giovedì 28 febbraio 2008

TOBIA E RAFFAELE.



Sempre mi sono piaciuti gli angeli con il cappello, da quando li vidi molti anni fa in Perù. Mirabili quei cappelli di paglia da soleggiata e pacifica gita in campagna portati con la lucente armatura. Le larghe falde portate con le ali mi seducono e mi fanno sorridere anche per un altro motivo: che succederà di quei cappelli appena gli angeli si alzeranno in volo?

Questo angelo Raffaele ne ha uno, che si intravede con chiarezza nonostante lui sia piccolo e perso nel paesaggio azzurrino. Si vede il cappello, l’eleganza già settecentesca rosa e celeste dell’angelo, il gesto con cui indica lo spropositato pesce che Tobia sta tirando su con affanno e lena mentre quello si agita e arriccia la coda, per niente propenso a iniziare la lunga passeggiata con i due compari.

Qui Tobia e Raffaele sono soverchiati da nubi, cieli e ruderi, e affondano in quel riflesso di acque cerulee che darà a tanti paesaggi settecenteschi quell’aria post diluvio, di mondo in confidenza con l’acqua che tanto piace a Leccardo quando dipinge i suoi trompe l’oeil.

Ripercorriamo i vari Tobia e Raffaele finora presenti in AAA, ricordando che di questa coppia ne stiamo facendo quasi i nostri santi protettori, con la ricerca di materia prima che sono stati in grado di fare.

Ci sono il gigantesco Raffaele e il fanciullesco Tobia di Verona, soverchiati dalla presenza di un Dio medioevale;

Poi gli ottusi Tobia e Raffaele di pietra, a Venezia.

Ai distratti ricordiamo che i due andavano in cerca di un certo pesce dalle proprietà miracolose, il cui fiele avrebbe ridato la vista al padre del ragazzo e i cui cuore e fegato avrebbero sbaragliato un demone che aveva ucciso i sette mariti di Sara, una bella giovine, nel corso della prima notte di nozze, lasciandola scornata vergine.

Sono stati ritratti, nel corso dei secoli, innumerevoli volte, ora con il pesce in mano mentre tornano a casa, ora, come in questo caso, mentre pescano, o meglio mentre Tobia pesca, perché a quanto pare l’atto delle pesca deve farlo lui.

Il libro di Tobia.


Tobia e l’Angelo, di Pietro Locatelli (Roma c. 1634-1710) (Attribuito)

Da qui.

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Altri post con Tobia e Raffaele, qui.

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