lunedì 16 agosto 2010

EBRIDI ESTERNE. NORD UIST E VARI CAFFE'.




















Partenza senza breakfast, alle 7, per attraversare il periglioso mare che divide Harris da Uist. Prendiamo il ferry delle 8,30 da Leverbourgh; un’ora di tragitto, 49 pound. Porto cannocchiali e berretti di lana.

Sì, qualche uccello. Molti cormorani che volano col collo teso e molte di quelle che suppongo nere alche. A un certo punto riconosco, di botto e con affetto il veloce, goffo, affannato volo di un puffin: sembra un bombo. Questo uccello grassoccio, bellissimo con la sua aria da pinguino pappagallo, dal becco variopinto e l'andar di corsa del coniglio di Alice lo inseguo da tanti anni, tutti gli anni dei viaggi nel nord Europa.

Il ferry - un piccolo ferry – fa molti giri prudenti in mezzo alle pericolose rocce che affiorano da ogni dove e caratterizzano il tratto di mare tra Harris e Uist, teatro di naufragi che si fa notare anche in un'area dove tale pericolo è frequente. Quando guardate la mappa, vedete isole vicine, ma quanto lontane se si mette in conto che qui siamo esposti all'oceano senza filtro o riparo.

E' da Uist che nei giorni limpidi si vede St. Kilda, l'isola estrema perduta nell'oceano - 64 chilometri da qui - abitata per un paio di millenni fino al 1930, quando gli ultimi abitanti la lasciarono. Altissime scogliere ventose, un oceano spesso in burrasca ne hanno fatto una delle comunità più isolane che si possano pensare. La posta veniva spedita in una bottiglia dentro una barca lasciata alle onde, e così ne arrivavano due su tre, o in Gran Bretagna o in Norvegia. La dieta spartana era arricchita in modo essenziale da uccelli marini, e per prendere moglie bisognava dimostrare che ci si sapeva arrampicare con più agilità di una capra sulle precipitose scogliere battute dal vento, per trovare nidi e uccelli.

Dopo l'approdo, visita di Uist nord; giro della A865, quindi della A867. Grandi, immense spiagge. Bassi colli, qualche campo coltivato, molte mucche. Forse qui non ci sono solo pascoli e pecore, e c'è l'aria di un'isola che produce carne e verdure.

Bellissimo machair (terreno di fertili sabbie colmo di fiori e erbe) nella riserva ornitologica, anche questa, ovvio, con la sua grande spiaggia.

Questa volta fotografiamo una withe house abbandonata e una black house restaurata (la casa più fotografata delle Ebridi, suppongo).

Confortevole cafe all'ora di pranzo. Zuppa di pomodoro, gamberetti in salsa americana, freschissimi, saltati dal mare nel piatto, con baked potato e burro, insalatina con fresco coriandolo. Il miglior pasto delle Ebridi.

È la giornata dei cafe. Un altro ci aiuterà nell’attesa del ferry di ritorno, nella bella isola di Barnera, con la più bella spiaggia, il più bel machair. Questo cafè è attaccato a un super (!?) market – libreria – vendita di giacche impermeabili. Insomma tutto, giornali, video cassette. Cafe e tutto il resto in una piccola casetta di legno verde tra strada e mare. Varie miss Marple anche qui. Nel complesso, un luogo ovviamente animato.

Alla sera, un terzo cafe, il French Fruit di Tarbert. Entriamo, ed ecco cha appare un mondo alieno. Un allampanato, elegante signore in grembiule nero, macchine da cucire trasformate in tavoli, assortimento di ceramiche spaiate, candele, tutto quel garbo “sofisticato” che è raro qui. Oserei dire che aperta la porta ed entrati, siamo stati avvolti in una sorta di spiffero francese che spira fino dal modo di avilupparsi fino ai piedi nel grembiule del suddetto signore e oste. Dalla porta della cucina si intravede una donna bionda che si dà da fare. Cocktail di gamberetti (ancora!) e una cottage pie che si rivela essere un abbondante pasticcio. Strato di carne macinata, poi patate passate, poi formaggio arancione fuso, il tutto bollente e gustoso. Ovviamente, accanto broccoli e cavolfiore lesso. Nei cafe non si servono alcolici. Quindi still water, herbal tea, coffee. Volevamo cenare all’Anchorage, il piccolo ristorante attaccato all’attracco del ferry, che si presenta bene e viene raccomandato anche da Ketty, la nostra ostessa, ma scopriamo che questa sera c’è musica dal vivo ed è tutto prenotato. Traditional music. L'atmosfera ci piace. Peccato.

Ad Uist vediamo molti vanellus vanellus, e tornando a Harris, verso sera, degli uccelli dal lunghissimo becco ricurvo a caccia insieme agli oystercatcher. Sui prati e nei loch, molte oche brune, bellissime. Vanno in Groenlandia? Dimenticavo. Abbiamo incontrato altri uccelli acquatici, una vecchia conoscenza che non siamo riusciti mai per altro a inquadrare bene: dei tizi con un ciuffo rovesciato sulla testa, molto civettuolo. Bisogna indagare sul libro bird nella biblioteca dell'Ardhasaig Hotel. E poi abbiamo visto meglio – volavano proprio sotto il nostro naso a un certo punto – gli pseudo tordi che avevamo davanti alla finestra la prima mattina qui. Sono davvero scuri, sembrano neri, ma hanno anche eleganti puntini bianchi spruzzati sul corpo. Chi sono? Chi sono? Storni, apprendiamo.

Un sito che vi parla di Uist.

Foto di Nunchesto.

2 commenti:

Carmine ha detto...

che belle immagini che hai raccolto sono rimasto senza parole, con molto invidia :-))

artemisia comina ha detto...

carmine, si è trattato certo di un turismo lento ;)

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