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Assaggiamo qualche altro piatto, e invitiamo Pomaurea a cena. Pomaurea prende la tartare e le mezzelune ripiene di amatriciana che tanto ci erano piaciuti la volta precedente. Nunchesto la tartare a cui non rinuncia e poi, come me, le cappesante in crosta di pistacchi con pancetta fresca, asparagi baby e una squisita salsa al lemon grass.
Io inizio con i foie gras burger con “patatine”, ovvero chips non ricordo fatte come (nell’insieme è un piatto antico romano, dove ogni componente non è quel che sembra), panini alla liquirizia farciti con del buon foie, una “ketchup” di mango e della “maionese” al passito entrambe ottime.
I pani sono ancora una volta festeggiati e abbondantemente elargiti per la nostra gioia. I tipi che ricordo: al nero di seppia, alla ‘nduja, ai pomodori secchi, alla farina di mais, al sesamo.
Dolci: semifreddo al tè verde con amaretto e salsa alle nocciole, soufflé ghiacciato alla liquirizia e pere con gelato di vaniglia. Buoni l’uno e l’altro.
Insomma, torneremo ad assaggiare il resto, sperando che quando avremo esaurito il menù, la cuoca rinnovi.
Ah, dimenticavo: come amuse bouche un crostino con aringa e arancia.
Una sintesi? Temo che finirò con il chiedere alla chef di portarmi i suoi pani e parecchie delle sue salsette in varie ciotole, per passare una serata a fare scarpetta.
Vino? Be’, chiedono a me cosa preferisco, e chiedo un rosso. E’ arrivato in tavola un Marina Cvetić Montepulciano d’Abruzzo (forse omaggio a Pomaurea che frequenta la regione e nelle pause di lavoro si è dedicata all’esplorazione di cantine) di Masciarelli, uno dei produttori amati da Nunchesto.
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