martedì 8 febbraio 2011

COPENHAGEN. NATIONALMUSEET.

Penso che gli inventori degli alfabeti e della scrittura furono prima collezionisti. Di sassi, di piume, di ossa, di foglie. Quando allinearono le loro prede le sentirono sussurrare e poi pian piano parlare: la varietà e la ripetitività delle forme congiunte articolano discorsi.

Questa è l'impressione che si ha percorrendo il labirinto del Nationalmuseet di Copenhagen, dove confluiscono le wunderkammer dei passati re, le eredità del colonialismo, il museo della vita quotidiana proprio del nord, e un vorace appropriarsi di segni, di oggetti, di facce.

Teschi umani e animali, coltelli che uccisero e coltelli che ornarono, elmi di parata e da guerra, strumenti per la sopravvivenza e per il rito, tutto un mondo fitto di cose tenta di parlare, di dire le memorie di individui come di popoli.

Attraversare questo vocio tendendo l'orecchio e acchiappando, come una gazza ladra, immagini. Mentre ci si ripromette di tornare, di ascoltare meglio.

Ancora sul Nationalmuseet:
1 miscellanea
2 il caffè
3 il calderone Gundestrup
4 inuit: sopravvivere
5 inuit: farsi belli
6 toy
8 inuit: lo sciamano Anarqaq
9 Eckhout
10 facce

Badate bene: ci siamo andati due volte, ne abbiamo vista una piccola parte, è gratuito.

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