mercoledì 5 settembre 2007

Agosto. Val di Comino. Ricevimento in campagna con un cramble e un tè.


Agosto 2007. Val di Comino. Ricevimento in campagna con un cramble e un tè. Nella visita estiva a Mentuccia Fibrena si è prodotto un ricevimento molto Val di Comino, che ho la fortuna di documentare. La famiglia di un paese vicino è venuta a trovare quella di Mentuccia. La Valle fu una volta tutta intessuta di un fitto intreccio di famiglie amiche e imparentate che si andavano a trovare le une con le altre; al tempo delle carrozze, pernottando in camere per ospiti appositamente in attesa. Quando la distanza era minima, due chilometri di passeggiata morbida, con dolci curve che accompagnavano e riunivano vicini colli incoronati dai paesi implicati, si accompagnava a piedi chi se ne andava fino a casa, e quello spesso restituiva subito la cortesia, riaccompagnando l’accompagnatore tra chiacchiere infinite e pettegolezzi sornioni.
La famiglia di Mentuccia e quella ospite abitano in paesi dirimpettai e hanno in comune due bisnonne sorelle, che giunsero nella valle dai monti del vicino Abruzzo, bambine, dentro due cesti ai lati di un’asina. Si favoleggia pure che andate spose in due paesi ai due capi della valle, comunicassero tra loro in codice tramite lenzuola stese. Le due bisnonne hanno prodotto, in una valle di memoria lunga, un proliferare di zie e zii, e una quantità di cugini di terzo grado che nell’infanzia e nella giovinezza si frequentarono e crebbero insieme durante la stagione estiva che ancora riuniva le famiglie della Valle, nonostante gli allontanamenti e gli inurbamenti.
Osservate la tavola: c’è una sintesi di valledicominità. In un vassoio art deco con il fondo di specchio, dono di nozze ricevuto dall’ultima che entrò sposa nella casa e che oggi ha novantasei anni, ci sono bicchieri blu guadagnati con i punti del latte. Le donne che attualmente la casa riunisce per le vacanze non resistono alle raccolte punti, per tremenda che sia la cosa che minacciano di darvi. In ogni armadio si ammucchiano bicchieri (e tazze, e brocche, e vassoi) di bruttezza rara e in numero spropositato, acquisiti in tal modo.
I bicchieri per altro si intonano ai piatti garofano, di Faenza, con il bianco e blu che volle Giò Ponti, dei quali c’è un intero servizio. L’ultimo acquisito di un “servizio buono” da parte della sposa di cui sopra, di cui vivono ancora tutti i numerosi componenti della famiglia a ogni festa di un certo tono. Mentre l’alzatina di porcellana bianca col rigo d’oro, in cui viene proposto un assortimento di confetti di Sulmona, è la spaventata sopravvissuta di un grande servizio dei primi del Novecento, di cui restano sbreccati compagni.
Cosa si offre agli ospiti, che arrivano alle sei e mezza del pomeriggio? Qualcosa di incongruo, che gli ospiti, che sanno il fatto loro, faranno mostra di apprezzare senza batter ciglio: un crumble di pesche, del tè alla pesca, del tè al limone. Come possa passare per la mente ai valcominesi di offrire un dolce alle sei del pomeriggio lo si può capire pensando all’ingenuità di quelle contrade, dove lo slancio di offrire si traduce nella prima cosa che viene in mente. Sono state viste delle vellutate pesche in una fruttiera, si sapeva di avere burro e farina in dispensa, tanto è bastato. Così è successo che si sia fatto un Crumble di pesche e cannella con granella di zucchero. Come cuoca mi sono offerta io, Artemisia (il crumble non è valcominese, ma piace a Raviola Romagnola, cognata di Mentuccia e una delle accanite raccoglitrici di punti-latte). Ricordiamoci che nel paese di Mentuccia non ci sono negozi. Parliamo del paese vecchio, sul cucuzzolo del colle; il nuovo è scivolato a valle, lungo la statale.  Quelli del paese di sopra ignorano il paese di sotto e ragionano come se il primo negozio a disposizione fosse a un giorno di cavallo. Non a caso il piatto forte della nonna di Mentuccia era il fritto misto, che si poteva allestire a ospiti improvvisi, detto fatto raccogliendo nella casa, nell’orto e nei vicini campi ogni che, sminuzzandolo e avvolgendolo in croccante pastella.
Tra ospiti e padroni di casa, quattro convitati oscillavano tra i novantadue e i novantanove. Ben tre di loro sono in grado di una chiacchiera vivace e inarrestabile di virulenza sovrumana. La quarta per sua fortuna non ci sente bene. I più giovani hanno rievocato pic nic insieme nelle vicine montagne. Cadute nei ruscelli, scherzi, torte rustiche, cesti.
















1 commento:

Anonimo ha detto...

In attesa di conoscere il "portoghese" e di rivedere, dopo tutta l'estate, l'acciaccata di Casies, mi gusto il crumble, solo con gli occhi, e sempre con quelli, spalancati, però, anche gli ospiti indaffarati in conversazioni, e il Museo. Per quello mi è uscito un incontenibile oh di meraviglia, che è diventato ooohhh, davanti alla finestrella.
Che dire? mi pare consono: continua.
sandra

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