giovedì 28 febbraio 2008

Il medico del capitano Hatteras cucina l'immangiabile berta artica. Giulio Verne ed Édouard Riou





Da Mentuccia Fibrena.

Molto prima del web, furono le biblioteche a mettere in connessione con parole e immagini che attraversavano lo spazio e il tempo persone altrimenti sole solette in remoti punti del mondo. Io sono nata in un paese di campagna piccolo piccolo, sperduto in landa selvatica popolata di olivi e pecore secche. Ma nella casa c’erano molti libri di diverse razze e generazioni, che non la finivano di sorprendere nella varietà di mondi rivelati. Tra gli altri, una bella fila di Verne ottocenteschi, verdi, con le scritte d’oro e le incisioni bianche e nere.

La folaga di Artemisia e i suoi problemi di commestibilità (buon per lei, la folaga) mi hanno ricordato il medico del capitano Hatteras.

Hatteras è un esploratore forsennato, uno di quegli uomini che quando esistevano ancora luoghi non esplorati della terra vi puntavano contro disperatamente, decisi a metterci i piedi sopra a costo della vita sua e dei compagni che fossero riusciti a trascinarsi dietro. L'Hatteras di Verne vuole andare al Polo Nord; attrezza un brick con ampio impiego di mezzi, e recluta personale “alla cieca”, attraendolo con l’alta paga e senza dichiarargli la meta, pena il ritrovarsi da solo (anzi, all'inizio nasconde anche se stesso, farà la sua apparizione a viaggio iniziato, dopo molti misteri).

Qui siamo all’inizio dell’impresa, quando non si sono ancora palesate le difficoltà del viaggio e il brick veleggia veloce e tranquillo in acque ancora note e non terribili. Sull’equipaggio che viaggia senza sapere dove sta andando aleggiano fantasie di mistero e minaccia, ma ci sono ancora pause amene, come questa caccia alla berta. Dopo si presenteranno ben altri problemi di cucina, legati alla sopravvivenza nei mari estremi, come li chiama Andersen nella sua crudele novella contemporanea o quasi al racconto di Verne.

Ma nell’episodio della berta non siamo ancora alla lotta tra uomini e orsi, entrambi tesi a scampare alla morte per fame. Per i curiosi: Hatteras tra disgrazie e avventure arriva al polo nord e ne torna privo di senno. Passerà il resto della vita in una casa di cura a camminare verso nord. Un uomo senza alternative.

Come sempre nei viaggi di scoperta, tra l’equipaggio oltre ai marinai c’è l’ “uomo di scienza”, il dottor Clawbonny, deputato ad annotare minuziosamente, a documentare con disegni e se possibile riportare in patria sotto forma di “esemplare” tutto ciò che si sarebbe presentato di nuovo, animali, piante, minerali, fenomeni naturali che fosse.

Qui l’uomo di scienza è rappresentato opportunamente da un “dottore”, ovvero un medico che alla bisogna sarebbe tornato utile anche all’equipaggio. Naturalmente il dottore ottocentesco non è uno specialista, ma un sapiente ad ampio ed eclettico raggio. Sa fare anche il cuoco, purché di alimenti strani e di dotta trattazione. Per esempio cuoco di uccelli marini altrimenti immangiabili. Se andate a vedervi le ricette che girano su web circa la folaga, uccello acquatico non commestibile e con disgustosi aromi di pesce se non sottoposto a cucine particolari, vedrete che propongono procedure singolarmente vicine a quella del dottore.



Avventure del capitano Hatteras, Giulio Verne (avevo preso anno ed editore, ma ho perso il foglietto; ve lo dirò un’altra volta).

“Nei giorni successivi il Forward si spinse rapidamente nel nord-ovest. Il vento passò al sud, e il mare fu battuto da grosse ondate. Il brick navigava allora con tutte le vele spiegate. Alcune procellarie e alcune berte vennero a volteggiare sul casseretto, e il dottore uccise molto destramente una di quest’ultime, che cadde per fortuna a bordo.
Simpson, il fiociniere, se ne impadronì e la portò al proprietario.
- E’ una ben meschina selvaggina, signor Clawbonny.
- Che farà un cibo eccellente, invece, amico mio.
- Come? Voi mangierete questo?
- E voi ne assaggierete, rispose ridendo il dottore.
- Oibò, replicò Simpson; è oleoso e rancido come tutti gli uccelli marini.
- Ebbene! replicò il dottore; io ho una maniera particolare di cucinare questa selvaggina; e se la riconoscerete per un uccello marino, prometto di non ammazzarne più in vita mia.
- Voi siete dunque cuoco, signor Clawbonny? domandò Jhonson.
- Uno scienziato deve sapere un po’ di tutto.
- Allora guardati, Simpson, rispose il mastro d’equipaggio; il dottore è uomo abile e ci farà prendere questa berta per una pernice squisitissima.
Il fatto è che il dottore cucinò benissimo il volatile. Gli tolse il grasso, che è tutto sotto la pelle e principalmente sulle ànche, e con quello sparve quel rancidume e quell’odore di pesce che si ha perfettamente ragione di non volere in un uccello. Così accomodata, la berta fu dichiarata eccellente dallo stesso Simpson.”




Le incisioni sono un mondo brumoso, bianco e nero, vago, sollecitante l'immaginazione, e al contempo pefettamente compiuto; non sono approssimativa immagine di un altro, colorato, precisio,"reale", ma un mondo altro dal nostro e altrettanto reale e intenso. Per me il racconto e il libro, con la sua copertina verde e oro, la sua data di edizione, il vecchio italiano nel quale è tradotto, le incisioni che lo illustrano, di Riou, sono un tutt’uno indivisibile. Il linguaggio e le immagini “contemporanei” a Hatteras nella mia fantasia sono un vero reperto, l’autentica la testimonianza di un’impresa che in edizione attuale perderebbero sapore.



Progetto Gutenberg ha pubblicato il libro in una edizione del 1876. L'illustratore è lo stesso di quello dei miei libri. La storia della berta la trovate nel Capitolo V.

Édouard Riou (2 December 1833 – 27 January 1900) was a French painter and illustrator who illustrated six novels by Jules Verne, as well as several other well-known works


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