lunedì 12 maggio 2014

Cena uzbeka. Evocare, affollare, apparecchiare.




In questa pagina trova posto l'amore per lo still life. Volendo esprimere un'intensa - per quanto possibile - uzbekità per una cena uzbeka, dopo un viaggio emozionante, abbiamo convocato colori vibranti, cantanti, scostumati e insieme armonici, insomma si inseguivano le stoffe dell'interno di una yurta  e le porcellane diffuse in epoca russa, fatte apposta per il mercato islamico, fiorite, dorate; grandi piatti per il plov-pilaf, ciotole.

Grazie all'uso abituale in questa casa di piatti spaiati, ho cercato che ci fossero i turchi e  l'Islam: nel piatto verde, per esempio. Ma attraverso di loro traspare la Persia, che continua a lampeggiare in ogni arabesco e in ogni oro. La Cina: c'è nella ciotola rosso/azzurra, ma anche nei piatti compagnia delle Indie, nei bicchieri rossi con il segno della sposa, nelle cineserie delle porcellane bianco-arancioni. L'India: nei sari arancio-verdi affiancati a far da tovaglia. La Russia imperiale nelle porcellane dorate,  nei piatti di latta che riproducono servizi di ricchezza favolosa. Avrei avuto anche delle ciotole perestrojka, ma quelle la prossima. La Mongolia nomade c'è nel tegame di ferro del plov, nel vassoio ricco di fiori esagerati che ricorda i suzani.  

Poi sono arrivati una rosa, che con la Persia ci sta benissimo, un amarillis, un orchidea: ogni ricordo del paradiso è islamico.

Infine, un cesto di fragole, dalla campagna.

Per  Maggio 2014. La cena uzbeka con il plov degli sposi.
 



























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