lunedì 5 novembre 2007
ROMA. TRASTEVERE. RISTORANTE “GLASS HOSTARIA”.
Appena aprì, visto che abitiamo a un passo, che ci piace andare al ristorante a piedi, che per una volta tanto si vedeva un arredo seducente, ci infilammo subito.
Haimé, dopo un primo piatto dimenticato, comparve un secondo indimenticabile, che tutto travolse e azzerò, seduzioni e vicinanze. Delle seppie con piselli, che magari fossero state banali come promettevano. Invece natavano in orripilante brodaglia di incerto sapore e consistenza. Croce sopra.
Se non che, leggo sul blog di Senzapanna che oggi la cucina di Glass è buona, anzi ottima. Insomma tutto un altro mondo. Speranzosa, vinco titubanze e timori e rimettiamo piede in Glass. Confesso: indagatoria, chiedo al cameriere se dall'esordio del ristorante è cambiato il cuoco; sì, dice lui con un sorriso talmente tirato che gli zigomi sembrano schizzargli via dalla faccia (forse sta pensando ma questa che vuole) c'è una nuova cuoca da un anno e mezzo. Le speranze si rinfocolano.
Be’, cara Senzapanna, non mi pento di essermi fidata: ristorante buono, anzi ottimo. Notevole nell’ostica Roma. Brava la cuoca, che abbiamo visto comparire a fare un giro di tavoli con i suoi capricciosi ciuffetti piantati qua e là nel gastronomico cranio, forse metafora delle idee culinarie che le vengono così, di getto. Garbata l’atmosfera, del tutto raccomandabile il rapporto tra qualità e prezzo.
Abbiamo scelto un menu degustazione a 45€:
Amuse bouche di biscotti alla paprika, di mousse di broccolo con bottarga. Siamo già lì a sorridere. E sappiate che convincere il Nunche a tornare in questo ristorante non è stato facile. Non fatemi la storia che un giudizio su una sola visita non si può dare: non siamo né San Sebastiano, non ancora pago alla centesima frecciata, né critici gastronomici che il dovere chiama ad approfondite analisi, ma solo due poveretti desiderosi di attraente ricovero e conforto gourmand.
Flan di ossobuco, supplì di risotto alla milanese (con questo supplì assaggio la prima cosa che comincia a farmi rivolgere pensieri affettuosi alla cuoca) e midollo.
Ottimo il supplì, ottimi i pani, fantasiosi, vari, ben fatti, tanti, non lesinati; la cuoca ha un cuore fornaio.
Tartare di manzo con salsa wasabi, microverdure e tobiko (il piatto che ho preferito, davvero attraente).
Mezzemaniche di amatriciana e guanciale croccante: di nuovo condividiamo apprezzamenti tra me e Nunchesto.
Guancia di maiale croccante con mousse di ricotta di bufala, rape rosse e crema di zucca (un po’ asciutta la guancia, e forse cominciamo a non avere più l’adeguata fame).
Interloquendo tra guancia e dessert: una pallina di gelato al rabarbaro, un mirtillo – non ridete: ottimo – un lampone.
Per Nunchesto sorbetto di stilton con gelatina di mele al traminer (ho pescato nel piatto, una gelatina squisita, applausi), limone candito.
Strudel di castagne, salsa di cachi (un po’ tostarella la pelle dello strudel).
Vino? Barbera d'Alba Trevigne Domenico Clerico 2004.
Insomma, poche storie: va benissimo, questo ristorante, ci torneremo spesso e ci fa un gran piacere che sia a due passi. Inoltre, frequentato, da un pubblico abbastanza vario; giovani, ma anche qualche signore del generone romano, di quelli che in genere vedi nei ristoranti di Prati o dei Parioli. Buon segno, il ristorante vivrà e, soprattutto, non è detto che banalizzerà l'offerta, cosa che spesso accade a Roma; Roma è ostica, lo ripeto. Un buon ristorante non ha scontate possibilità di successo; gli avventori romani possono bocciarlo e premiarne di mediocri o cattivi con notevole facilità. Meditando su tale questione, non ne sono ancora venuta a capo in modo soddisfacente, e per ora la pianto lì.
Per fare quella che fa le pulci, dico: peccato che il menu sul sito non sia aggiornato, forse cambia troppo di corsa; evviva il design in una Roma afflitta da tovaglie in fiandra di plastica colorata, ma la tomba delle bottiglie non è bellissima; haimé questa hostaria con l’H. Prometto però che se mangerò bene anche la seconda volta, non fiaterò più su nessuna di queste cose.
PS sulla tomba, per chi non c'è stato: nel pavimento si aprono vetrine illuminate con il fondo coperto di sassi bianchi tra i quali sono conficcate bottiglie; molto "romano", non c'è che dire: la città è costellata di queste buche in cui si intravedono le fondamenta e resti di questo e di quello.
Glass Hostaria
vicolo del Cinque, 58
tel. 0658335903
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5 commenti:
Mi era sfuggito questo post, sono contenta che tu abbia gradito :-)))
ci sono tornata anche ieri sera.. :) sempre piacevole, e poi i due, la cuoca e il proprietario e/o maitre (?) con il loro piccolo Luca nuovo di zecca sono proprio simpatici.
Bella e golosissima recensione!
Adoro guardare quelle foto!
E' così utile che l'ho inserita su questa pagina di Trivago.
Conosci questo sito?
Le tue opinioni sarebbero molto apprezzate qui!
Spero che verrai a trovarci!
Ciao!
ciao elisa, conosco trivago e già ci sono un altro paio di mie recensioni :)
Questo ristorante sembra molto bello internamente e anche i piatti sono belli esteticamente e a quanto pare molto buoni!
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