A Kos il bosco era di cipressi, sacri al padre Apollo che prima di lui era venerato nello stesso luogo; Apollo la cui saggezza derivava dalla follia positiva come condizione più alta della conoscenza, per il quale l'enigma era il modo di dire l'indicibile, Apollo in rapporto privilegiato con gli Iperborei, coloro che vivono al di là del vento del nord e che da lì aveva acquisito doti sciamaniche, divinatorie, estatiche. Le tre terrazze del tempio si concludevano con una scala che portava tra gli alberi e invitava a perdervisi.
Si diceva - Erodoto dice - che la fondatrice del santuario di Dodona fosse stata una sacerdotessa - colomba nera (una colomba nera perché africana, una colomba - cornacchia) che era arrivata dall'Egitto e aveva iniziato a oracolare (una sorella era stata portata in Libia dagli stessi rapitori, dei fenici).
Non suggerisco niente, ma ricordo che la madre di Asclepio era una cornacchia.
Quanto alle querce di Dodona che mettevano in rapporto la terra con il cielo (Virgilio dice: "quercia che tanto alto va verso l'aperto Cielo, quanto ha di radici verso il Tartaro", Georgiche, libro II, 291-292), i cristiani non poterono tenersi e tagliarono l'ultima, la matriarca sopravvissuta a incendi e guerre e odi, nel IV secolo dopo Cristo.
Sulla sacralità degli alberi in Grecia, in una lotta tra uomo e natura, vedi in AAA:
Luciano che parla del boschetto sacro a Venere, a Cnido
Sulla cultura della natura nella Grecia antica.
Su Apollo e gli Iperborei, La sapienza greca, Giorgio Colli, Adelphi1997
AAA divaga assai su Asclepio:
chi era Asclepio?
i gatti di Asclepio
Kos. L'Asclepeion. Curare con la luce, il vento, i sogni, le parole degli dei.
Disegni di Artè.
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