venerdì 17 settembre 2010

BORGOGNA. CHÂTEAU DE RULLY


















Le vigne che avevamo visto ad aprile ridotte al loro tronco nodoso e minimo ad agosto sono assai verdeggianti e nascondono fitti grappoli di piccoli pallini tosti e verdi che i vigneron vanno covando. In primavera non si vedeva anima viva e il sonno della Borgogna era profondo. Ora eccoli comparire nei vigneti nella giornata soleggiata e spuntano prudenti teste tra i filari. C’è qualche ombrellone, sotto si intuisce o intravede l’appostato vigneron, c’è qualche conciliabolo ai margini tra due o tre che si immagina stiano facendo auspicanti previsioni.

Sulle strade e tra le vigne girano macchine straordinarie (come non capire l'amore dei bambini per i trattori) dalle ruote altissime, che passano giuste tra i filari e sopra di essi in modo tale da rifilarli e ripulirli, con certe roteanti lame, di tutte le foglie troppo ombreggianti i fotofili grappoli.

Ci avviciniamo a un maestoso château produttore. Silenzio, silenzio, silenzio, sonno, luce. Vecchie porte celestrinamente sbiadite e chiuse, a dispetto dei molteplici cartelli di Ouvert. Ma tutto è comunque bello e forse di più nella inaccessibilità misteriosa e sognante e scostante e nella bellezza delle pietre e del grande cielo che incombe, ricco di falchi che il Nuche insegue, inadeguato bipede proteso verso esseri alati.

Château de Rully



Stessa famiglia da sempre, costruzione del castello dal XII al XVII secolo.
20km a sud di Beaune, vicino a Mercurey.
Dal 1985 Antonin Rodet gestisce i vignoble fino alla distribuzione, Nunchesto tornati a Roma mi fa assaggiare il bianco.



La foto delle cucine, dal libro La Cuisine des châteaux de Bourgogne, Gilles Du Pontavice e Bleuzen du Pontavice, Ouest France, Tours 1999.

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