Una delle glorie del museo: il cosidetto calderone Gundestrup. Le placche interne hanno complesse scene di dei e animali. Il fondo, con un enorme toro; forse un sacrificio. Sotto l'insieme, e le placche esterne, con volti di divinità.
13 pannelli d’argento: 5 rettangolari interni, 7 quadrati esterni (è andato perduto un ottavo pannello) e uno circolare che costituisce il fondo. 42 cm di altezza, un diametro di 69 cm. e un peso di 9 chilogrammi.
Probabilmente è stato fatto tra il 150 a.C. e la nascita di Cristo. Profondamente sbalzato a rilievo, con tracce di doratura; stile e tecnica rimandano ai Traci. Al tempo stesso, buona parte dell’iconografia è celtica. Ad esempio, elmi e trombe da battaglia. Probabilmente risale al periodo in cui Celti e Traci confinavano nell’area sudovest della Romania o in quella nordovest della Bulgaria. Non si sa come sia arrivato in Danimarca, dove è stato trovato, smontato, in una torbiera.
Grandi esercizi interpretativi sia sulla sua origine che sul suo essere in Danimarca che sull'iconografia. Le placche esterne mostrano dei della fertilità e della bellezza, come pure della distruzione e della morte. Quelle interne hanno raffigurazioni più complesse, come schiere di guerrieri, il sacrificio di un toro, un dio con grandi corna a palchi, da cervide, circondato da leoni, cervi e grifoni che in una mano stringe un torquis, un collare, privilegio dei nobili celti. Forse un signore della natura e degli animali selvaggi. Ma anche una dea con ai lati due elefanti, un dio con una ruota probabilemnte solare.
Dietro le placche ci sono immagini nascoste, alte pochi centimetri, come un suonatore di corno e un felino, forse una leonessa.
Una descrizione accurata nel sito della University of North Carolina
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