Agosto 2009. Val di Comino. La vecchia casa si anima garbatamente per una cena quasi come una volta. Siamo da Mentuccia, nella grande casa di campagna affacciata sulla valle; valle che la sera intensamente azzurreggia e palpita, e se infili lo sguardo dal portone di ingresso al balcone dall'altra parte della casa, attraversando tre stanze, ne vedi in fondo l'oscuro splendore, che incupendo risuona di vibranti grilli, più tardi di languidi, lamentosi cani; tra gli uni e gli altri spesso è punteggiato di fuochi d'artificio, cui i paesi vicini si abbandonano uno dopo l'altro, ognuno col suo Santo, la sua Madonna, una sera dopo l'altra, costellandone le sere estive.
Tutte e tre le stanze diventano camera da pranzo, a seconda delle stagioni. Quella con il camino, con il pavimento di legno, che dà sulla valle, d'inverno; è l'unica che abbia diritto al nome: Sala da Pranzo. Quella di mezzo, con la porta finestra che dà sul giardino, detta Ingresso, d'estate. Quella su cui dà il grande portone d'accesso alla casa, detta Androne, dalla volta di pietra, in casi rari. Solo Mentuccia, che l'ha imbellettata con mobili recuperati dalla dispersione in cantina, con paralumi nuovi per lampade vecchie, con orchidee, la pensa adatta allo scopo; certo è la più fresca.
Si attendono ospiti che rimandano al passato, quando gli inviti da paese a paese si intrecciavano: sono di una famiglia cui ci lega una lontana parentela, che in campagna vale: le bisnonne arrivarono, sorelle bambine, dentro due ceste ai lati di un asino, dal vicino Abruzzo, e poi sposarono due uomini di paesi vicini, e andavano comunicando tra loro nello stendere lenzuola in modi convenuti.
Forse la casa lo sa, che è quasi - quasi - come una volta. Tiriamo fuori i piatti della madre di Mentuccia - garofani di Imola, bianchi e blu come suggerì Gio Ponti. Ma non mettiamo in tavola il magnifico servizio Ginori disegnato da Giò Ponti medesimo, avorio con figure arancio, immenso e non più toccato da tanto, dono di nozze del fratello alla madre di Mentuccia, di cui quest'ultima ricorda le favolose figure, tra tutte un'esile donna che se ne va su una barchetta, sciarpa al vento; ogni volta che lo vide usare, si aprì il grande tavolo per 24 nella parte più vecchia della casa, quella abitata dalla zia Bianca, e si stese una delle due tovaglie di fiandra con intessute le iniziali di Beatrice o di Severino, i nonni paterni. Si recupera però qualcosa che resta del servizio inizi Novecento, bianco con il rigo d'oro, e vassoi anni Trenta con il fondo di specchio, che fanno perdere l'equilibrio quando cammini tenendoli in mano, capovolgendo la stanza. Menu: Peschette al tartufo (magnifca invenzione della vicina Campoli, ricca di pregiati tartufi bianchi, a base di pesche verdi nane);Timballo di capellini, Sformato di verdure con polpettine (cavallo di battaglia della famiglia, che certo conobbe le citate tovaglie di fiandra), Pie con crema di pompelmo e frutti rossi. Cabernet di Atina.
Peschette al tartufo
Timballo di capellini
Sformato di verdure con polpettine
Pie con crema di pompelmo e frutti rossi
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