martedì 14 giugno 2011

LE MOECHE DI CRISTINA BOWERMAN. VENEZIA FA IRRUZIONE A ROMA.


Che sorpresa da Glass a primavera: ho trovato le moeche. Certo, dopo l'alga che sa di ostrica e tante cose mai sentite nominare trovate nel piatto, non avrei dovuto stupirmi. Però le moeche sono un'altra cosa.

I granchi in muta, dal tenero guscio commestibile, sono un piatto veneziano noto solo agli intimi che si precipitano a mangiare moeche nei periodi brevi in cui il granchio si espone al rischio. Trovarli altrove è uno spaesamento, una improvvisa coniugazione di due luoghi, Roma - Venezia, che la mente distingue. A Trastevere ha fatto irruzione il riflesso dei canali, la bianca pietra instabile, il rosso sgretolato dei mattoni, il bacaro. Le prime moeche, innumerevoli anni fa da Montin dal bel giardino, quello dove fu girato un film lacrimoso e celeberrimo che ne rese famose le foglie morte che cadevano sui funebri sentimentali protagonisti in un tutt'uno amoroso e funerale. Bellissimo il giardino, non più frequentabile il ristorante, almeno che io sappia. Poi cercate e trovate, chicca rara, altrove. Prima gonfie d'uovo e poi fritte.

Cristina invece ha tolto l'uovo, e ovviamente ha ragione. Il suo forte sapore dà una nota stucchevole, e dopo aver assaggiato le sue te ne accorgi.

Qui sotto il piccolo piatto dell'accoglienza di grande bellezza e buonezza, quel piccolo piatto che spesso preannuncia le novità.


3 commenti:

Unknown ha detto...

Le parole sono importanti. E tu ne trovi sempre di molto belle. Brava.
Daniela

stefania ha detto...

in fatto di cibo e racconti
siete sempre le più garbate
stefania monaco

Paula Feldman ha detto...

Buonissime le moeche. Mangiati per la prima volta a Baltimore negli Stati Uniti dove vengono fatti con spezie piccantissimi....però!

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