lunedì 14 aprile 2008

VENEZIA. CANNAREGIO. RISTORANTE DA RIOBA.










Arriviamo a Venezia nel pomeriggio di Pasqua. L’annunciata ondata di freddo marzolina è qui; pioggia a catinelle, voglia di calde sciarpe. Niente di meglio che un ristorante a pochi passi da casa, su uno di quei canali ampi e dritti che caratterizzano il nord della città.

E’ un pezzo che al posto di una vecchia drogheria si è istallato Rioba; dicono che il cuoco è cambiato, che l’attuale non è male. A vederlo da fuori ha sempre avuto un certo garbo. Proviamo? Proviamo. E’ affollato di turisti; piuttosto belli, tie’. Perché che ne sono anche di belli, di turisti; sapete quelli con l’aria intelligente, elegante, che tu sei tutto contento che si interessino delle cose tue? Quelli.

E Rioba com’è? Niente male pure lui come garbo e ambiente. Sì, ma quanto a cibo? Be’ quanto a cibo, potrebbe migliorare ancora. Nunchesto prende dei gamberi in saor: su una rodella di polentina tiepida, una piramide di gamberi con aceto balsamico. Simpatici, un po’ scipiti, forse la cipolla per i gamberi è una compagna troppo aggressiva. Però forse aggiustando il piatto…E poi? Poi della rana pescatrice su carciofi saltati in padella. L’abbinamento sarebbe buono, ma i carciofi hanno qualche barbetta, qualche durezza. Appena, appena; però lo sapete com’è, il carciofo deve essere mondato fino al sangue, sennò…quanto alla rana, è ottima se non diventa elastica in cottura. Ecco, questa era un po’ elastica. Ma quante storie! Purtroppo eravamo appena stati da Glass, a Roma, dove avevamo mangiato una rana pescatrice magnifica, la più buona, fondente, ottima…sì, ma quando si va a ristorante bisogna valorizzare le cose, altrimenti è meglio starsene a casa. Com’era il dolce? Niente di speciale, davvero…Basta. Smettila di affliggere questo disgraziato ristorante. E’ un posto abbastanza carino da venirci qualche volta, e poi è sotto casa.

Quello che mi scoccia è che ha preso il nome che anni fa demmo al nostro bacaro immaginario. Rioba, lo chiamammo. Dalla statua del facchino che sta a pochi passi, quello con il naso di ferro, una delle statue “parlanti” di Venezia. Facemmo una festa una volta, invitando “da Rioba” e offrendo tutto quello che un bacaro può offrire, inclusa pasta e fasioi, folpetti, polpettine...

A pochi passi, meno ancora, l’edicola dei canottieri, tutta rimessa a nuovo, con Sant’Antonio Abate che spupazza il suo bambino.

Conto sui 35/40 euro.

Ostaria da Rioba
Cannaregio
Fondamenta de la Misericordia 2553
tel. 041 5244379

1 commento:

la belle auberge ha detto...

in effetti...
non sembrano invogliare né la tua descrizione, né tutti quegli schizzi decorativi(?!?)nei piatti.
eu

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