mercoledì 25 giugno 2008

TOBIA E RAFFAELE DEL MAESTRO DI PRATOVECCHIO.



Ci sono tutti e tre gli arcangeli, in verità: Michele, Raffaele, Gabriele.

Più un piccolo Tobia che si infila, cercando di non essere pestato dai tre nei loro movimenti da cipressi al vento. Piccolo, incerto, con la sua sardina tra le mani, le cui interiora dovrà portare al babbo perché guarisca dalla cecità. Sardina quanto mai lontana dal gran pesce che incute spavento e muove le acque di cui parla la Bibbia e che ha fatto pensare al coccodrillo, che pure aveva frattaglie dai poteri taumaturgici.

Gli arcangeli dovrebbero essere identificati, come nel quadro di Botticini, dai loro ammennicoli: Michele dalla spada, Raffaele da Tobia, Gabriele dai gigli. Il blu a sinistra effettivamente ha una spada, che porta appesa come un ombrello bagnato, un po’ discosta dal corpo. Ma il rosso al centro, la cui vicinanza con lo schiacciato Tobia indicherebbe essere Raffaele, mi pare proprio che abbia due striminziti gigliucci in mano, come dovrebbe tenerli Gabriele; l’ultimo, il nero, svolge un cartiglio serpentino per me inedito nell'iconografia degli arcangeli, che va contemplando con mesta faccia.

Certo, qui nessuno sguardo complice allaccia la coppia ragazzo – angelo. Siamo emozionalmente in un altro mondo rispetto al quadro di Botticini. Anche se il cosiddetto maestro di Pratovecchio è della metà del quindicesimo secolo e pure si risente, come si vede in altri suoi dipinti con più chiarezza, dell’incipiente solidità di volumi e novità di stile, qui queste anguille sacre dalle teste bionde piene di ricci gotici, queste faccette da pupi allungati, fanno pensare più al mondo dei trovatori che a quello degli umanisti. Tanto per curiosità, sappiate che da alcune tracce si vede che sotto questi lunghi paludamenti che certo impedirebbero il passo nervoso degli arcangeli di Botticini, il pittore di Pratovecchio aveva disegnato i corpi nudi, ardita novità. Insomma, lì sotto ci sarebbero delle gambe, delle braccia, anche se la stoffa sembra prevalere.

Intanto, sulla testa del trascurato pargoletto cresce, promessa da pochi ricetti selvatici, la chioma d'oro che pare essere necessario coronamento per partecipare al mondo degli arcangeli.

Papavero nota:

idea congiunta
la combutta angelica
è mescolanza


Immagine da wga

 
Pratovècchio, Maestro di. - Pittore toscano attivo a metà del 15º sec., vicino ad A. del Castagno, D. Veneziano e Pollaiolo; autore di un trittico per la chiesa di P. (dove resta l'Assunta; gli scomparti laterali con Santi sono a Londra, National Gallery), intorno al quale vengono riunite varie opere: I tre arcangeli (Berlino, Gemäldegalerie); Madonna con Bambino (Cambridge, Mass., Fogg art museum); Madonna con Bambino (New York, Pierpont Morgan library); ecc.

Treccani


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Gli altri Tobia e Raffaele di AAA, qui.

1 commento:

papavero di campo ha detto...

idea congiunta
la combutta angelica
è mescolanza

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