venerdì 10 gennaio 2025

Crema di cachi al liquore

Entro le Creme e salse sia dolci che salate fa parte delle Creme, salse, glasse dolci.

Da Artemisia

Quante volte ho fatto questa crema - dalla più acerba giovinezza in poi, me la porto da lì, mi torna negli occhi la vecchia sala da pranzo, un'aria di festa - trattandola come una piccola trascurata ancella, senza mai dedicarle un post; la più vicina è questa, Crema di cachi al cognac, ma già è più elaborata: ci sono coppette, gocce di cioccolato, si presenta quasi da sola con qualche biscotto; mentre qui la propongo proprio come accompagnamento di qualsiasi dolce appena appena asciutto. Per esempio, per accompagnare la Torta di cioccolato al caffè, quasi Barozzi 2, oppure un'altra torta al cioccolato nel menu di Novembre. Un buffet esagerato, ma anche per accompagnare i Panzerotti fritti con il formaggio di capra. Questa volta ha accompagnato una Gallette des Rois; posso aggiungere che tutti tendevano la coppetta per farsela riempire. Nel menu di Gennaio 2025. Una corona per molti Re Magi e una Befana.

Cachi maturi con polpa cremosa, uno a testa, che sbuccerete così: poggiateli sul lato col picciolo; fate un profondo taglio a croce con un coltello affilato, fino al picciolo stesso; quattro pesanti petali di buccia e polpa si adageranno sul piano del tagliere; con un cucchiaio inseritevi tra buccia e polpa dalla parte del picciolo, e scivolando rasenti alla buccia, asportate la polpa, che va frantumata e ridotta in crema in una ciotola con la forchetta, asportando al contempo tutti i semi.

Mettere a marinare la crema di cachi con una cucchiaiata di liquore (rum, cognac... virate su un aroma o l'altro) ogni caco.

Mettere in frigo fino al momento di servire.



2 commenti:

Claire ha detto...

Questa la rifaccio! Anche se in Francia i bei frutti dell'inverno si trovano poco. Anni fa, solo dagli ortolani turchi e non erano qual granché. Adesso un po' di più, da credere che siano diventati di moda. Questo frutto cosi' bello, che colora in modo struggente (forse anche un po' incongruo) le campagne rinsecchite dall'inverno (inverni dell'infanzia e adolescenza mie, prima che diventassero tiepidastri e appiccicaticci) - questo frutto, dicevo, da me si chiama "diospero" e confesso che sentirlo chiamare "caco" da qualche forestiero ci faceva assai ridere. Absit iniuria verbis. La mia nonna diceva che un diospero nutriva come una fettina di carne e che lasciava macchie indelebili sui tessuti. Sarà vero? Stavamo talmente attenti a non macchiarci e a non macchiare tovaglia o tovaglioli, che non lo so!
Un caro saluto, cara Artemisia.

artemisia comina ha detto...

grazie Claire, trovarti qui è sempre un piacere.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...