Artè, che non parla mai, a volte scrive rime.
La lavapanni
O lavapanni che ci togliesti dal greto del fiume
Le mani arrossate, le ginocchia piagate ti ringraziano
Ma la mente smarrita che contempla i tuoi tasti
Esita nel darti tutto il merito che certo ti deve.
Lo smacchiatore
Smacchiatore che malignamente promettente sosti nella mano esitante
Pronto a beffare la mia sprovveduta, ingenua fiducia
Già fumi ardente sull’innocente tessuto portato al macello
E gialla memoria orlata lasci di te, ancora una volta vittorioso sull’oblio.
Il ferro da stiro
Ferro che pesi nelle mie mani sbuffando ignei vapori
Certo distendi i lini ma non gli animi su te chini
Che trepidano nell’attesa dell’artiglio che chiuso celi
Nella pancia che falsamente dichiari innocente e obbediente.
La pezza
Fra me e il mondo
Tu straccio
Tu pezza
Nettare pulire cancellare
Lavoro inane
La polvere
Non ti odio, polvere
Se non quando veli gli specchi
O ti mescoli greve
Se voli lieve
Niente è più simile a me
E come l’elefante mi imbianco
Coscenziosamente
Verseggiare
Oramai mi esprimerò solo
In Versi
Non so quali, ma sono Questi.
La coperta di lana
Sotto la mia prima coperta
Penso a te, Pecora
E tu vieni a me come il gatto
Subito, gli occhioni che guardano
Ahimé priva della cassa armonica delle mirabili Fusa.
2 commenti:
come ci si capisce!!
:)
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