mercoledì 7 settembre 2011

ROMA A VENEZIA.





Sulla facciata barocca di Santa Maria del Giglio, quella dove i Barbaro celebrano la loro famiglia, attirandosi l'anatema baroccofobico di Ruskin, che gli rimprovera di celebrare la pretenzione umana (effettivamente in preda a una certa scostumata grandeur) e non Dio; nella parte inferiore, guardate i bassorilievi di città fortificate, barriera contro i temuti Turchi: Zara, Candia, Padova, Corfù, Spalato e Roma. I monumenti emblematici di quest'ultima - che ha una lunga storia quanto a emblemi che nelle miniature e negli affreschi medioevali erano destinati a identificarla - lì scolpiti a rappresentarla e che io riconosca, all'epoca e agli occhi dei Barabaro (che ebbero un papa) erano San Pietro, Castel Sant'Angelo, il Campidoglio, l'Ara Coeli, il Colosseo, il Teatro Marcello.

2 commenti:

papavero di campo ha detto...

splendido,
e me la spiego la pulsione enciclopedica -perché non mappare, mostrare raccontare?
lo scibile, sempre, in letteratura o su marmo/pietra o negli infiniti altri modi espressivi,vuole esibirsi, essere documentato, è il suo scopo il suo desiderio

(siccome nella verifica parola è venuto tinge, mi vedo costretta ad haikuizzare e non so che verrà fuori)

cultura umana
tinge tutti suoi panni
in ogni modo

(insomma, questo passa il convento)

artemisia comina ha detto...

niente male.

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