domenica 28 marzo 2010

ROMA. RISTORANTE SETTEMBRINI.



Siamo stati a cena da Settembrini, il ristorante dello chef Luigi Nastri. Non ne sapevo nulla, mi arriva notizia della sua esistenza da una persona del cui gusto mi fido, andiamo a provarlo. Arriviamo a piedi da Trastevere a Prati e intanto andiamo commentando questo quartiere ai margini del centro, abitato da affezionati e campanilisti prataioli con caratteristiche etniche del tutto specifiche, frequentatori di ristoranti che hanno sempre toni e sapori propri del quartiere.

Settembrini invece si presenta come un ristorante di città, del tipo che pian piano forse sta attecchendo a Roma, con una certa aria da architetto, e con la bella squadra del personale pronta ad accoglierti. Una finestra lucente spicca tra le luci soffuse, dannazione del fotografo clandestino, e dà sulla cucina, ma il nostro tavolo di sguincio permette di sbirciarvi poco.

L'amuse bouche è una aromatica polpettina di pesce su crema di qualcosa, ma mi prende alla sprovvista, e la infilo in bocca prima di rendermi conto di cosa sto facendo; poi mi riorganizzo, e arrivo al punto di volgere i piatti verso la fonte di luce alle mie spalle per fotografarli, approfittando del fatto che sono in un angolo.


Patate di Avezzano schiacciate con olio d'oliva davvero ottimo - il motivo del piatto, direi - e tartufo bianchetto.

Skerk Vitovska, scelto da Nunchesto.


Cape sante con sedano rapa, crema di mele e pepe. Molto interessante.

Una tenera triglia dalla perfetta cottura su erbacea crema di lattuga e intensissima polpa di riccio: un triplice insieme di consistenze e sapori molto diversi e molto seducente, il momento in cui abbiamo iniziato a chiederci: vuoi vedere che questo ristorante è davvero interessante?


Squisita combinazione di ravioli cacio e pepe dall'intenso sapore e zuppetta di frutti di mare che regge bene all'appello.



Minestra di pasta mista di Gragnano con morbidi ceci e croccanti gamberi.

Don Michele 2006, un rosso della cima dell'Etna che profuna strepitosamente di vulcano, scelto dal sommelier.

Scorfano con pomodoretti e limone; freschezza e morbidezza del pesce, ottimo connubio tra acido dolce dei pomodori e agro profumato del limone.

Babà con crema al limone e lamponi.

Gelatina di pere, disco di cioccolato bianco, pasta frolla e marmellata.

Crema di cioccolato e pane casereccio.

Un'impressione complessiva su questa cena: una cucina per sottrazione, fatta del togliere ingredienti finché non restano quelli che servono (questo si sentiva molto bene nel piatto con la triglia, dove i tre ingredienti si fronteggiavano senza confliggere, nitidi). La crema di cioccolato con il pane casereccio è un altro paradigma per capire la cucina di questo cuoco, mi pare: la cucina dei piatti elementari, così diversi però, quando ci si prende cura di loro, da ciò che possono essere se frettolosamente allestiti e sbadatamente messi in bocca.

Quanto al cuoco medesimo, abbiamo avuto occasione di scambiare con lui qualche saluto fuori dalla porta, nell'aria fresca di marzo, al momento del congedo. Un ragazzone serio, con l'amore per i produttori, anche piccoli, di cui si possa conoscere nome e cognome e il modo con cui si prendono cura dei loro ceci, delle loro patate, del loro olio, di cui ci regala una piccola bottiglia (quello ottimo del piatto di patate, abruzzese, Oropuro, CantinArte, Chieti; e l'indirizzo vale quanto la bottiglia) o attento al pescatore che gli procura il pesce. E che progetta di aprire, in un locale accanto al ristorante, una bottega dove venderli tal quali, questi valorizzati prodotti.

La prima foto viene dal sito del ristorante.

Costo: 75 a persona compresi i vini.

Ristorante Settembrini
Via Luigi Settembrini, 25
tel. 06 323 2617

11 commenti:

dede leoncedis ha detto...

Luci soffuse, comprendo la sofferenza

Lydia ha detto...

una cucina per sottrazione...certe frasi possono venire in mente solo a te!!!!!!

papavero di campo ha detto...

la scelta di sottrarre al fine di rimandare alla caratteristica o alla nota distintiva dell'alimento/elemento coincide con la mia idea, con l'idea che mi sono fatta, della cucina di livello, è proprio lo stile di pensiero e la pratica che seguirei se fossi chef, come faceva gualtiero marchesi come fa davide Oldani, come, in abruzzo, fa Tinari (provato) o Niko Romito (ancora non provato) un modo efficace ed essenziale per dire basta agli effetti speciali di ripetizione di omologazione e quindi di maniera,
faccio il commento proprio perché affascinata da alcuni elementi, la presenza della patata di Avezzano, l'olio di Chieti -la mia provincia strazeppa di olivi sulle sue colline e l'idea rustica ma moderna del pane casareccio con la crema di cioccolata! mi piace!
allo chef, se fossi stata là, avrei proposto di nominare qualcuno dei loro piatti col termine di rimembranza così tanto per far contento il vecchio Luigi!

MarinaV ha detto...

Ecco un posto davvero interessante!
Gran bella carta dei vini a prezzi decenti (almeno per i miei parametri olandesi), la scelta di Nunchesto è sempre interessante.

acquaviva ha detto...

Ravioli cacio e pepe con zuppetta di mare... Il Nostro sa certo quel che fa! Continuo ad appuntarmi le tue note.

Chiara ha detto...

che reportage interessante Artemisia...Vedere il vino di Skerk mi ha fatto tanto piacere, lo fanno qui a Trieste, sul Carso, ne andiamo fieri....prima o poi ne parlerò nel mio blog,buona giornata cara, un bacione!

Alem ha detto...

che bello sbriciare il menu' attraverso le tue foto!
grazie, io non ne ho mai il coraggio!

Novelinadelorto ha detto...

Veramente da premio il tuo reportage cn tutte queste foto perfette.Immagino che ti 6 fatta 1a bella scorpacciata...:-P...1 forte abbraccione

frenci ha detto...

leggendo il tuo commento sullo stile di questo ristorante (davvero emblematico, e aggiungerei temerario, quel dessert di pane e cioccolata!), ho fatto una libera associazione con le ciambelline al vino delle sorelle Nurzia (il primo dei prodotti da me ordinati che ho deciso di assaggiare)... non si capisce "cos'abbiano di speciale", a parte l'evidente friabilità, ma è un fatto che non si smetterebbe mai di mangiarle! c'è forse alla base una certa voglia di semplicità, in un panorama culinario già saturo di fava tonka e thè matcha? felice di ritrovarti artemisia, mi sei mancata, davvero...
p.s. scusa la curiosità, ma contravvengo al codice accademico se ti chiedo il tuo nome di battesimo? un bacione

Anonimo ha detto...

Bravo Gigi!!!
cristina

artemisia comina ha detto...

grazie a te, cristina, per la dritta :))

frenci, la separazione tra rosa maria e artemisia è andata a farsi friggere durante l'avventura pennuta delle colombe :)))
ma sento già che stanno cercando di liberarsi l'una dell'altra :DDD

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