PRAGA. MONASTERO DI STRAHOV. LIBRI

Quando per i libri si costruivano biblioteche, quando le biblioteche erano luoghi di accesso alla verità, alla sapienza, al sapere. Due ne ha il monastero di Strahov.

Una alta, bruna, dorata, con un luminoso cielo dipinto in cui è rappresentata l'umanità - da Adamo ed Eva fino ai filosofi greci - che lotta per raggiungere la saggezza, ovvero la divina provvidenza; viene da un altro monastero della Boemia, ed è stata costruita nel 1780-97. E' la cosidetta Sala Filosofica.

Un'altra bassa, voltata con barocche volte ricciolute, simile a una grotta in cui infilarsi come orsi che svernano nello zucchero, più antica (1679) anch'essa dedicata alla saggezza, ma quella vera, che si ottiene con la pietà e il timor di Dio. E' la cosidetta Sala Teologica.

Non si entra né nell'una né nell'altra, un cordone vi tiene fuori dalla porta, ricordando come fossero luoghi ai quali accedere era privilegio. Un lungo corrodio però vi fa accostare a un esercito di libri chiari custoditi in scaffali cilestrini, e se mai ci fu fantasma di libro, lemure di volume, questi erano quelli. Per dire, non ti pareva che tendendo il braccio tu potessi afferrarne uno, ma piuttosto che ti sarebbe capitato che quello ti sparisse in mano. Ma erano altromondani non in senso minaccioso o funebre, quanto piuttosto di apparizione seducente e affettuosa, più come se ti si presentasse davanti un un angelo che non uno spettro dannato. C'era poi, in teca celebrativa, il ricco Evangeliario Strarhov, un codice del IX secolo riccamente rilegato nel XII. E in qualche vetrinetta, un par di codici in mostra con le loro bellezze miniate.

Foto di Artemisia e Nunchesto.