Gennaio 2018. Venezia. Il primo giorno dell'anno. Che ci facciamo con questo 2018 tutto nuovo, il solito buon viso a cattivo gioco, che tanto non ce ne possiamo liberare; e allora come sempre quando c'è l'inesorabile, si festeggia in toni agorodolci. La lavapiatti, in verità, decide di non varcare questa soglia, e ci molla: ancora un'occasione per testare la perfetta armonia tra ospiti: chi lava, chi asciuga, chi ripone, è tutto un intreccio. Ospiti: tutti: noi, gli anfitrioni, e loro, i benaccolti. La parola bifronte sollecita curiosità, l'Accademia della Crusca si spende in esegesi, e conclude che all’origine del doppio significato della parola ospite c'è la reciprocità del patto di ospitalità: l'ospite accolto si impegna perciò stesso ad accogliere. E' una prassi molto antica: è infatti il rapporto tra clan che imposta l'esigenza dello scambio, la sacralità dell'ospite; con la città prevarrà l'inclusione o l'esclusione dalla cittadinanza sullo scambio. Pare che oggi non si sopporti più questa simmetria, e che si senta ahimè l'esigenza di distinguere tra ospitante e ospitato. Noi invece ci trovavamo bene, in codesto stato simmetrico; infatti si stava già prospettando di invadere la Sicilia. Menu: Minestra di lenticchie con cui esibire il Masons Ironstone Regency Plantation Colonial Oval Covered Vegetable Serving Dish, Fondi di carciofo rosolati, Insalata di radicchio tardivo, finocchio e arance nella ciotola che presumo di Macao, Olive taggiasche, Robiola di Roccaverano, un fantastico Cheddar Snowdonia Cheese Company, Champagne Sadi Malot.
Minestra di lenticchie,
Insalata di radicchio tardivo, finocchio e arance
Olive taggiasche
Robiola di Roccaverano
Cheddar Snowdonia Cheese Company
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