venerdì 5 settembre 2008
STIRACCHIARSI, RIFLETTERE, RIORDINARE EMOZIONI.
Bene, non è un gatto propriamente in sé, ma è quasi sveglio. Riflette, si riflette, si spaventa, forse si ricompone, constata la presenza della vibrissa, dell’orecchio teso, dell’occhio luminescente, prende la misura del morso.
Stiracchiarsi è essenziale.
Specie dopo un periodo lungo di lusco e brusco, molto qua e là, forse più di là che di qua.
Allora, prima di tutto: bentrovati a tutti coloro che mi hanno salutata alla partenza e aspettata.
Poi: molta campagna, ancora.
Bauli più che mai. Stavolta i fantasmi sono arrivati a frotte, c’era anche una treccia bruna racchiusa in un lievissimo fazzoletto di seta – color del tempo, recitava la fiaba di Pelle d’Asino, non so se la ricordate; e questa seta lo era davvero, color del tempo: sottile, ragnata, del colore della nebbia – ricamato con dei fiori di un giallo impallidito. Stava nel doppio fondo di un astuccio di velluto color oro – ma vecchio, ma sfatto, che mostrava un’anima scura – dove una volta furono forbicine e lime e specchi, ma ora aveva tutte le custodie vuote, e solo questo avvolto segreto nel doppio fondo. Sono fuggita lasciando molto alle spalle e con qualche ricamo nella valigia.
Quindi: una Grecia visitata su una barca turca. Aggiungete il meltemi.
So che dirò delle banalità, tali furono per me finché non divennero carne e sangue e soprattutto giramento di testa.
In primo luogo: in Grecia ci sono molte isole e tra le isole c’è il mare. Ti chiedi come fa la Grecia a tenersi insieme, come ha potuto tenersi insieme nell’antichità; o forse pensi al suo particolare modo di tenersi insieme, attraverso le differenze.
Ci pensi, e la Grecia scappa da tutte le parti. I suoi confini, se la mente va al mondo antico – e al mondo antico pensi inevitabilmente quando pensi alla Grecia – esplodono, si disperdono verso l’Anatolia, il Mar Nero, l’Italia meridionale, la Sicilia. Se pensi al mondo moderno ti viene in mente il suo atto di fondazione con i patrioti greci vestiti da turchi, l’ouzo e il raki, il denso, cremoso conflitto tra yogurt greco e yogurt turco…Pensi alla coltre musulmana, a quel ricco tappeto persiano che quella cultura getta sul passato a cui si sovrappone, ti ricordi dell’Egitto e dell’impressione che quell’opulenta coltre abbia sepolto per sempre una cultura passata; e ti chiedi da dove sono rispuntati i greci. Come l’olivo, l’albero immortale che morto il tronco, si riproduce dai getti.
Dopo anni di Turchia, di costeggiamenti lenti di una magnifica costa profumata di pini d’Aleppo e costellata, più o meno da presso, di rovine greche ed ellenistiche e romane e bizantine, abbiamo chiesto al consenziente ma io suppongo scettico armatore turco (certo il capitano scettico lo era) di spingere il suo caicco nelle acque del Dodecaneso. L’ampio barcone dai fianchi opimi obbedì perplesso ed ondeggiando come una matrona ottomana nelle sue grandi brache, si avventurò nelle acque biancheggianti e arricciolate dal vento, che spesso, abbandonando la superficie del mare, ci raggiunsero con slancio e molti baci sputacchianti e bagnati, facendo al contempo volare termos, zuccheri, biscotti e tazze di tè che cercavamo di sorbire come si fosse su un immobile sofà.
E poi? E poi una Francia diciamo del sud, tanto per tagliar corto. Perché anche la Francia non scherza tra dipartimenti e regioni, tra territori del presente e quelli del passato che non mollano la loro identità e rispuntano sotto i nomi nuovi. Sto ancora cercando di capire dove accidenti siamo stati, mentre posso dire qualcosa di più sulla traccia che avevamo – vagamente – in mente. Questa volta in macchina e in due. La traccia? Verso il Périgord, forse per arrivare fino all’oceano. Ma poi siamo appena arrivati a toccare i confini del Périgord, e ci siamo attardati tra Drôme Provençale e Auvergne, tra Aveyorn e Ardeche. Con in mano, più o meno, due guide: Les plus beaux villages de France e la Michelin. Se ci capisco qualcosa ve la racconto, o forse la capirò mentre la dico; e qui arriviamo al motivo che ancora mi spinge a scrivere qualcosa su questo blog. Riordinare, raccontando, emozioni.
Il gatto allo specchio da waiapo.com
Papavero prende posizione:
gatto allo specchio:
un gatto lacaniano?
ma no! vanesio!
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5 commenti:
e le racconti benissimo. mi sento quasi cullata dalle tue parole. bentornata.
grazie niky, sia del commento che della visita.
Ciao Artemisia, bentornata, ora mi metto comoda e leggo i tuoi resoconti.
abbraccio a marinav, di cui scopro e linko il blog.
gatto allo specchio:
un gatto lacaniano?
ma no! vanesio!
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