Maggio 2006. Una cena cara al mio cuore. Venivano amiche da lontano. Una sarebbe presto ripartita per andare più lontano ancora, la visita era di amicizia preziosa e di congedo, non ci saremmo riviste per un assai lungo, incerto tempo. Che strano, invece del dolercene prevalsero serenità, affinità, il riconoscere, prima di separarci, che saremmo state contente di fare molte cose insieme. Un alone di nostalgia, turbando appena, illuminava. Menu (mi accorgo che lo feci per sbocconcellare, per passare da un piatto all'altro senza importanza, per chiacchierare e guardarci infilando le dita nel piatto distrattamente): Tartellette con acciughe aromatiche, Barchette con i pomodorini caramellati, Mousse di zucca al limone, Minibabà con i ciliegini, Magret con pere, miele e aceto balsamico, Creme brulée, Biscottini romani fatti da Alda.
sabato 30 aprile 2016
venerdì 29 aprile 2016
Crostata superfondente
Nell'ambito delle Crostate, siamo nelle Crostate. Di tutto un po'.
Da Artemisia
Ritengo che una crostata non sia per niente facile da fare - come l'uovo al tegamino. I piatti super semplici si reggono su equilibri delicati, dove un colpo di vento eccessivo su una foglia fa cadere l'albero. Annotiamoci tutto di questa, venuta superfondente: tra pasta e marmellata c'è una sorta di confusione. Per esempio, contano le misure della fascia, oltre che il tipo di frolla. Ho usato la frolla superfondente di Alda Muratore, che la descrive così: Per una folla superfriabile, quella che si scioglie in bocca e non si rompe in tanti pezzi quando tagli la fetta, la proporzione è: burro pari alla metà della farina, zucchero pari alla metà del burro, niente uovo: se proprio necessario, qualche goccia di acqua fredda. È più difficile da lavorare, ma è l‘ideale per le crostate con ripieno di crema, o per i biscottini sablé. In entrambi i casi, io inizio l’impasto nel robot da cucina e lo finisco, rapidamente, a mano. In questo modo, la pasta non si scalda ed evito il tempo di riposo. Anche in questo caso, la cottura è importante: la frolla dev'essere appena dorata. Sul tavolo di Aprile 2016. Lo spuntino dei piatti olandesi. Con marmellata misteriosa molto fluida, strato super sottile. Sul tavolo di Maggio 2017. Lo spuntino della visita la museo.
Frolla: 300 di farina00, 150g di burro morbido, 75g di zucchero.
Fascia d'acciaio bassa, 25cm di diametro per 2cm di bordo.
Strato di marmellata di arance cremosa e densa (scura perché un po' caramellata) sottile.
Sopra fiori oltre che strisce - larghe e spesse, sia perché altrimenti si spezzano, sia perché così fondenti ci stanno benissimo un po' polpute - anche perché la quantità di pasta non mi avrebbe permesso una griglia.
Permanenza in freezer di mezz'ora.
Forno a 175° per 30'.
Farcia con marmellata di arance, cioccolato e rum
Questa volta ho pesato la farcia: 700g in tutto (600g di marmellata di arance soda e 100g di cioccolato amaro grattugiato, più un sorso di rum); per il mio gusto deve essere più sottile; altri l'hanno trovata giusta così. La precedente, si vede dalla foto, aveva meno farcia; diciamo 400g? Questo vuol dire che non deve arrivare a riempire il guscio; per altro la crostata sarà rifinita dalla copertura di frolla, e vedo pure che la precedente aveva il bordo ripiegato. Per inciso, simpatico il contributo del cioccolato amaro, come pure del rum.
giovedì 28 aprile 2016
Piquenchâgne, torta di pere del Bourbonnais in foggia di flan. Francia. Auvergne.
