lunedì 13 gennaio 2020

Gennaio. Una Befana indiana, quasi una Befana del Kerala


Gennaio 2020. Una Befana indiana, quasi una Befana del Kerala. Apprezzatissime vacanze indiane ci fanno saltare a piè pari tutto il nataliziume possibile e immaginabile, per altro in genere fronteggiato con tattica, onore e qualche buona idea, per cui non esploderò in esclamativi del tipo meno male. Così, tornando in tempo per la Befana, vogliosi acchiappiamo l'ultima festa per la coda e invitiamo tre amici; ma Kali è troppo presente per declinarla sotto le vesti della nota Vecchia Signora della Calza. Irrompe l'India dl Sud, con una cucina che mai avrei pensato di sentire possibile per me, che invece - miracolo, miracolo! - ecco che lo è diventata. E dire che c'ero già stata dieci anni fa, ma non avevo capito niente, se non che era un affare diversissimo da tutto ciò che ero abituata a mangiare, anche perché i ristoranti indiani a noi noti sono India del Nord. In India del Sud c'è un mirabile equilibrio di molti sapori complessi, che giunge a semplice, armonica fusione, con punte piccanti mai eccessive (per me, per noi), caso mai stimolanti, di un cibo totalmente inedito, per struttura prima di ogni altra cosa, forse. Tale cibo ci viene offerto (a noi resto del mondo) con tremulo timore dai locali: troppo piccante, troppe spezie? Ci guardano apprensivi, pronti ad assitere a scomposte, penose reazioni. Se avrò un'altra vita, farò un'antropologia del gusto: penso che in tali esitazione da un lato, terrore dall'altro, si incontri tutta la santa, bella differenza tra culture, che in India grazieaddio ancora si sente, c'è. Sul tavolo metto una tigre acquistata in un laboratorio in cui abbiamo visto gli scultori all'opera tra le fiamme; i Chola, la dinastia che in quei luoghi - oggi Tamil Nadu - eresse templi bellissimi, tra cui tre mirabili che visitammo, aveva la trigre sugli stendardi. Anche le stelle di carta (tante ne abbiamo viste laggiù), il re e la regina del Rajastan che il venditore di Kochi ci ha dato giurando (spergiurando) fossero locali, mettono India nella stanza. Dunque, menu, che non ha sequenze, va tutto in tavola: Pappadam (trovate già pronte da friggere sia al mercato Esquilino che  dai meravigliosi Fratelli Innocenzi di Trastevere, che Sciva li tuteli); Spinach thoran (ovvero, spinaci e cocco); Pumpkin and toor daal curry-kerala style (le inevitabili lenticchie con cui si fanno tanti ottimi piatti, congiunte con la zucca); Kerala chiken curry (curry non è quel che forse pensate, sono foglie dell’albero del curry, che ovunque si mettono lì e quasi introvabili qui, ma ho scoperto che ci sono nel fantastico mercato Esquilino; sostituite questa volta con foglie di kaffir lime e alloro); Steamed rice (con basmati, in attesa di trovare il loro magnifico red rice, o matta rice); volevo pure fare del pane, di cui ho anche belle provate ricette, ma rinunciai, cucinavo da sola e non volevo morire; Budini di perle di tapioca al cardamomo, cui aggiungiamo una Dadolata di cachi con uvetta portata da Polsonetta e Cornucopio insieme e un Panpepato, unica eccentricità nel menu (tal budino lo abbiamo mangiato in Karnataka, credo sia frutto del tentativo di ampliare la loro esigua offerta di dolci; non mi è riuscito, anche se promette bene e fu sorprendentemente apprezzato quasi da tutti; il resto – lo dico con le lacrime agli occhi – era buono: sono indiana).

Pappadam

Steamed rice, riso al vapore  
 
Kerala chiken curry. India

Pumpkin and toor daal curry - Kerala style

Spinach thoran, Kerala. India

Budini di perle di tapioca al cardamomo

Dadolata di cachi e uvetta

Panpepato





























2 commenti:

Pellegrina ha detto...

Per rispondere al commento sull’altro post: erbe e spezie senza esitazione. Peperoncino, pepe e derivati niet (o meglio pepe in dosi omeopatiche, tipo quelle della mortadella). Purtroppo si tende a confondere le due cose. È un peccato perché a me le spezie piacciono tantissimo, nel dolce come nel salato. Quindi finisco per perdermi cose che emanano aromi sopraffini. Ma il piccante, zenzero incluso, mi fa stare malissimo e insieme al caffè che ha lo stesso effetto, non mi è mai neppure piaciuto troppo.
La tigre è magnifica e quelle stelle le ho sempre amate. Come i pochi monumenti che ho visto nella zona di Madras, tutti diversi dalle città moghul, ma appassionanti.

artemisia comina ha detto...

che dolor! il piccante spesso è del tutto soave, ma il peperoncino temo vi sia SEMPRE....

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...