TREVISO. GASTRONOMIA DANESIN.

Cornucopia: corno dell'abbondanza; quello perso dal fiume Acheloo nel combattimento che fece con Ercole mentre si contendevano Deianira, poi riempito dalle Naiadi di fiori e frutta a simboleggiare l'abbondanza che quel fiume donava alla Grecia.

Io confondo un po' fiori e frutti con formaggi, prosciutti e pasta ripiena, e quando sono entrata nella gastronomia trevigiana Danesin la mattina di capodanno mi è parso di infilarmi, formichina estasiata, dritta dentro la cornucopia. Questa fantasia di abbondanza infinita, prodiga, profumata di cacio, amministrata da solerti divinità in camice bianco con la biro infilata nella pettorina del grembiule, presidiate da un dio maggiore in completo blu e rosetta da commendatore sul bavero, che ho supposto essere l'autorevolmente anziano e commovente signor Danesin, fa capire il fascino di certe da noi cristiani svillaneggiate immagini di paradisi musulmani stillanti latte, miele e riso pilaf.

Posso dirvi che fare la fila mi piaceva parecchio; avrei voluto fosse anche più lunga per starmene un po' lì ad annusare, sbirciare, farmi girare la testa tra salami e formaggi rimandando il tempo della circoscritta, costumata scelta: formaggio con il radicchio e soprattutto soppressa, per farla la sera saltata in padella con radicchio e aceto. Una bella soppressona dalla grande circonferenza, sul cui uso e sulle cui bontà, grazie alla presenza di Cucurbita Serenissima che dirigeva la compera e che io seguivo in veste di ancella, c'è stato anche un dibattito con un signore che ci precedeva che aveva la mia stessa aria frustrata dal doversi limitare con rimpianto a un pacchettino, e tuttavia felice di poter stringere al petto almeno quello.

Per riassumere, è stato un incontro con il nord est molto dimostrativo: ho capito perché vogliono chiudere la dispensa a ogni altra razza di topo.


Luigi Danesin
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