Il Piquenchâgne è una specialità tradizionale del Bourbonnais, nel cuore del massiccio centrale francese; pochi la conoscono fuori da lì. Nasce come una pasta di pane raffinata, messa in ghingheri per la festa, dove si infilavano mele o mele cotogne. La si chiamava pompe, come altri dolci contadini del Bourbonnais fatti di pasta di pane arricchita con latte, burro, uova. Poi si cominciarono a usare pere cotte, intere, in piedi. Una volta i ragazzi nei giorni di festa si esibivano in capriole che li mettevano a testa in giù e gambe in su, in equilibrio sulle mani: si diceva "piqués comme chêne"; e forse pure delle pere si è detto Piquenchâgne. Poi le pere (spesso le sucre-vert de Montluçon) hanno definitivamente sostituito l’altra frutta, e il dolce ha continuato a complicarsi e raffinarsi. Nell'Allier hanno creato una Confraternita del Piquenchâgne, per i suoi recupero, diffusione e difesa. Chi lo fa come un flan e ci infila le pere, chi come una scatola di frolla o sfoglia da cui quelle spuntano, che ne fa una sorta di involucro, una tasca di frolla lievitata con dentro le pere a pezzi. Ispirazioni: Piquenchâgne aux poires vanillées vicino alla vecchia pompe; Picanchâgne: faisons le poirier, et dégustons-le, una sorta di flan; Tarte fondante aux amandes et poires pochees en piquenchâgne. Ho adottato l'idea del flan, e fattami bourbonnais, ho pensato che potevo anch'io inventarne una versione: una scatola alta di pasta frolla, con dentro una crema la cui consistenza finale è quasi quella di una crème caramel; dentro delle pere cotte precedentemente, in vino rosso speziato; questo sia per il colore che per i profumi. La crema si coniuga benissimo con setosità della pera cotta: al taglio si fendono insieme come fossero un tutt'uno. Tale crema è quella del flan di Alda, che dice: è quel tipo di torta che gli italiani chiamano cheese cake. Con le misure di questa fascia, ne avanza un po' (ho riempito due ramequin e l'ho cotta lì). Sono compiaciuta, il mio è tra i più belli. Sul tavolo di Aprile 2016. Lo spuntino dei piatti olandesi. Fa parte delle Crostate al formaggio, Cheesecake.
Piquenchâgne, torta di pere del Bourbonnais in foggia di flan
Cuocere cinque pere di media grandezza sbucciate e intere nel vino rosso speziato (cannella, chiodi di garofano, zenzero), girando in modo che coloriscano dovunque.
Frolla
200g di farina00, 70g di zucchero, 80g di burro, un uovo, qualche goccia di essenza di vaniglia.
Foderare di pasta frolla una fascia d'acciaio di 18cm per 5 poggiata su carta da forno poggiata su una teglia.
Mettervi dentro le pere in piedi.
Crema
1/4 l di latte, 1/4 l di panna fresca, 2 uova + 2 tuorli, 75g zucchero, essenza di vaniglia (o stecca di vaniglia messa in infusione nel latte caldo, che sarà poi lasciato intiepidire).
Si mescola (senza montare) il tutto e si versa nel guscio di pasta.
Si cuoce in forno a lungo a calore moderato (170°, per un'ora circa).
Mangiarla fredda.
martedì 26 aprile 2016
Credenze. Stampo fior di loto, Giappone. Kashigata
Gli stampi kashigata, di inenarrabile bellezza, sono usati per fare i wagashi.
Fino a ora, non l'ho usato.
Wikipedia dice che gli ingredienti di base sono lo zucchero di canna, i fagioli azuki (o la loro pasta) e la farina di riso o di grano, nonché il kudzu o l'agar-agar per le gelatine. (Chissà).
Qualche nota sui wagashi da Tradurre il Giappone con una ricetta dell'anko 餡子, la marmellata di fagioli azuki
Guardate il biglietto con cui il kashigata mi è arrivato dal Giappone.
Wagashi
Kashigata
lunedì 25 aprile 2016
Credenze. Tazze dall'Uzbekistan
Queste, otto, piccole, da tè direi, non vengono però dal pur visitato - nostalgia - Uzbekistan, ma da Verona, da un negozio di tappeti vicino a Ponte Pietra; come resistere?
Qualcuna ha un marchio, qualcuna un giro d'oro sbiadito.
La Russia le produsse per l'Uzbekistan quando era una sua colonia.
Niente serve all'Ubezistan quanto una tazza (e un piatto da plov), e ce ne sono anche di dipinte a fiori, bellissime, quasi cinesi.
Questo nuovo ingresso chiede una cena uzbeka come questa. Oppure, come questa.
O come quest'altra.
Più in generale, uzbekità accademiche.
Bottega Artigiana Tappeti, Verona
sabato 23 aprile 2016
Fritti di latte, ovvero crema fritta come nell'ex Regno di Napoli.
Da Mentuccia Fibrena.
Copio gli appunti di mia madre Aida, che a sua volta portava con sè, fresca sposa, le note che aveva scritto per lei, sprovveduta, l'amica Celeste, giovane sposa di esigente farmacista di cittadina a nord dell'ex regno di Napoli; cittadina vivace da cui Aida, figlia di notaio intrinseco al farmacista, si allontanava con animo esule per affondare (così sentiva) in remota rurale campagna nella casa del marito. Le note, ricche di consigli e ricette, prospettavano comunque un futuro da padrona di casa che avrebbe ricevuto spesso ospiti, come aveva fatto la madre di Aida e come faceva Celeste; haimé, poi successero moltre altre cose; tra le altre, tagliò la testa al toro la seconda guerra mondiale. Ecco la nota di Celeste sui fritti di latte tradotta da me (alla lettera la riportiamo sotto; straodinari gli stili con cui si scrivono le ricette, a volte veramente demenziali).
