martedì 13 settembre 2011

Grecia. Chi era Asclepio?


Chi era Asclepio? Allievo del centaruro Chirone, il guaritore; figlio di Apollo e di una fanciulla - cornacchia, Coronis, cui il dio dette per compagna una cornacchia bianca che divenne nera quando tradì la sua amica denunciandone un tradimento ad Apollo; tradimento che costò la vita a Coronide, lasciando a suo ricordo il figlio Asclepio, recuperato da Apollo per il rotto della cuffia dalla pira su cui bruciava la disgraziata madre.

Mezzo dio, ai confini tra divinità e umanità, tra mortalità e immortalità – fu fulminato da Zeus quando iniziò, esagerando, a resuscitare i morti, ma poi non si sa bene come lo ritroviamo tra gli dei - accompagnato dai serpenti della rinascita che con il loro spogliarsi e rivestirsi della pelle rappresentavano il continuo rinnovarsi tramite il mutare. Per ciò questi strisciavano salubri (i velenosi lasciati ai loro sassi, fuori della porta) tra i pazienti degli Asclepeion, gli almeno 300 luoghi di cura da lui presidiati che fiorirono nei territori della Grecia dal VI secolo a. C. in poi, mentre nelle segrete e sacre stanze dedicate agli incubi, sacrificato l’animale sulla cui pelle dormivano, bevuta la speziata pozione che aiutasse i sogni, dormivano in attesa che il dio gli parlasse.

E tuttavia nel tempio di questo semidio così sfumato, così di passaggio tra un mondo e un altro, si puntava all’equilibrio, alla pace, alla stasi e non si poteva né nascere né morire; moribondi e puerpere erano tenuti a distanza. Fu rappresentato con il serpente della rinascita e il bastone del sostegno e del comando, prima come fanciullo, poi come uomo maturo e saggio e per ciò riccamente barbuto, alquanto simile a Zeus ma meno corrusco, a volte con Igeia la figlia (o la moglie) accanto; fu un dio comparso tardivamente alla ribalta, rappresentante di tempi che andavano mutando, e fu venerato a lungo, fino al V s.d.C. come dio consolatore che si misurava con Cristo, fino a essere identificato con lui. L’Asclepieon di Kos fu considerato, tra quelli dell’età ellenistica, il più importante insieme con quello di Trikka in Tessaglia che sembra fu il primo (in Tessaglia andò a imparare l’arte Ippocrate, e lì tornò per morire) e quello di Epidauro nel Peloponneso.

I romani lo chiamarono Esculapio.

Artè lo ha disegnato così come apparve all'inizio della sua vicenda, un giovinetto, con tutta la panoplia di animali e simboli che lo accompagnano: l'oca le cui piume cospargevano sul corpo malato i balsami e gli unguenti curativi, il serpente simbolo di rinascita e delle potenze ctonie e terrestri, la cui saliva, come quella della capra e del cane, portava salute; il gatto che, cugino dell'egiziana dea Bastet e non ancora dannato dal cristianesimo, era simbolo di benessere e vitale accortezza; il gallo che saluta ogni mattina l'alba con suo canto e che per ciò ricorda il rinnovarsi della vita; ricordo che il gallo e la capra venivano sacrificati ad Asclepio: Socrate, prima di morire, sacrificò un gallo. Ancora: i volumi della sapienza, il bastone del sostegno e del comando; i papaveri che inducevano al sonno apportatore di sogni guaritori e alla vicinanza col dio; i cipressi che ricordano la terapia dell'immergersi nella sacralità della selva e dei boschi e il padre Apollo Ciparisso; l'acqua che curava e dava vita, la cui immagine si fuse con Asclepio fino a dargli l'aspetto di un molto barbuto, sereno dio fluviale.

L'Asclepeion di Kos su AAA.

3 commenti:

papavero di campo ha detto...

fecunda papavera dice Ovidio
e nella gamma delle fecondità, l'essere propizi al sonno foriero di sogni
ed il papavero risveglia la sfera onirica, la eccita la scuote la spreme,
proprio stamane ho cercato nei miei libri di mitologia, Epiòna ma senza nulla trovare se non una rivale Lampezia che figura anch'ella come moglie del semidio, interessante le figlie generate, sono quattro: Igéa personificazione della salute, Panacea (!)guaritrice universale, Iaso che invece le provocava le malattie( chissà forse incazzate con le altre due sorelle) ed Egle, madre delle Grazie

artemisia comina ha detto...

una famiglia patriarcale, direi, con tutti al lavoro nell'impresa di famiglia.

isolina ha detto...

Artemisia e Papavero... come un raggio di luce in queste tenebre che avanzano

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