lunedì 18 febbraio 2008

La credenza del sarto di Gloucester




Nelle favole le credenze sono piene di oggetti animati. Ad esempio la credenza del Sarto di Gloucester.

Immaginate una piccola città con tetti a punta, parecchia neve, i giorni che precedono il Natale, un sindaco che si fa fare una giacca e un panciotto di seta da un vecchio sarto per il suo matrimonio, il gatto del sarto che si chiama Simpkin e una credenza.

Il sarto ha quasi finito il lavoro, ma gli manca una matassina di seta color ciliegia per fare le asole. Manda Simpkin a comperare qualcosa da mangiare e la matassina. Mentre lo aspetta, borbotta tra sé di panciotti e di asole da finire. Ma a un certo punto smette di parlare:

Qui il sarto si fermò: a interromperlo erano venuti dalla credenza nella parte opposta della cucina certi curiosi rumori:
Tip tap, tip tap, tip tap tip!
“E adesso che cosa succede?” si chiese il sarto di Gloucester balzando dalla sedia. La credenza era stipata di vasellame e di bricchi, di servizi di porcellana a disegni azzurri, di tazze da tè e di boccali.
Il sarto attraversò la cucina e si fermò in ascolto, immobile, accanto alla credenza, fissando il ripiano attraverso gli occhiali. Di nuovo, da sotto una tazza da tè, venne quel buffo rumore.
Tip tap, tip tap, tip tap tip!
“Stranissimo” commentò il Sarto di Gloucester, e sollevò la tazza, che era capovolta.
Ne saltò fuori una vivacissima topolina, che fece un inchino al sarto! Poi balzò giù dalla credenza e corse dietro il pannello.
Il sarto si rimise accanto al fuoco, scaldandosi le povere mani gelate e mormorando tra sé:
“Il panciotto è di satin rosa pesca, ricamato a boccioli su telaio rotondo in splendido filaticcio di seta. Avrò fatto bene ad affidare la mia ultima moneta da quattro soldi a Simpkin? Ventun asole di filo color ciliegia!”
Ma tutt’a un tratto provennero dalla credenza nuovi rumori.
Tip tap, tip tap, tip tap tip!
“Ma è troppo strano!” Esclamò il Sarto di Gloucester, e andò a sollevare un’altra tazza, che era capovolta.
Ne uscì un elegante topolino, che fece una riverenza al sarto!
E poi da tutta la credenza venne un coro di lievi tramestii, con richiami e risposte, come quelli degli scarabei in una vecchia imposta mangiata dai tarli:
Tip tap, tip tap, tip tap tip!
E da sotto le tazze, le coppette e le ciotole sbucarono altri topi che saltavano dalla credenza per ficcarsi dietro ai pannelli.


Il sarto decide di non dire nulla dei topi a Simpkin; ma quando questi torna ne sente l’odore e sentendosi tradito dal sarto, nasconde la matassina in una teiera. I sarto non può finire il panciotto e per soprammercato si ammala per tre giorni e tre notti, giusto il tempo che lo separa dal matrimonio. Ma i topini riconoscenti si mettono al lavoro e non solo ricamano le asole con punti perfetti, ma aggiungono ricami di rose e viole sulla giacca e di papaveri e fiordalisi sul panciotto. Tutto questo mentre il disgraziato Simpkin viene chiuso fuori e sbeffeggiato con canzoncine irriverenti dai topi al lavoro, che lui può solo sbirciare dalla finestra soffiando di disperazione. La storia finisce con la creazione di un’équipe segreta tra topi e sarto, che da quel momento in poi produrrà i più bei panciotti di Gloucester, ricamati con punti così piccoli, ma così piccoli che – diceva la gente ridendo della battuta – poteva farli solo un topino. La storia haimé tace di Simpkin, ma non dubitiamo che la nuova ricchezza gli avrà procurato malgrado tutto buone frattaglie.





Sia il testo che le immagini vengo da Il sarto di Gloucester, Beatrix Potter, Sperlig e Kupfer, London 1988 (ed. or. 1903)

3 commenti:

papavero di campo ha detto...

un filo di rimandi: vieni a vedere

cocozza ha detto...

Che bella questa favola non l'avevo mai sentita,tornare bimbe ogni tanto fa cosi bene.
ciao cocozza

artemisia comina ha detto...

ehm...non so se io ho bisogno di "tornarci" ... mi sa che è una tendenza permanente :DD

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...