Fritti di latte, traduzione di Mentuccia
Mettere a sobbollire sul fuoco 250g di latte intero, tre cucchiai colmi di farina (regolarsi, ce ne potrebbe volere di più) e un tuorlo; si mescola e si tira indietro quando il composto è abbastanza duro.
Aggiungere un cucchiaio raso di zucchero e un pizzico di sale, un altro tuorlo, la buccia grattugiata di mezzo limone e una noce di burro (verificare la durezza del composto: se è troppo duro, si può aggiungere del bianco d'uovo).
Mescolare di nuovo fino ad avere un impasto omogeneneo; stendere in un vassoio rettangolare e far raffreddare.
Quando ben fredda, tagliare la crema a piacere, passarla in uovo battuto e poi nella farina, e friggere in olio d'oliva a fuoco moderato.
Fritti di latte come dice Celeste
Dose per un uovo: per ogni bicchiere (da vino) di latte tre cucchiai colmi di farina (e anche più se occorre) e un uovo (solo il torlo).
Mettere sul fuoco a bollire latte e farina insieme, e si gira sempre e si tira indietro quando il composto è abbastanza duro.
Si aggiunge un po' di zucchero e un po' di sale, un torlo d'uovo un po' di limone grattugiato e burro quanto una noce.
Si gira fino a formare una pasta omogenea e poi si mette a gelare in un piatto spiano.
Gelati che siano si tagliano con forme a piacere e si indorano all'uovo battuto, si passano alla farina (o viceversa) e si friggono a fuoco moderato.
Lo zucchero si può mettere anche prima, insieme al latte e alla farina. Se il composto viene troppo duro oltre i torli mettere anche il bianco. Quando non si vogliono sciupare le uova si può adoperare anche il bianco; e un uovo intero può bastare per un mezzo litro (più o meno) di latte.
Da Maria Luisa
La cugina di Mentuccia, la figlia di Virgilio fratello di Aida aggiunge:
Dal baule dei ricordi di una ragazzino sempre alle calcagna delle sorella darorata: Aida la bella con un lungo abito d'oro che ne fasciava il corpo sontuoso e giovane, in un'altra vita e un altro fidanzamento, poi finito a rotoli...e pare che il padre della futura sposa dicesse confidenzialmente al futuro genero: Ma pensaci bene, questa è tutta matta! O il quadretto domestico madre-figlia (bella tenzone ad armi pari!) in cui nonna Gigina rincorreva una figlia caparbiamente decisa ad abbandonare la lunga chioma trecciuta in favore dei nuovi tagli "a la garconne", fanciulla che brandiva un paio di forbici e che, appena fuori della portata e delle grinfie materne, si girò verso di lei e, con decisione, disse: "Guarda!" e...zac, addio treccia...scene che quel ragazzino estasiato serbava ancora nel cuore e nella memoria, alle radici della sua storia, e ne ha trasmesso traccia a me ed a mio figlio, di generazione in generazione.
venerdì 22 aprile 2016
Piccolo guazzetto di anitra e lenticchie, molto aromatico
Di Isolina
So benissimo che a qualcuno questo trattamento dell'anitra farà vedere i sorci verdi, ma anche qui trattasi di far di necessità virtù... Molto molto saporoso, bella consistenza. Un accompagnamento di riso sarebbe stato ideale.
Un bel petto d'anitra: separo la grassa pelle dalla polpa.
La pelle la quadretto in piccoli pezzi e la metto sul fondo della fida cocotte piccola; sopra questo strato ne faccio uno di curcuma fresca tagliata a rondelline e aggiungo un pezzetto di zenzero; sopra questo sminuzzo un verde peperoncino jalapeno fresco, due cipollotti tagliati a rondelle e sopra ancora adagio un grosso gambo di lemon grass tagliato in quattro.
Sopra gli aromi adagio il petto d'anitra tagliato in pezzetti piuttosto piccoli.
Metto sul fuoco con un dito di acqua, salo, copro e faccio andare a fuoco lento per circa 40 minuti.
A questo punto aggiungo lenticchie e della passata di pomodoro. Mescolo bene, ricopro a faccio andare a fuoco lento per altri 30minuti.
Controllo ogni tanto per vedere se necessita liquido, e in effetti ha bisogno di qualche sorso d'acqua.
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