mercoledì 21 dicembre 2011

Sosamelli della Sapienza

Nota di Artemisia. Cosa mi ricordano? Il profumo del muschio, il fresco gelo in cui si andava a cercarlo, tra nuvolette di fiato, su verso la diroccata chiesa di Santo Stefano, le zolle morbide e umide acconciate sul gran tavolo di legno risorto dalla cantina per accogliere il presepe, la carta argentata e increspata a simulare rivoli, rigando di ruscelli il bozzuto prato su cui poggiavano traballanti pastori, rivi d'acqua resi indispensabili dal fatto che c'erano da piazzare un ponte e un pescatore; questo paesaggio irlandese e verdissimo, dove il lichene bianco e ricciuto simulava spruzzi di neve, veniva poi bruscamente interrotto da uno sfondo dove sulla carta gialla del deserto avanzavano cammelli e maghi inturbantati, un oriente amico e non contrastato da guerre di religione. Dal guscio di carta uscivano amici attesi ogni anno: i tre giovinetti contadini con piffero, siringa e zampogna, la ragazza con l'oca in braccio, il contadino disteso che dormiva perdutamente, il paziente pastore con la pecora a tracolla. I sosamelli di Natale erano resistenti al dente, ma quando cedevano sprigionavano un così intenso profumo di miele, da rendere irresistibile la conquista. 

Sosamelli della Sapienza

Da Mentuccia Fibrena 

E' una versione di quei biscotti conventuali e antichi chiamati sosamelli, che nel ricettario di mia madre acquistano un'aria campagnola, perdendo la ricchezza di spezie che hanno in altre ricette. Gli originali sosamelli della Sapienza si fecero entro le mura di un convento di suore, pare a Sorrento, in quelle cucine monacali che conservarono sapienza di dolci aristocratici (benchè si supponga che le monache alludessero a quella divina: a essa era dedicato il convento) poiché ai signori li omaggiavano o vendevano; nè manca memoria della ricchissima cucina musulmana, come è chiaro da ingredienti che ne rivelano tracce. Su AAA ci sono anche Sosamelli col pepe, e Sosamelli. Esse al miele di Coccia di morte, Gaeta; queste due versioni aggiungono olio d'oliva all'impasto. 

Un kg di farina, un kg di miele (se necessario, scioglierlo sul fuoco), 150g di zucchero, mandorle e nocciole triturate, bucce di arancia (o mandarino) grattugiate.

La pasta va fatta riposare due h.

Vanno fatti dei cilindretti modellati a forma di S.

Oppure si fanno delle piccole schiacciate larghe quanto un palmo di mano e spesse in proporzione; così dice il quaderno; suppongo per tagliarle poi a fette, di sbieco, e farne cantuccini, rimessi a biscottare poggiati al lato del taglio altri 15'. 

Poggiare i biscotti su una teglia spolverata di farina o - more moderno - coperta di carta da forno.

Forno moderato (vuol dire: quando il forno a legna declina); noi possiamo metterli a 180° cottura rapida: tirare fuori appena dorati e ancora morbidi (direi 15').

Nel menu di  Dicembre 1992. Una cena festosa per bambini dagli ottanta in su


2 commenti:

Anonimo ha detto...

belle ricette. questa e quella sopra (ma questo quadernetto mi sembra un prezioso ritrovato!) e soprattutto bella descriziione del presepe. fa piacere leggere sul web ogni tanto cosine scritte per benino- ciao da milano. stefano
ps parlando di monache in cucina: esiste bel librino di sellerio: Il libro di cucina di Juana Ines del la Cruz, basato su un manoscritto fine 600 di una monaca messicana. molto carino.. Certo che la cucina dei conventi sarebbe una gran bella aria di studio...

artemisia comina ha detto...

qui in AAA conosciamo Juana, anzi, abbiamo per lei un certo debole, e tempo fa le dedicammo più di un post. Ci fu anche una qualche meditazione sulle ricette che le vengono attribuite, per sceglierne una, poi non se ne fece niente, ma mai dire mai. Artè disegnando queste cucine di convento la pensò.

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