Gennaio 2025. Una corona per molti Re Magi e una Befana. Eravamo tutti belli, perché eravamo contenti; non sconsideratamente, scriteriatamente contenti, meno che meno tranquilli e beati, ma coraggiosamente contenti. Avevo confusamente in mente tre Re e una Regina spodestata che ogni tanto chiamavo Epifania; poi l'ho chiamata Befana e ho visto che ero io. Ho fatto i soliti pacchetti stregati: ci metti dentro nulla e diventano festosi regali, in una congiunzione tra ore e ore di incartamenti laboriosi dove eserciti di dediti gnomi tagliano e cuciono, e le tese mani grate di chi li prenderà, gli occhi felici qualsiasi cosa gli caschi in grembo, perchè si fidano. Questa volta ha voluto fare quasi tutto la Befana, che alla fine - anche durante - era un po' confusa, però i piatti le vennero incontro, e affatati anch'essi, si dettero da fare per riuscire. Si presentò alla ribalta una Torta di noci e formaggi con pasta al tartufo che aveva fatto tutto da sola ed era ottima in modo sorprendente (nel senso: chi ci credeva che lo sarebbe stata?); poi una Lasagna di verdure invernali: porro, cardo, carciofi, cavolo nero, con un cappello di sfoglia con sopra due strabiche stelle comete che si inseguivano per mordersi la coda dentro un cielo in tempesta, pur'essa ottima per simpatia, per bontà d'animo coincidente con quella del suo nascosto, morbido, caldo, fondente, palpitante cuore cremoso che contraddiceva la minacciosa bufera del suo cappello; poi un Patè en croute. Patè in crosta vitello maiale pollo, intorno al quale ci furono laboriosi traffici di un paio di giorni in una cucina a tre, Teo, Mercedes, io, a scambiarci auguri e maledizioni; quindi un'Insalata Favolosa cui si dedicò Marina portando con sè ingredienti e polverine magiche, ma poi improvvisamente, improvvidamente allungando - come nelle fiabe - la mano verso l'alimento proibito e ignoto adocchiato su uno scaffale, quello che se lo mangi diventi piccolissimo o grandissimo o muori, un certo olio aromatizzato con un digrignantemente diabolico peperoncino messicano che con le sue micidiali quattro gocce percorse i delicati, raffinati ingredienti come una roteante vampata di fuoco (comunque i commensali chiesero due porzioni, di tutto chiesero due porzioni, guardando ironici i prudenti maniscalchi che le facevano piccine). Insalata Favolosa: una base di sedano di Verona grattugiato, carpaccio di trota affumicata, finocchio e cavolo cappuccio viola tagliati sottilissimi, avocado, chicchi di melograno, arancia, limone e menta e un'emulsione di olio e frutti di lampone. Dopo tutto ciò comparvero ciotoline di caldo brodo profumato - alla moda dei pranzi cinesi, zuppetta in fine! - circa il quale Francesca andava sussurrando esservi gamberi e molteplici misteriosi aromi dovuti allo studio di come tali succhi li fa il sublime facitore di brodi di Ze Kitchen Galerie, William Ledeuil, di cui comperò il libro (invidia!) dopo che ne provammo felici la cucina a Parigi. Poi una Galette des rois amande citron. Gallette dell'Epifania con mandorle e limone che mentre la si cucinava andava dilagando ed esplodendo in cucina, restia a farsi catturare in nitida foggia spizzettata, infine domata dall'essere incoronata da una corona degna di un Matto. In accompagnamento soave, nostalgico di perdute estreme giovinezze, la Crema di cachi al cognac, con cui ricomparve mia madre con quell'aria angelica, quel battito amoroso di ciglia in cui a volte indulgeva davanti ai perplessi astanti.
Torta di noci e formaggi con pasta al tartufo
Lasagna di verdure invernali, porro, cardo, carciofi, cavolo nero, con cappello di sfoglia
Patè en croute n.2. Patè in crosta vitello maiale pollo. Francia
Insalata Favolosa
Galette des rois amande citron. Gallette dell'Epifania con mandorle e limone
Crema di cachi al liquore
Corona per l'Epifania, per la Gallette des Rois
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