domenica 24 gennaio 2010

SIRIA. PALMIRA. BAAL, YARHIBOL, AGLIBOL, SOLE E LUNA










Il santuario era dedicato a una triade: il dio Bel con gli accoliti Yarhibol, dio del sole, e Aglibol, dio della luna. In questo rilievo si vede il dio della luna - contraddistinto dalla falce sul collo - con delle belle braghe partiche drappeggiate, e altri personaggi pure paludati di ampi pantaloni. Tutti girano intorno a un altare con offerte, e a un albero pure simbolico di fertilità e abbondanza. Sul retro, personaggi in armatura allineati. La nostra guida parla con ampli gesti, ma non ci dice, come è ovvio, gran che. Come sempre, è giustamente più intenta a domare le nostre fisime che a colmare la nostra ignoranza.

Poichè ero stufa di sentir ripetere la tiritera di questi tre nomi - Bel, Yarhibol, Aglibol - senza che mi si dicesse nient'altro, ho cercato finchè non ho trovato qualche storia un po' più vivace e complessa. Che sia vera o no, accettata da tutti gli studiosi o meno, non importa, almeno ci potrà dare qualche suggestione.

La prima è questa, da un articolo anni '80 del novecento, e sembra assai plausibile e documentata. Palmira non ha mai avuto un organico pantheon, ma piuttosto un eterogeneo insieme di divinità venerate da distinte tribù, ciascuna con la sua divinità ancestrale che si era portata appresso nel nomadismo che aveva trovato infine tregua a Palmira.

I templi di Palmira lo testimoniano: ce n'è uno dedicato all'araba dea Allat, una possente signora accompagnata da leoni, oggetto di un diffusissimo culto in tutto il medio oriente, associata alla Luna infera e a quanto pare avversa ai sacrifici cruenti: nel suo tempio è stato ritrovato un leone che stringe tra le zampe una gazzella senza addentarla e l'iscrizione: Allat benedice chi non versa sangue nel suo tempio. Un altro è dedicato a Baalshamin, il dio cananeo e fenicio del cielo, della pioggia e della fertilità, spesso accompagnato dalla folgore e confuso con il dirimpettaio Baal, mentre la fonte che dà vita alla città è presidiata da Yarhibol definito come dio ancestrale e delle sorgenti. Intorno a ciascuno loro, un nugolo di nomi tribali che si ripetono, circoscrivendo e stringendo insieme famiglia e culto; arrivando, come nel caso di Baalshamin, fino al documentato possesso della terra sui cui il tempio si innalza da parte della tribù che lo venerava e alla presenza della tomba del capofamiglia nel suo recinto.

La triade e lo stesso tempio del sole rappresentano non una gerarchia tradizionale, ma un tentativo innovativo dei preti del tempio, di una tribù nè aramaica nè araba ma occidentale e di cultura ellenistica, di unificare e prevalere su tutta questa varietà; gli stessi dei accoliti Yarhibol e Aglibol sono stati convocati per l'occasione ed adattati - per esempio, prima a Yarhibol non passava per il capo di essere un dio del sole - allo scopo.

Ancora una nota suggestiva: Aglibol è un dio della luna lui sì di lunga data, che viene dalla Siria del nord e che nel suo passato, quello che precede la sua simetrica presenza accanto a Yarhibol divenuto dio del sole, aveva pure un compagno dio del sole, ma in una posizione subordinata rispetto a lui: in quel lontano mondo divino, cosa per noi inaspettata e singolare, la luna era più importante del sole; qui, nella trinità palmirena, quel potere è in qualche modo ricordato dal fatto che la luna è simmetrica al sole. Ricordo il nome del primo compagno-sole di Aglibol: Malakbel; veniva rappresentato come un timido contadino protettore di campi e greggi. La cosa curiosa è che Malakbel per i palmireni che abitavano a Roma era un dio importante, forse il più importante.

Ho tentato di dare a ciascuno di questi dei una particolare identità, ma tenete presente che ciascuno tendeva a confondersi con ogni altro, in un perpetuo processo di confusione e distinzione di tratti, di generi, di attributi: in Allat, per dirne una, confluiva Isthar, e attraverso di lei Inanna, ma anche fu vista come Afrodite, e poi fu rappresentata come Atena, ecc. ecc.

Interessante suggestione immaginare i riflessi politici e di cittadinanza di questo complesso di unità tribali di culture e provenienze tanto differenti, tanto più che la documentazione relativa alla vita di Palmira è assai scarsa, e la più ricca viene dai suoi costumi religiosi. Anche il significato delle tombe in grado di accogliere centinaia di appartenenti alla stessa "famiglia" sembra più chiaro.

La seconda storia che ho trovato, ipotetica ma comunque suggestiva, interpreta il rilievo con il cammello che porta un baldacchino del quale abbiamo già parlato. L'autore, prestigioso semeiologo, legge il tutto come una rappresentazione di quanto davvero poteva avvenire nel tempio del sole: una processione sta portando nella cella del tempio un dio ospite.

A partire da qui interpreta la grande nicchia di sinistra dentro la cella come quella della trinità stabile, di Bel e i suoi due compagni, e quella di destra come il luogo in cui veniva accolto il dio - o gli dei - in visita; scopo della visita, un banchetto sacro.

Certamente l'ipotesi è fortemente evocativa, e non ci vuole molto ad immaginare dromedari che arrivano a lunghi passi felpati dondolando con rossi baldacchini in bilico (residui di colore dicono che il baldacchino del bassorilievo era colorato di un rosso fiammeggiante), e sacerdoti dagli alti cappelli a cilindro, lucenti di recente rasatura di ogni pelo che hanno sulla testa, come ci dicono le sculture che li rappresentano, che accolgono con profondi inchini rituali pietre sacre - chi quadrata, chi a cono, chi rotonda, ciascuna con la sua personalità - per deporle su dorate piattaforme scolpite a racemi e girali e servire loro datteri, melograni, rami d'olivo, fresco latte di cammella, un fumante cosciotto di capretto.

Se mettiamo in rapporto quanto ci dice il primo articolo sulla eterogeneità tradizionale di culture e dei, fondata sulle molteplici tribù di Palmira, e il secondo che ci parla di inviti a pranzo da parte della trinità che sale alla ribalta, ecco che questi inviti acquistano un tono più specifico, di convocazione a riconoscere una preminenza, ma anche di stare insieme in convivialità. Immaginiamo processioni che partono dal vicino tempio di Baalshamin, da quello poco distante di Allat, da quello della residenza acquatica dello stesso Yarhibol, perchè no, e tutti a cena da Baal! Nelle documentazioni archeologiche sono testimoniati anche altri templi di cui all'epoca dell'articolo citato - anni '80 del novecento - non si aveva ancora traccia di fondamenta o resti, non so oggi con il procedere degli scavi; il traffico doveva essere notevole e parecchio colorato.

Lo sguardo torna sul tempio del sole e sulla sua grandezza e preminenza nel paesaggio di Palmira: la conoscenza di questo desiderio di egemonia rispetto all'eterogeneità centrifuga fa capire meglio quella monumentalità soverchiante.

Entrambi i documenti, trovati su rete:

Cultes tribaux et religion civique à Palmyre, Javier Teixidor
Revue de l'histoire des religions, 1980, Volume 197, Numéro 3, pp. 277-287

Lire l'espace, comprendre l'architecture essais sémiotiques, Manar Hammad, 2006

Ancora su rete, un contributo su Palmira in generale un po' più accurato di altri: Palmyra as Caravan City

Foto di Nunchesto e Artemisia

4 commenti:

papavero di campo ha detto...

come te lo spieghi che non vi aleggi divinità femminile? di chiara e netta configurazione femminile, il dio della luna è maschio e la luna da che mondo è mondo è archetipicamente rappresentata da energia di divinità femminile, oppure,lecito a dirsi perché il patriarcato arcaico non dovesse appropriarsi anche della luna?!
tant'è che questa, anche questa! è una trinità mascula, una semplificazione, una povertà! mancherebbe l'articolazione del gioco eterno dei due principi opposti che governano l'intera baracca!!

artemisia comina ha detto...

in realtà siamo in un'area molto prossima a quella dove ha avuto importanza una luna maschio: il dio nanna dei sumeri. e lì c'era la dea inanna della fertilità e della guerra, una bella spavalda, che - bada bene - non era nè moglie nè madre di nessuno, ma era inanna e basta!

ogni tanto c'è una luna maschio qua e là. e nella cultura nomade, la luna può essere più importante del sole: guidare di notte, morire, rinascere, mettere in salvo dal feroce sole. la dea importante di palmira, comunque, è allat l'araba, accompagnata da leoni.

a me diverte, sesso a prescindere, che la luna possa essere più importante del sole.

artemisia comina ha detto...

be', ti ho pure recuperato una luna femmina: allat pare che fosse pure lei lunatica. ma fatto sta che nel mondo dgli dei tutto sfuma con tutto, e si capovolge. come disse qualcuno, è il mondo dell'inconscio...

papavero di campo ha detto...

giusto e nel mondo dell'inconscio tutte le combinazioni sono ammesse,
l'emozione che ci arriva dalla mitologia ci nutre ad libitum, la scena è inesauribile altrettanto il nostro turbamento

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