venerdì 24 gennaio 2014

Zuppa tartara di Artusi


Ancora un piatto di Imperiuzza che Artemisia mangiò con soddisfazione, di nuovo compiacendosi di ciò che  esce dalla cornucopia della cucina di casa confortevole, semplice, bella. Nel menu di Dicembre 2013. Da Ida e Alfredo. Un invito quasi natalizio.

Da Ida detta Imperiuzza

Il signor Pellegrino Artusi la chiama zuppa tartara; io ho preferito farne porzioni individuali, dentro formine monodose di alluminio foderate di pellicola per facilitare l'uscita del dolcetto.

Fondo di savoiardi imbevuti in alchermes che mi affascina per il suo colore e per essere così retrò.

Poi leggero strato di marmellata di visciole; in effetti si può usare qualunque marmellata, io tra quelle che avevo, tutte rigorosamente fatte da me, ho scelto quella che considero la più preziosa e adopero solo per le grandi occasioni.

Poi uno strato di ricotta condita con zucchero e cannella (quantità a gusto).

Quindi altro strato di savoiardi inzuppati di alchermes a chiudere il tutto.

Si mettono in frigorifero e quando si sformano (anche il giorno dopo) ci si mette sopra un pochino di marmellata, si spolverizzano con un po' di cannella e ci si poggia su una fogliolina di menta.



11 commenti:

papavero di campo ha detto...

l'Alchermes, un caposaldo! nella cultura dolciaria del sud, è imprescindibile, come per il liquore Strega. ( mi parve una bestemmia che la Sigrid del famoso cavoletto ignorasse l'esistenza dell'Alchermes!)
Rivalutazione quindi a piene lodi di codeste ricette che hanno la sapienza antica di una memoria e di una prassi fatta sì di abitudine ma in una cornice di devozionale fedeltà alle cose buone per davvero!

Anonimo ha detto...

... ma quello che si trova al supermercato e' buono.... a me non ha mai fatto buona impressione. marche da raccomandare?
grazie. stefano

artemisia comina ha detto...

Quello dell'Officina di Santa Maria Novella, che ha pure una bellissima bottiglia.
http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/bevande/Alchermes-elisir-di-lunga-vita.html

artemisia comina ha detto...

io lo amo, specie per il colore, ci dipinsi una frolla con grande soddisfazione.

papavero di campo ha detto...

beh quello dell'Officina Farmaceutica di SMN è specialissimo! anche nel prezzo, costicchia ma che importa? quelli invece del supermercato sono alla buona, annacquati ma non da disdegnare infine per la casalinghità dell'uso a cui son destinati, zuppa inglese anche per bambini oppure ciambelloni al tocco del rosso ;-) e c'e sempre la possibilità di farselo, con l'estratto Bertolini e l'alcool puro, una piccola figata da memoria familiare :-)

artemisia comina ha detto...

lo specifico dell'Officina è usar cocciniglia!

papavero di campo ha detto...

pare che adesso sia vietato usare cocciniglia, è vietato l'uso alimentare dell'essiccazione dell'insetto, non so se si adeguano alla nuova disposizione;
altri alchermes buoni sono quelli dei frati, di Camaldoli ad esempio o di Monte Senario

artemisia comina ha detto...

mumble mumble ho fatto una ricerca, non dovrebbe essere vietata la cocciniglia, stando a questa tabella, per altro complessa per un non specialista, ma forse qualcosa di prossimo...
http://www.minerva.unito.it/Chimica&Industria/Dizionario/Supplementi02/AdditiviAlimentari/Additivi002.htm

comunque, ci buttiamo sui monasteri!

simonetta ha detto...

concordo sul fascino ed il gusto retrò dell' Alchermes: lo uso spesso nei dolci anche perché mi ricorda l'infanzia

Anonimo ha detto...

a me l'alchermes evoca le peschine dolci che faceva la nonna laura. pura poesia.
lei poi lo chiamava 'al chermes' (il chermes).. deviazione linguistica tutta emiliana.
aleppo

artemisia comina ha detto...

il signor chermes mi piace un sacco.

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