Di
Artemisia
A giugno, quando siamo venuti nella casa di campagna di Mentuccia per
scrivere, abbiamo trovato la rosa Forse Vanity
spencolata come sempre sulla valle, ma al riparo dell’alto muro di
pietra della
casa, e come sempre assediata dalla plumbago che verzureggia da presso e
mostrava i primi
corimbi azzurri splendenti nell’ombra del muro. Le teneva comunque testa
con alti getti, ed era piena di bacche che testimoniavano una follia di
maggio da cui deriva anche una spossatezza, una certa scompostezza
esausta, post sbornia, delle rose presenti. Qualche fiore viene tagliato
affrontando la presa delle sue spine e ospitato in un bricco superstite
di un servizio da caffè di un altro secolo, parte del popolo di oggetti
spaiati che punteggia la
casa. Il davanzale fiorito di licheni di una finestra che dà sul
giardino è assediato dal possente glicine, ci poggiamo Forse Vanity per
bellezza.
Poi ci terrà compagnia, con ondate di profumo, sul tavolo invaso di
carte, sorella campagnola della gatta Alice rimasta in città, nella
funzione
di sorvegliante e amica. A
Maria
piace fare regali. Siamo in campagna. E' arrivata con un prezioso
fagotto di melucce. Piccole, da far venire i capelli bianchi a pensare
di sbucciarle (fate un giro con pollice e indice: grandi così), verde
tenero con le guance delicatamente rosse e tutte le possibili
ammaccature bio. Buone, saporite, rare per noi cittadini. Ci fo una
caramellata crema di mele, che scoprirò poi essere il Burro di mele (lì
per lì non ne avevo idea). Con quella allestisco una pie. Mangiata
tiepida, la morte sua; buona anche il giorno dopo, fredda,
poiché la densità della crema e la caramellatura hanno evitato il
gelatinoso della mela, che raffreddando può perdere di
seduzione.
Pie di mele con la buccia
Burro di mele
Il torsolo delle melucce è stato tolto, la buccia lasciata, le
melucce ridotte in pezzi e buttate in pentola con un po’d’
acqua
(valutatane la tostezza, è stata ritenuta necessaria; fate conto che se
le mele arrivavano a qualche dito dall’orlo della pentola, l’acqua ne
copriva abbondantemente il fondo) e
zucchero abbondante, circa cinque cucchiate per una scodella colma di pezzi di mela.
Un pezzo di
cassia è stato aggiunto a dare profumo. Per la differenza tra cannella, cinnamomum zeylanicum, e cassia,
cinnamomum cassia, a volte confuse tra loro, vedi per esempio
thais.it
Le mele sono state cotte finché l’acqua non era tutta evaporata e le melucce non erano passabili.
Tolta la cassia – siamo in campagna, l’ho detto: animate da quella
determinazione sparagnina che spira in quelle cucine, si è subito
pensato che quella, asciugata, si poteva riutilizzare – sono state
ridotte in crema con il passaverdura, che ha permesso di eliminare la
buccia. La crema era densa, caramellata e asciutta, molto saporita. Si è
supposto il contributo della buccia.
Frolla
E’ stata fatta una frolla molto friabile, ricca di burro: 300g di
farina, 150g di
burro, 75g di
zucchero, un
uovo, buccia di
limone grattugiata.
Allestimento
Una teglia di porcellana è stata
imburrata e riempita con la crema di mele (un dito e mezzo circa di spessore).
Con la frolla è stato fatto un coperchio. Con i ritagli si è fatto un fiore (non si spreca niente) e con un
tuorlo d’uovo si è spennellato il coperchio.
Cottura
Forno a 180° per 30’.
4 commenti:
I don't know if you can read me in English, but the top of that pie is beautiful. As I often make pies for church can you tell me in English how you design the tops. Do you just lay the cutouts on top or how do they stick.
bentornata!
mi sei mancata.
Dear Dawn, thank you for your visit; for decoration I utilized sticks of pastry.
erika, grazie; bentrovata, a presto :)
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