sabato 16 febbraio 2008

Un po' di polenta abbrustolita per Cerere. Con Jan Brueghel il Giovane, Adam Elsheimer, Hendrik Goudt

Cerere, Jan Brueghel il Giovane (Anversa, 1601 – 1678)

Cerere, dea della fertilità della terra che germoglia e produce messi, ha perso la figlia Proserpina. Si angoscia, si affligge, la cerca a gran passi.

Come dice Ovidio:

“In preda la panico, cercava invano sua figlia in tutti gli angoli della terra e del mare…Ella accese al fuoco dell’Etna due pini a mo’ di fiaccole e reggendoli nelle due mani si aggirava senza pace in mezzo alla bruma della notte. Poi il giorno successivo, quando le stelle cominciarono ad appannarsi, continuò a cercare sua figlia, andando da occidente a oriente. Stremata dalla fatica, assetata perché non aveva potuto bagnarsi le labbra a nessuna fonte, vide a un tratto una capanna col tetto di paglia e si fermò a bussare alla piccola porta.
Ne uscì una vecchia, vide la dea che chiedeva da bere e le offrì un liquido dolce in cui aveva intinto della polenta tostata. ”


Cosa sarà questo liquido? Latte con un po’ di miele? E la polenta? D’orzo? Di miglio? Di più ricco farro? Suggestivi questi interrogativi, Cerere è la patrona dei cereali.

Mentre la dea beve, arriva un ragazzetto insolente, le si piazza davanti, l'irride: Ingorda! Quella non ci pensa un minuto e rovescia addosso allo sfacciato quanto restava nella scodella. Liquido e polenta impregnano il disgraziatello trasformandolo tra lo stupore e le lacrime della vecchia in una lucertolina dalla pelle macchiata che vivrà nascondendosi nelle fratture dei muri.

Un ospite imbarazzante e pericoloso, Cerere. Del resto, non mi metterei a prendere in giro una che va in giro con un pino in fiamme per mano.

Nell’immagine barocca che vi propongo sembra una timida ancella parecchio agghindata e appena un po’ seriosa, in attesa che tiriate su un fico o una susina; nelle raffigurazioni che ci arrivano dal mondo classico è ben più vicina alla portatrice di pini. Si tratta di di matrone imponenti, drappeggiate di pepli come sacerdotesse, dalla testa maestosa, in grado di stendere un cavallo con un ceffone.

Trovo un'incisione di Hendrik Goudt (Den Haag 1583 - Utrecht 1648) che illustra la storia. Scopro poi come l'incisione derivi da un dipinto di Adam Elsheimer (Francoforte sul Meno, 1578 – Roma, 1610) conservato al Prado.


Elsheimer ne approfitta per creare una scena notturna immersa in fronde e ombre e attraversata da lumeggiamenti, quelli stessi sui quali poi darà giù l’incisore Hendrik Goudt, al lavoro per il cardinale Scipione Borghese, amante della pittura nordica.

Ricordi bambineschi. Io conoscevo meridionali polente fatte con farine sottili, che quando erano ancora molto molli si distendevano fluidamente sul tagliere, per essere poi condite con sughi ricchi di salsicce. Vengo portata da una zia trentina a spasso su un monte in cerca di funghi. A un certo punto della lunga passeggiata, salito un dolce declivio pieno di prati si incontra una malga, si entra, si viene accolti come dalla vecchia del mito di Cerere, con garbo e prodigalità. Mi viene messa in mano una scodella con una fetta di polenta fumante, gialla, di farina a grani grossi, immersa in un fresco, denso latte appena munto. Stupore, indimenticabile arcadia.

Ovidio, Le Metamorfosi, traduzione di Giovanna Faranda Villa, BUR, Milano 1999.

La Cerere vezzosa è di Jan Brueghel il Giovane.

L'immagine della Cerere di Adam Elsheimer, da picasaweb.

L'incisione di Hendrik Goudt l'ho scoperta presso l' University of Toronto grazie al carnet di indirizzi di Florizelle (c'è anche AAA, che ne è molto onorata; lo propongo tra i percorsi interessanti).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La sensibilità di questa donna è notevole. Art, oggi pranzo con un "muset" con il cren, radicchio di campo stufato con lardo ed un raboso Piave; non è molto a tema, ma alzerò ugualmente il calice verso l'infinito brindando a te..
Sb
http://unbuonbicchiere.myblog.it/

papavero di campo ha detto...

Ovidio dice
fecunda papavera
-Metamorfosi-

mio haiku del 19 luglio 2006

papaveri e spighe tra i capelli, frutta tra le mani, occhi devoti e mento a punta, mi par di somigliarle..perchè intima la sento..

artemisia comina ha detto...

@ stefano, un po' di quel radicchio lo assaggerei davvero volentieri; prosit!

@ papavero, in effetti, una certa arietta papaveresca...

isolina ha detto...

Quella fetta di polenta a grana gorssa, fumante in scodella di latte appena munto! Appartiene anche alla mia parte lombarda. Si perde nella notte dei tempi, ma sempre viva è

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