sabato 14 agosto 2010
EBRIDI ESTERNE. HARRIS. HORGABOST. MC LEOD’S STANDIG STONE.
Sole. Siamo andati in spiaggia. Horgabost, quella della Mc Leod’s stone. Siamo saliti fino alla stone, che signoreggia sul mare oltre a indicare il cielo. Mentre salivo il declivio pieno di ruminanti pecore, mi sentivo un affiliato del clan che saliva a raccolta. Un po’ timoroso, un po’ controvoglia. Quando mai sarà stata una lieta convocazione? Dal loch, verso il mare aperto filava un peschereccio rosso, grande. Contro la spiaggia correvano onde, tant’è che c’era un orlo di fresche conchiglie lucenti d’acqua, accompagnate da festoni di alghe, e in mare un paio di surfisti. Uno l’ho visto perfino filare sull’onda. Perfino, perché molto se ne stavano in acqua a annaspare e cadere. Raccolti bovoli. Sarà una giornata di bovoli e bovoletti, perché anche a Scarista, dove torniamo per la terza volta, sono loro. Oltre loro, cerco le rigate conchigliette dalla pelle rosa, lucenti, che ho visto in una ciotola nella Scarista House. Addestro l’occhio a individuarle tra sorelle e frammenti, camminando sulle ginocchia come sulla scala santa. Il sole va e viene, ora la sabbia è dorata, ora argentea, me sempre luminosa. Le sterne, dice Nunchesto, ora sono quattro. Io ne vedo una volare vicina e bassa verso l’angolo della baia in cui c’era il nido. Trillava e gridava gioiosa, squillante, portando una cosa appesa al becco. Avvertiva?
Il mare di Scarista era più tranquillo e sornione di quello di Horgabost. Ogni baia ha le sue onde, le sue conchiglie, la sua sabbia, la sua luce.
Le foto di Horgabost sono di Nunchesto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Ad ogni immafine la mia febbre aumenta...
Posta un commento