martedì 20 marzo 2007

TORINO. RISTORANTE DA GALANTE







Ecco un posto dove ci hanno condotto gli dei.
Noi, con la nostra insipienza, non ci saremmo arrivati mai.
Come potevamo sognarci di andare da Galante, se non dopo la goffa sequenza del decidere che mai avremmo mangiato sabato sera – come! Ancora! Adesso basta! Con tutto quello che ci siamo scofanati! – quindi che non si sapeva cosa ci stavamo a fare in albergo, quindi del sentirci dire che tutto era prenotato, quindi del farci consigliare al bureau un posto vicino: “Nessuno si è mai lamentato”.

Dopo pochi passi incerti nel buio rettilineo di un viale torinese, entriamo in una vuota sala rosa e celeste, sorretta da colonne ripassate con smalto per unghie madreperlato, luce soffusa opalescente, alle pareti tromp l’oeil di portici, di cui sembra il torinese non sia mai sazio, anch’essi soffusi di aure rosa e celesti. Una perfetta camera ardente in attesa del caro estinto.
Girare sui tacchi? Fuori preme lo sconfortante buio, sappiamo che non c’è un buco in tutta la città; anche Galante ci ospita a patto che si vada via entro le nove. Ci sediamo. Presto si accosta il molto confortevole personale e comincia ad offrire e accudire.

Mentre arriva la prima focaccia bianca e calda, ecco entrare una coppia di signore, poi un’altra, questa volta marito e moglie che attendono altri ospiti, poi un signore con tre dame… ad ogni ingresso il cuore sussulta. Dove siamo capitati? Quale specchio abbiamo attraversato? La sala si popola di un mondo coerente e omogeneo di signori in là con gli anni, uomini in perfetti abiti grigi con panciotto, signore con il tallieur, perfino arancione, perfino celeste, parate di gioielli come dame ellenistiche, due bracciali, un anello per ogni mano, due collane, orecchini, spille. Generali che certo non si chiedono se mettere la decorazione di Magenta o quella di Solferino, ma che tutte le allineano senza esitare. Mirabili le teste delle dame, che nessuna tempesta potrà turbare, curate da parrucchieri che certo hanno più del marmista che del pellicciaio. Ma soprattutto, soprattutto, signore o signori che fossero, che coloriti rosei, che pelli curate, che borotalchi, che tonici, che creme! Sono tutta un sussulto ammirato mentre il vuoto obitorio diventa sala del nettare e dell’ambrosia. Il ristorante si rivela mentre da vuota conchiglia diventa vivo essere animato ed espressivo: è una nursery.

Quanto ci si sbaglia ad essere sempre con la guida in mano, a farsi consigliare da gamberi rossi e slow food. Ed entra una volta in un posto dove non andresti mai! Ecco che il mondo ti sorprenderà.

Effettivamente, nel pomeriggio c’era stata qualche avvisaglia. Entrando in un negozio di scarpe alquanto curioso – con tutta un’aria demodè – dove Nunchesto inseguiva Clark, vedo una madre e una molto giovane figlia discutere con la proprietaria l’acquisto di un oggetto che non vedevo da trent’anni, una pochette. Si tratta di quelle borse da cerimonia rettangolari, smilze, a forma di busta, con la catenella, di seta o raso, che portavano una volta le signore. Ma in questo caso tutto si svolgeva nel mondo presente, nell’attuale realtà; e la fanciulla, consigliata dalla madre, sceglieva tra due pochette di seta blu. La triade – madre, figlia, negoziante – parlava dell’oggetto come di ovvio complemento nella vita di una ragazza, si trattava solo di decidere se quello con il fiocco, o quello senza. Mi sarei volentieri piazzata in quel negozio, che tra l’altro aveva una comoda sedia ed io ero stremata da marce torinesi incessanti, per guardare cos’altro vi poteva succedere, ma la creanza e le scarpe oramai acquistate mi avevano strappato di lì. Ma ecco che da Galante quel mondo appena intravisto ci aveva accolto, sia pure per il breve spazio di un’ora, nel suo centro.

Come si mangia da Galante? Ma bene, che diamine! Anzi, ci scopro un piatto ottimo, la panissa vercellese, riso, salsiccia, fagioli, che proverò a riprodurre. Nunchesto invece mangia ancora una carne all’albese, questa volta sottili fettine con scaglie di parmigiano e carciofo. Il dessert: sorbetto di mela e calvados, e una cialda pregevolissima alle nocciole. Infine, gianduiotti – come potevano mancare nella nursery? – su un centrino all’uncinetto.

Andiamo via più che contenti e soddisfatti: direi estasiati.

Galante
Corso Palestro, 15
tel. 011537757
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