domenica 31 gennaio 2010

SIRIA. PALMIRA. IL SUK.














Un corta via dritta, una sequenza di luci nel buio della piccola cittadina dalle case basse, con vicoli laterali che svaniscono nell'oscurità sotto la fitta notte del cielo che per chilometri intorno ha solo nero deserto; due file di piccole botteghe illuminate, incerte tra la vendita di detersivi e argenti beduini, ma che spesso optano con decisione per i turisti, e allora il piccolo vano è zeppo di pugnali ritorti, collane di turchesi e pietra di luna, anelli d'argento, orologi dissepolti da qualche cassetto ottomano (sono stata tentata da un curiosissimo orologio da tasca sferico, con il vetro perfettamente bombato, che pareva una piccola luna), piastrelle di ceramica con fiori svaporati (mi sono state proposte come beduine e ne ho comperate quattro, unico acquisto), pannelli di legno intarsiati di madreperla (vi ricordo, signori, che pannelli di legno con la madreperla sono stati ritrovati ad Ebla), narghilè, lampade di vetro dorato del perduto impero turco, ampolle, vasi e vasetti di una bella ceramica, cammelli, essenze su cui non ho indagato che rilucevano liquidamente nelle bottiglie in mostra, certi sorprendenti frammenti di armature, e un passante che vedendo il Nunche che fotografava ha pensato di animarne una lì per lì. Un artigiano faceva monili con i semi di dattero... Ovunque una morbida, tollerante cordialità.

Foto di Nunchesto e Artemisia

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