domenica 16 settembre 2007
VENEZIA. BIENNALE. GIARDINI.
Innegabile: la Biennale d‘arte veneziana gode di una sede magnifica. Eventi e istallazioni prendono vita dal contesto; che siano i Giardini con immensi alberi catturati dentro le opere, o gli spesso fascinosi padiglioni tra i quali l’ungherese le cui maioliche non manco mai di omaggiare, o l’Arsenale con spazi immensi di pietre e di acque, profumi di ferro e di petrolio, e in questa occasione perfino i colpi di maglio di un vero cantiere, o i palazzi, i campi, le scuole. Tra tutti, bellissimo il palazzo Van Axel Soranzo, che finalmente ho potuto visitare nei suoi spazi e pietre ricamate.
Grandi giochi di luce e specchi, labirinti, grandi abilità anche decorative, molte perfettissime foto, un immenso bersaglio da colpire con rosse freccette, le pile di poster da portare via del padiglione americano.
E due bidoni.
Democrazia vuole che anche noi di tanto in tanto si venga colpiti e uccisi dalla cialtroneria con cui a Venezia vengono gestiti molti dei luoghi in cui si mangia e beve. E’ giusto così, altrimenti ci abitueremmo scortesemente a guardare con sufficienza quelli che li patiscono senza alternative, e a pensarli gonzi e basta.
Primo bidone, il caffé più bello di Venezia, il Paradiso, appena all’ingresso dei Giardini. Con il suo seducente padiglione su due piani, i suoi begli alberi ombrosi, la sua ariosità luminosa, la sua ampia vista sulla lucente laguna e la sua piadina con le caldane. Del tutto gelida in alcuni punti, bruciantemente bollente in altri, complessivamente farcita con un ripieno di verdure viscide che non si sapeva se fossero peggio quando scivolosamente incandescenti o se vischiosamente gelate.
Secondo bidone, il ristorante dell’Arsenale, di cui dirò dettagliate peste e corna.
Ancora una nota sul Paradiso: una scultura iperrealista di nuotatrice in sosta lo rendeva ancora più attraente.
Altri caffé, sempre belli e chissà se altrettanto pessimi, dentro i Giardini. In genere, questi sono meno avvelenanti del Paradiso, da sempre accompagnato da cattiva fama, ma non ce la siamo sentita di prenderci il rischio di provarli tutti.
Infine: i Giardini sono tenuti con più cura dell’ultima Biennale, e quello di Scarpa, interno, hortus clausus, è finalmente del tutto restaurato. Complessivamente, bella Biennale.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento