domenica 9 gennaio 2011

PRAGA. PONTE CARLO.



La cosa curiosa è che benché lungo, lo si percorre volentieri; quella foresta di cupe statue brune che sulla neve spiccano come neri fantasmi agitati e di cui non si distingue mai la faccia ma dai cui gesti si viene sollecitati e accompagnati, quel moto silente, largo e luminoso della massa d'acqua del fiume, quello svolgersi della città sulle due rive che sembra chiedere che di continuo si tessa un cammino tra l'una e l'altra, cosa che non manchiamo di fare, quell'essere abitato da organetti, suonatori di bicchieri, venditori di cartoline, attaccabottoni, devoti di San Nepomuceno, quel permetterti di sbirciare nelle case costeggiate, di guardar dall'alto vie e piazze, di aprire scorci, ti fa ritrovare in un istante dall'altro capo del ponte Carlo.

Viene da pensare agli spazi delle città fatti per il passo umano, per l'occhio che guardando intorno trova punti di repere che lo invitano a procedere e lo accompagnano amichevolmente; spazi che non ti stancano mai, così diversi da quelli creati per le ruote delle automobili dove dopo pochi metri di vuoto rettilineo sei spossato e ricondotto allo stato di una lento bipede che arranca in spazi che non sono per lui. Sembrerà strano, ma credo che un urbanista o chi per lui potrebbe confermare che è una questione di prospettiva, e che la cosidetta "misura d'uomo" è fatta anche di precise proporzioni richieste dallo sguardo.

La prima volta che percorsi il ponte, una decina di anni fa, mi soffermai sulle cupe statue che lo punteggiano, decodificandone personaggi e simboli. Ricordo che mi colpì la loro violenza: evocano lotte di religione, di culture e di popoli, desideri di convertire e sopraffare, ricordano come si sia vicini all'oriente, oltre il baluardo di Vienna. Ma non ricordavo quella sorta di anime dannate dentro una cella chiusa da sbarre. Pare siano i cristiani prigionieri degli infedeli.

Una statua commemora Giovanni Nepomuceno, buttato giù da questo ponte nel XV secolo da Venceslao, travagliato re di Boemia e imperatore del Sacro Romano Impero, e per via di questo martirio fatto santo: chiesa e potere secolare si menavano botte da orbi. Oggi il bassorilievo che racconta la storia del santo viene accarezzato fino al luccicore dorato del metallo altrimenti nero perchè porta fortuna per dieci anni, perchè così si è certi di tornare a Praga, perché sì.

Bellissime sono le case che costeggiano il ponte, e come spesso mi capita, mi piacerebbe poter volare dentro le finestre, così, solo per dare un'occhiata.



Foto di Nunchesto e Artemisia

2 commenti:

la belle auberge ha detto...

dev'essere un desiderio comune quello di condividere, anche solo per un attimo, la vita che scorre dietro quelle finestre.
buon anno, Artemisia.

artemisia comina ha detto...

anche a te, eu :))

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