mercoledì 8 settembre 2010

VENEZIA. BÀCARI. L’ARCO.




Mi accorgo che anche il mondo dei sé dicenti gastrofanatici – che in generale verifico sapere poco del modo in cui si mangia a Venezia - non sa cos’è un bàcaro. E quando ne fanno l’elenco, includono trattorie e ristoranti. No, un bàcaro, se pur in evoluzione, è un bàcaro. Un banco dove si beve, in piedi, un’ombra, ovvero un bicchiere di vino (cosiddetto dal tendone che ai piedi del campanile di San Marco ombreggiava la rivendita madre di tutte le rivendite) accompagnato da cicchetti, piccole cose, bocconcini: mezzo uovo sodo, una polpetta, un nervetto, un piccolo crostino con il baccalà mantecato, una sarda in saor, una sarda imbottita e fritta, dei folpetti con il sedano; bello il mondo dei cicchetti, una volta ripercorrendolo ci facemmo una cena romana per 28 convitati.

I bàcari si frequentano a catena, uno dopo l’altro, un’ombra e un cicchetto dopo l’altro, spostandosi di calle in campo con passo crescentemente malfermo.

Molti stanno evolvendo aggiungendo qualche tavolo, dando qualche piatto più compiuto: una zuppa di spezzati, una pasta e fasioi, degli spaghetti alla bùsara. Allora ci si può sedere e diventare stanziali. Ma altri sono sempre all’antica, si sta al banco e basta. Come L’Arco, a Rialto. Sosta ambita dopo la spesa e prima del pranzo, famoso per i fritti (grande fortuna capitare quando escono dalla padella: ottimi) e la cucina microscopica, grande come una cabina telefonica.

Una rassegna di bàcari in AAA.

3 commenti:

Chiara ha detto...

me lo fece conoscere anni fa la Claudia C. ottimo posto dove ritorno ogni volta che Venezia mi rapisce...penso che mi rapirà presto di nuovo, aspetto il tempo giusto....buona giornata Artè..

la belle auberge ha detto...

leggo e immagino, immagino e desidero...

artemisia comina ha detto...

facciamo un incontro veneziano?

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