di 26 cm.

Montare bene 4 uova medie intere (non fredde di frigo), 150 gr di zucchero semolato, un pizzico di sale e qualche goccia di essenza di vaniglia. Prima bassa velocità, poi massima, finchè il composto "scrive": alzando le fruste si forma una fettuccia che ricade nella bacinella e rimane per un poco in evidenza, come se fosse un disegno, sulla superficie; non oltre gli 8/10 minuti di sbattitura.

Senza fruste elettriche incorporare 150 gr di farina 00, tre cucchiai alla volta, attraverso un setaccio, mescolando dal basso verso l'alto con grande delicatezza.

Versare nello stampo, livellare la superficie.

Forno già caldo, a 180°, per 30/35'.

Bagnare fette di Imburrare e infarinare uno stampo apribile di 26 cm.

Forno già caldo, a 180°, per 30/35'. con sciroppo di zucchero e maraschino.

Crema pasticcera

Mescolare in una casseruola 4 tuorli con 100g di zucchero.

Aggiungere a poco a poco 30g di farina00 setacciata, mescolando.

Versarvi poco per volta, mescolando, 1/2 litro di latte bollente.

Mettervi un sottile nastro di buccia di limone pelato con un pelapatate.

Mettere la pentola sul fuoco, mescolare, far sobbollire per 3-4'. Non far bollire, pena il sentore di uovo cotto.

Allestire

Bagnare fette di pan di spagna con sciroppo di zucchero e maraschino.

Distribuire uno strato di crema pasticcera e uno - sottile - di marmellata di amarene.

Continuare così per più strati.

Sbattere le chiare d’uovo rimaste dalla preparazione della crema pasticcera e distribuirle sul dolce appena preparato.

In forno caldo per pochi minuti per formare una crosticina dorata.

Decorare con qualche amarena.


3 commenti:

Giacinta ha detto...

Bellissimo il tuo disegno. Riproduce fedelmente ( a proposito di fidelity ) l'atmosfera cordiale e raffinata di un momento d'intrattenimento del tempo che fu:-)

Ciao!

isolina ha detto...

SEMBRA PERFINO MIGLIORE DI QUELLA CHE PREPARAVA MIA MADRE, ricetta mai avuta davvero, ma ricordo la squisitezza della crema, inglese però, e di quella di cioccolato.
Una delle storie che avevo sentito a proposito del nome era che fosse dovuta ai soggiorni toscani dela regina Vittoria e del dolce che facevano per lei, la zuppa per quell'inglese...
So di certo che non apprezzava il poco riguardo del personale per la sua augusta persona. Nelle sue memorie ad un cetto punto dice:questa gente pensa di essere come noi... Purtroppo non ricordo il titolo del libro, una specie di suo diario di un soggiorno da queste parti

artemisia comina ha detto...

uhuh interessante la fiaba su Vittoria... ma pare che la zuppa inglese pare debba il nome a Ferrara e a contatti molto più antichi tra regni. Tempo fa avevo fatto una "ricerca", poi dimentico tutto, ma l'ho appuntata da qualche parte, forse perfino su AAA.

Il disegno per me è molto napoletano, questi magnifici palazzi super fané che danno su vicoli fascinosi.

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