martedì 6 gennaio 2009

Stracciatella in brodo di cappone e tempeste di neve.



Da Artemisia

Non farò più a meno del brodo di cappone. Ma anche della stracciatella. Ricordo d’infanzia: la piccola Artemisia, come molti gatti e molti bambini, diffidava del cibo, specie a ristorante. Di fronte a menu che la impaurivano e le facevano girare la testa, ordinava imperterrita, sempre, tra i sorrisetti ironici dei fratelli grandi, la calda, consolante stracciatella. Poi tale pasto sicuro venne abbandonato in favore di molteplici esplorazioni di questo e di quello. Resta il fatto che la stracciatella è ottima, e qualcosa mi dice che sta per tornare in auge. Magnifica la bollente stracciatella – mi vengono in mente versioni zenzerate e speziate, inverdite da spinaci, arrossate da rape - soprattutto se fuori c’è tempesta e neve (Venezia; neve dalla finestra dell'altana, che dà sulla laguna nord, neve dalla finestra che dà sul canale, versante sud).

Quindi, per quattro: quattro ciotole di ottimo brodo di cappone in bollore vispo ma non violento, in cui si versa un composto fatto di quattro rossi, due bianchi, sale, pepe bianco appena macinato, un pugno di parmigiano grattugiato, un pizzico di noce moscata e una puntina di chiodi di garofano entrambi in polvere, la buccia grattugiata di un limone e uno spruzzo abbondante del suo succo.

Battere con la frusta dopo qualche abbondante secondo, in modo che l’uovo inizi a rapprendersi; se si mescola subito, la stracciatella verrà polverizzata, come per altro a qualcuno piace. Mentre se si aspetta un po’, verrà riccamente granulosa, direi che sembrerà di mangiare il vello d’oro, dei bioccoli di lana dorata.

I due bianchi mancanti nel composto per la stracciatella (noterete che ho usato quattro rossi e due bianchi) li ho usati per schiarire il brodo, ovvero li ho messi nel brodo in bollore prima di iniziare l’operazione stracciatella: ho fatto rapprendere mescolando e ho lasciato che assorbissero un po’ di impurità, poi ho filtrato.

Versione di Posonetta


A gennaio 2009 c'è di nuovo un magnifico brodo di cappone. Polsonetta ospite si propone per una stracciatella alla romana.

Tre uova per sei ciotole, battute con prezzemolo triturato, un po' di buccia di limone grattugiata, del parmigiano grattugiato, due cucchiaini di semolino.

Si versa il composto nel brodo che bolle, si attende un minuto o due e quando inizia a rapprendere si batte con la forchetta o con la frusta, con vigore diverso a seconda che la stracciatella la si voglia minutissima, minuta, più nuvolosa. In genere Polsonetta ama la minutissima, qui propendemmo per la minuta.









7 commenti:

fede ha detto...

sei adorable! buon 2009!

fede ha detto...

c'è un premiuzzo per te!

Caty ha detto...

...se guardi Venezia tra la neve poco più in la' mi trovi ...giorni fatati in calde finestre affacciate sul mondo...

Anonimo ha detto...

mai mangiata la stracciatella... però mi hai fatto venir voglia di provare, specie in questo gelo invernale. sarà difficile però che io riesca a cucinarla nella cucina da campo al seguito del gregge!!

artemisia comina ha detto...

@ grazie fede, di tutto. grazie anche del premio; io non sono un gran che, con i premi... non risponderò alla lettera, ma risponderò...con un invito speciale a partecipare a uno zuppiera award che cova sotto la neve :))

@ anche tu, neve, caty?

@ marzia, la stracciatella è una ricetta da gregge, sicurissimamente :))) pensa a come feresti felici tutti, con una bella zuppa calda corroborante e semplicissima. Bastano del brodo, delle uova, del formaggio grattugiato; tutto il resto può anche essere tolto di mezzo.

papavero di campo ha detto...

la stracciatella! antico culto di cui sono devota appassionata!

artemisia comina ha detto...

bene, pap, compagne di stracciatella :)

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